Il populismo in Lituania è multiculturale?
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Francesco PaganoDescritto spesso come un partito di populisti di destra propenso a coalizzarsi con alcuni dei partiti politici meno desiderabili dell’UE, il partito lituano "Ordine e Giustizia" sta dimostrando al mondo che un populismo multiculturale non deve essere un ossimoro.
Nel luglio 2014, Roland Paksas ha preso un’importante decisione: mantenere la rotta e rimanere legati a un alleato di vecchia data. Con le coalizioni conservatrici a Bruxelles che si dividevano in un eccesso di fazioni differenti, il leader del partito Ordine e Giustizia ha scritto al suo amico in Gran Bretagna, Nigel Farage, leader del partito United Kingdom Independence (UKIP), assicurandogli di non avere intenzione di abbandonare il gruppo Europe of Freedom and Democracy (EFD) al quale entrambi appartenevano.
L'EFD, il gruppo di euroscettici nel Parlamento Europeo, stava affrontando tempi difficili. Mentre il Front National (FN) francese guidato da Marine Le Pen tentava di formare il proprio gruppo insieme al PVV olandese di Gert Wilders e la Lega Nord di Salvini, molti membri dell'EFD sembravano essere propensi a tirarsi fuori. Paksas, dal parte sua, rimaneva fermo nel suo impegno con l’euroscetticismo e col populismo di destra per il quale il gruppo europeo si distingue.
Affermazioni sorprendenti e soci affidabili
Del resto, la solida alleanza fra UKIP e Ordine e Giustizia ha poco di sorprendente. Entrambi sono noti per uno stile particolare di populismo, strettamento connesso ai valori social-conservatori, che lascia un sapore amaro in bocca a molti osservatori vicini alla sinistra. Entrambi promettono lealtà al nobile, magari indefinito, Sacro Graal degli interessi nazionali ed entrambi sostengono i valori della famiglia tradizionale come marchio della loro politica.
Quello che in tanti trovano ripugnante, tuttavia, è la xenophobia dilagante e l’odio per tutti gli elementi stranieri che l'UKIP e molti dei suoi precedenti compagni nell'EFD sembrano incorporare. A questo proposito, Ordine e Giustizia si tiene fuori dal branco.
In un fresco pomeriggio di settembre, siedo di fronte a Paulius Paulionis Pirmininkas in un caffè di Vilnius situato in una delle tante strade strette in pietra che si snodano per la capitale lituana. Pirmininkas è il leader 31enne della lega giovanile di Ordine e Giustizia e un impiegato del Ministero di Giustizia. Indossa un abito molto curato e mantiene un’espressione seria. Sembra in ogni aspetto il politico conservatore che ci si immagina. Ma le sue parole mi sorprendono. «La Lituania è stata una nazione multiculturale fin dall’inizio», spiega. «Il Gran Ducato di Lituania, che fiorì dal XII al XVIII secolo, era un territorio multietnico che celebrava le proprie differenze religiose e culturali. Noi lituani non abbiamo mai discriminato le minoranze etniche ».
Una terra a cui manca l'immigrazione
Se alcuni sono scettici circa la veridicità della proclamata tolleranza di Ordine e Giustizia, i fatti sembrano supportare tali affermazioni. Le caratteristiche tipiche dei partiti populisti di destra, ovvero la discriminazione delle minoranze etniche e le accuse sull’immigrazione, sono impossibili da ritrovare nei documenti ufficiali del partito.
I critici concludono che ciò sia dovuto al fatto che la Lituania non sia un paese d'immigrazione come altri paesi europei. Nel paese arrivano solamente tra i 2000 e i 2500 stranieri ogni anno e la maggior parte di questi proviene da stati confinanti come Russia, Bielorussia, Polonia e Ucraina. I Dati dell’Istituto per gli Studi Etnici dimostrano che i lituani si sentono molto più a loro agio a vivere e interagire con russi e polacchi piuttosto che con altre minoranze, quali rom o migranti da paesi più pover che non fanno parte dell’UE.
Ma a dispetto delle speculazioni sulla possibile reazione di Ordine e Giustizia alla comparsa improvvisa di stranieri provenienti da paesi molto distanti dai suoi vicini, al momento non c’è niente che suggerisce che il marchio del partito dipenda dall’esclusione dell'altro, reale o immaginario. Infatti i diritti delle minoranze etniche, specialmente russi e polacchi, sono chiaramente una parte fondamentale della piattaforma del partito.
Nina Sesternikova, una russa trasferitasi in Lituania negli anni ’70, parla appassionatamente delle tante attività interculturali che il partito organizza. Alla guida del suo Comitato per l’Integrazione delle Minoranze Etniche, mi mostra con entusiasmo una catasta di brochure su eventi culturali sponsorizzati dal partito. Se si dovesse credere a Sesternikova e ai suoi opuscoli, le celebrazioni multiculturali infarcite di canti folkloristici, con bambini che cantano fluentemente in una molteplicità di lingue, sono praticamente una ricorrenza settimanale per i membre di Ordine e Giustizia.
Ciò che manca a Ordine e Giustizia in termini di xenophobia, tuttavia, viene recuperato con la sua retorica che lo rende simile ad altre formazioni populiste di destra. Il forte rigetto della classe dirigente che contrappone l'“elite” del paese contro il “popolo” unito ed omogeneo, l'amore per il leader che ricorda il culto della personalità del comunismo al suo massimo splendore e l’enfasi sull’identità nazionale sono alla base del discorso e dell’azione politica di Ordine e Giustizia.
I cittadini multilingue della Lituania
Malgrado ciò, Sesternikova sottolinea come i concetti di identità nazionale in Lituania si concentrino sui sentimenti dei cittadini e non escludano le minoranze etniche. Del resto, il marchio populista di Paksas sembra prosperare nella devozione di alcuni russi come Sesternikova e le sue squadre di giovani cantanti. A Vilnius, per esempio, dove una porzione fra il 30% e il 45% della popolazione non è di origine lituana, Ordine e Giustizia riesce persino a sottrarre alcuni voti alla coalizione di Russi e Polacchi, uno dei precedenti alleati nel Parlamento. Secondo Vytautas Vasilenko, presidente della sezione Ordine e Giustizia di Kaunas, nella maggior parte degli incontri di partito è possibile sentir parlare russo e polacco quanto il lituano. Seduto sotto un’enorme fotografia incorniciata di Rolandas Paksas, Vasilenko parla serenamente della sua moglie ucraina e della storia di multiculturalismo del suo paese.
Nel frattempo, a Bruxelles il fallimento di Marine Le Pen nel formare la coalizione dei suoi sogni ha permesso a Europe of Freedom and Direct Democracy, successore di EFD, di assicurare la sua posizione come uno dei gruppi di destra più importanti in circolazione. Mentre molti spettatori tremano ancora alla prospettiva che partiti come UKIP ottengano seggi al Parlamento Europeo, il rango e l’esperienza di Ordine e Giustizia sono la prova vivente che il populismo può a tutti gli effetti andare a braccetto con alcune forme di multicultuarlismo. O almeno, in Lituania può succedere.
Quest'articolo fa parte di un'edizione speciale dedicata a Kaunas, nel quadro del progetto eu in motion lanciato da Cafébabel con il sostegno del Parlamento Europeo e la Fondazione Hippocrene. Troverete presto tutti gli articoli
del dossier sul nostro sito.
Translated from Multicultural Populism in Lithuania