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In questo mondo di (non) maschere

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Culturasocietà

Tempo di Carnevale? Ma le maschere hanno perso la loro funzione sociale.

In passato gli attori in maschera della Commedia dell’arte e del Carnevale offrivano uno spazio nel quale mettere in scena i turbamenti della società al di fuori della sua gerarchia. Oggi invece pubblicità scintillanti ci promettono nuovi io con ogni tipo di acquisto; non esiste più un ordine sociale costituito e anche se mettiamo continuamente in discussione i nostri ruoli, questi ci appaiono sempre più come delle maschere, incostanti e mutevoli. L’idea del travestimentto ha fatto irruzione nella vita di tutti i giorni. Ma le maschere, quelle vere, sembrano scomparse.

Tracce di vita

Cosa accade quando si indossa una maschera? La sua prima e più importante funzione è il senso di libertà: la gente non sa più chi sei. In Sierra Leone si indossa una maschera da caccia per muoversi in macchia senza essere visti e poter inseguire gli animali; nella società segreta Poro, le maschere sono ritenute pericolose, sono sempre sorridenti e mute e non rivelano mai cosa si nasconde.

Non c’è niente di primitivo o di lontano dall’esperienza europea. Indossando la maschera di Bush i dimostranti si prendono gioco di lui e mettono in luce elementi della sua persona che egli non vorrebbe apparissero in pubblico: mostrandolo per esempio con una mitragliatrice in mano. Assumendo il suo aspetto, i manifestanti ottengono un certo potere su di lui, proprio come il popolo dei Senufo in Costa d’Avorio i quali, assumendo forma animale per mezzo di maschere, credono di poter esercitare un certo potere sul regno animale e, allo stesso tempo, di riuscire a ottenere in cambio un po’ della sua forza.

Un'altra funzione che tutte le maschere hanno in comune è la tensione tra ciò che si vede all’apparenza e la forza nascosta in esse. Per un solo giorno ai poveri è stato permesso di comportarsi come i ricchi e ai ricchi di apparire come poveri. Indossare una maschera e ricreare l’ordine sociale: è solo questo che significa essere ricchi? È solo indossare una maschera? Nessuno ha mai creduto che i poveri in maschera fossero ricchi, ma attraverso di essa questi si sono resi conto di quanto il nostro quotidiano sia fatto anche di precarie apparenze.

Una maschera per la vita

La società di oggi ritiene che non esistano più le gerarchie. E noi ne siamo orgogliosi. Perché mai i poveri dovrebbero mascherarsi da ricchi, se possono semplicemente lavorare sodo e diventarlo direttamente? Con la scomparsa delle gerarchie e delle monarchie, e con la consapevolezza che l’uomo occupa un posto centrale nell’universo, ci sentiamo in grado di scegliere le nostre strade, reinventando noi stessi in ruoli diversi, proprio come se si potessero provare una serie di maschere.

Le maschere siamo diventati noi. L’idea di scegliere e creare noi stessi è ormai il pilastro portante della nostra cultura ed economia. Ma rendendo la maschera essenziale a noi stessi abbiamo perso cosa sia essenziale alla maschera.

Non c’è niente che irrita gli altri bambini più di un guastafeste che si introduce nel bel mezzo del gioco e comincia a infrangere le regole, privando il gioco della sua illusione. I giochi sono, in un certo senso, meno soddisfacenti della vita. E così come per i giochi, la stessa cosa vale anche per le maschere. Alla fine del carnevale, l’ordine sociale viene ristabilito. Il povero è tornato a essere povero e il ricco a opprimere il povero. Per un breve periodo di tempo possiamo immaginare il mondo in modo diverso, ma se non si trattasse di un periodo circoscritto, non potremmo per niente immaginarlo.

Non è più tempo di maschere. Reinventiamo continuamente noi stessi, pensando sempre che esista una tensione tra ciò che appare agli occhi e la forza nascosta al di sotto. Se la maschera può avere effetto sul mondo sociale creando distanza da esso, allora il fatto che siamo sempre mascherati vuol dire che questa distanza non c’è più.

Se non c’è più tempo per quel tipo di maschere, perché mai dovremmo preoccuparci di guardarle? I politici, oggi, fanno un continuo elogio della “scelta”: la scelta dei servizi sanitari, dei beni di consumo, del modo di condurre la nostra vita. Tutto, almeno così sembra, è pronto per essere scelto, ovvero, tutto eccetto se stessi. Ci viene detto che dobbiamo scegliere, che dobbiamo costruirci noi stessi. Ma in questa spasmodica ricerca quello che non possiamo più fare è apprezzare la vita senza una maschera. Guardate le maschere: ecco cosa siamo diventati.

Foto: homepage (rent-a-moose/Flickr)

Bush mask: (jotor/Flickr)

Translated from Masks and carnival, immortal combination