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Il polo artistico di Aarhus in fase di costruzione

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Giorgia Marsili

La storia è la stessa di molti altri vivaci centri artistici in tutta Europa. Occupanti abusivi si insediano negli edifici delle aree industriali dismesse. Poi arrivano anche gli artisti. La zona diventa alla moda, le case vengono restaurate e i prezzi in tutto il quartiere aumentano gradualmente. Questo classico processo di gentrificazione non è estraneo nemmeno ad Aarhus, in Danimarca.

Negli anni ‘60 era toccato al Quartiere Latino. Oggi è il turno dell’area intorno al Godsbanen, un polo culturale aperto nel 2012 che ora ospita una grande varietà di strutture per la produzione artistica, spazi lavorativi e centri culturali, quali quelli per la letteratura, le arti visive e le arti dello spettacolo. “Un luogo in cui le persone possono lavorare, trovare ispirazione, creare una rete sociale, condividere tecniche e, più in generale, sviluppare le loro competenze culturali”, ha affermato Ole G., direttore del Den Selvejende Institution Godsbanen (DSIG). In questo modo il Godsbanen vuole attirare una grande varietà di persone di tutte le età, gente comune e nuove imprese, che si tratti di professionisti o dilettanti. I vecchi edifici nella zona della ferrovia offrivano gli spazi perfetti per una comunità di questo tipo.

Prima della nascita del Godsbanen, alcuni dei palazzi erano stati occupati abusivamente dall’Institut for X, una piattaforma culturale e imprenditoriale per giovani designer, musicisti, artisti, imprenditori e artigiani. Uno spazio aperto dedicato allo scambio sociale e culturale, spesso paragonato a una versione in piccolo di Christiania, il quartiere autogovernato di Copenaghen.

Tutto ciò era avvenuto con il consenso delle autorità comunali, le quali volevano così assicurarsi che i vecchi edifici fossero mantenuti in buone condizioni, evitando che i precedenti occupanti potessero danneggiarli ulteriormente.

Per trasformare le vecchie strutture nel centro culturale Godsbanen così come lo vediamo oggi, la Fondazione Realdania ha investito molto nel suo sviluppo. Una situazione vantaggiosa sia per il centro sia per la fondazione, la quale ha infatti iniziato a costruire appartamenti  in quella zona. Finanziando grandi progetti culturali, la Fondazione Realdania si assicura che le aree in cui sta investendo possano diventare sempre più popolari e che di conseguenza il loro valore aumenti. Il prototipo della gentrificazione.

Tuttavia, nel caso dell’Institut for X è probabile che questo processo conduca alla sua chiusura nel 2017, dal momento che i nuovi edifici finiranno con l’occupare l’intera area. Un giovane ballerino, seduto con degli amici nei giardini urbani dell’Institut for X, dice: “Così non avremo più un posto in cui andare. E probabilmente solo perché questo diventerà un grosso parcheggio”. All’interno del Godsbanen si è acceso un dibattito su come riuscire a conservare alcune parti dell’Institut for X, dal momento che esso ha un così grande valore per molte persone.

“Hanno utilizzato questa zona industriale che nessun altro avrebbe sfruttato e l'hanno trasformata in un luogo pieno di vita. Penso che questo spazio sia molto importante per la nostra città, dove ogni metro quadro è di cemento, acciaio e vetro. Abbiamo bisogno di questi piccoli luoghi così diversi”, afferma Trine Rytter Anderson, direttrice del progetto Art Writing. 

I preparativi per diventare la Capitale Europea della Cultura nel 2017 sono già ben visibili in tutta la città. Questo significa anche grandi cambiamenti per il Godsbanen, dove l’organizzazione 2017 Culture Capital è fortemente impegnata nel finanziare e dirigere nuovi progetti. Uno di essi riguarda il Centro per la Letteratura, per il quale il progetto principale al momento è rappresentato dalla creazione di una scuola con corsi tenuti da scrittori affermati di tutto il mondo e che offrirà seminari, workshop, mostre e festival. Altri progetti riguardano il Centro per le Arti Visive e il Centro per le Arti dello Spettacolo. Nei prossimi due anni, il Godsbanen si arricchirà di iniziative legate all’obiettivo del 2017, il che potrebbe aiutare a spargere la voce sul polo artistico e sul suo potenziale.

I cambiamenti che il 2017 porterà per il Godsbanen non avranno però solamente dei risvolti positivi, come afferma Anderson, la quale ritiene che l’organizzazione del progetto Capitale della Cultura 2017 stia operando dall’alto verso il basso. Questo si pone in contrasto con il concetto su cui si fonda il Godsbanen di struttura gerarchica piatta, tipico, come evidenzia Anderson, delle organizzazioni culturali scandinave. Guidata da profili internazionali nelle posizioni amministrative, l’organizzazione 2017 Culture Capital potrebbe applicare standard manageriali che sono più tipici dell’Europa Centrale. “Ritengo – aggiunge Anderson – che questo non sia affatto sano. Sollevare una discussione critica è molto importante per un buon ambiente di lavoro. È qualcosa che ha sempre caratterizzato il modo di fare del Godsbanen”.

Un altro scopo importante per il centro è combattere per mantenere vivo questo ambiente. Una delle sfide future, secondo quanto afferma Anderson, sarà infatti quella di adattarsi alla convinzione dei politici che l’arte debba essere economicamente sostenibile, cosa che  comporterebbe un cambio di prospettiva, dall’arte libera all'arte su commissione. Inoltre aggiunge che al momento le realtà che si occupano di architettura e organizzazione di eventi stanno vincendo la gara.“Questo potrebbe voler dire che il Centro per le Arti Visive sarà chiuso perché si potrebbero avere delle persone che in questo luogo creano un giro di affari invece di avere gente come noi che sta seduta qui e spende molti soldi per tutti questi artisti che fanno cose incomprensibili”, dice ridendo. Da un punto di vista economico, non si mette bene per molte delle persone che lavorano al Godsbanen.

“Dopo alcuni anni, i luoghi come questo hanno bisogno di reinventarsi e di capire se la struttura organizzativa è giusta e se le persone che ci lavorano sono adatte per quella determinata organizzazione. Ma al momento c’è una buona intesa tra i vari rappresentanti che ne fanno parte”, sostiene Anderson.

Camminando per il Godsbanen, tutti danno la stessa risposta: è un posto stupendo in cui lavorare. I professionisti e i dilettanti che lavorano fianco a fianco con diversi tipi di materiali e tecniche formano una comunità davvero vivace. Lo scopo delle case di abbracciare la diversità sembra stia funzionando molto bene.

“L’atmosfera è fantastica e unica. Gli artisti, le start-up... si può trarre ispirazione da chiunque e vedere in quale altro modo una cosa può essere realizzata,” dichiara Jens Jensen,  mentre lavora con un incisore laser.

La zona intorno a Godsbanen oggi è una parte di Aarhus piena di vita. Quest’area industriale si è trasformata da luogo abbandonato ad animato centro per l’arte. La città l’apprezza molto e l’ha rinominata Aarhus K - in cui la k sta per kultur, cultura. Conservare il suo carattere attuale sarà una sfida negli anni a venire.

Questo articolo è stato pubblicato originariamente su jutlandstation.dk

Translated from Aarhus' Art Hub under Construction