Il direttore del Cern: al via il «mini Big Bang»
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Jacopo CioniIl 10 settembre sotto le montagne tra Svizzera e Francia, entrerà in azione il più grande acceleratore di particelle del mondo. Lo scopo? Spiegare l’origine della materia. Finanziato da Venti paesi membri dell’Ue, il progetto provoca paura in chi teme la fine del mondo. Un’intervista esclusiva Robert Aymar.
Otto miliardi di dollari e diciassette anni. Questo è quanto è stato speso e il tempo necessario all’ Organizzazione Europea per la Ricerca Nucleare (Cern) per portare a termine l’esperimento Large Hadron Collider (Lhc). Il 10 settembre gli scienziati cercheranno di rivelare i segreti di un universo vecchio di 14 miliardi d’anni. Come? Attraverso un gigantesco acceleratore che farà scontrare le particelle in quattro diverse sezioni, chiamate rivelatori. Costruiti a cento metri di profondità all’interno di un tunnel lungo 27 chilometri e a una temperatura di meno 271°, i rivelatori avranno il compito di studiare le collisioni, che avverranno ad una velocità vicina a quella della luce. I fisici del Cern lo chiama «mini big bang».
Turismo scientifico
Questo è vero turismo scientifico. Il 6 aprile, partecipo, insieme ad altri 50.000 visitatori all’open day del Cern. Indossiamo caschi e maschere per l’ossigeno. Nessuno controlla il mio passaporto turco durante il passaggio alla seconda sezione del centro sperimentale che si estende per 27 chilometri al confine tra Francia e Svizzera. Il Cern è già conosciuto ai più grazie al romanzo Angeli e Demoni (Mondadori, 2004) dell’americano Dan Brown. Uno dei personaggi del libro è Leonardo Vetra, uno scienziato-sacerdote che riesce a creare l’antimateria, ma che a causa della sua instabilità, potrebbe causare la fine del mondo. Nella vita reale il Cern è riuscito veramente a creare le antiparticelle, ma per fortuna non sono così pericolose. Nonostante questo, il 1° settembre è stato lanciato un appello alla Corte Europea dei Diritti umani per richiedere l’interruzione dell’esperimento: alcuni scienziati ritengono che si verranno a creare dei buchi neri che nel giro di quattro anni porteranno la Terra al “giorno del giudizio”. Reazione del direttore generale Robert Aymar.
Il 21 marzo due scienziati hanno chiesto alla corte delle Hawaii di interrompere l’esperimento temendo il “giorno del giudizio”. Qual è stata la sua reazione?
Sorpreso. Era rischioso coinvolgere un ente internazionale come il Cern. È come fare causa alla Turchia, ma a noi non importa.
Hanno fatto tale richiesta per cercare di diventare famosi?
Sì. Sembra che abbiano cercato di farsi pubblicità. Queste persone avevano già fatto appello per due precedenti esperimenti condotti da Fermilab. Ridicolo. Honolulu? La sua corte è come una parte completamente sconosciuta del pianeta.
I giornali inglesi in particolare descrivono l’esperimento come una ricerca sulla “questione di Dio”.
Si riferiscono alle “particelle di Higgs”, o come ha detto lo scienziato vincitore del premio Nobel nel 1988 Leon Lederman, le “particelle di Dio”. Il fisico americano stava cercando di trovare un titolo accattivante per il suo libro: The God Particle: If the Universe Is the Answer, What Is the Question? (La particella di Dio: se l’universo è la risposta, allora qual è la domanda?, Mondadori, 1996). Nel corso degli anni, deluso per la mancata scoperta delle particelle di Higgs, decise di chiamarlo The God-damned particle (La dannata particella). L’editore tuttavia pensò che “di Dio” fosse un titolo capace di attirare maggiormente l’attenzione.
State ancora cercando questa materia?
Sì, sarebbe bello. Peter Higgs ne sarebbe molto felice! Se non dovessimo riuscirci, scopriremo qualcos’altro che ci fornirà questa particella. Forse vinceremo il premio Nobel!
Qual è la più grande scoperta a cui il Lhc ci può portare?
Ho sempre detto che abbiamo fatto grandi progressi negli ultimi trenta anni nel campo delle particelle elementari. Dovremmo essere molto soddisfatti del prestigio guadagnato, e i premi Nobel che ci sono stati consegnati ne sono la prova. Quello che non siamo riusciti a capire è invece cosa si trova oltre questa energia. Un esperimento è la miglior maniera per scoprire ciò che manca. Ma se chiedi quali sono le più elementari particelle di cui siamo a conoscenza (hanno una rotazione, massa?), non capiamo né da dove proviene questa massa né quante particelle ci sono con masse diverse. Non sappiamo perché un litro di latte abbia una massa diversa da un litro d’acqua. Il modello più antico è quello creato nel 1963 e adesso cercheremo di dimostrare se questo modello è giusto oppure no. Scopriremo per esempio se è materia o antimateria. Dopo la creazione dell’universo, la densità era abbastanza grande da permettere alla sua radiazione e alle sue particelle di essere in equilibrio. Ciò significa che la radiazione non può scappare.
Cosa spinge gli scienziati del Cern (compresi 2500 impiegati e 8000 scienziati, rappresentanti di 580 università e 85 nazionalità) a lavorare giorno e notte per scoprire i segreti dell’universo?
Come sia stato creato l’universo, rimane ancora un mistero. Dovremmo prevalere sull’universo, questo è il nostro dovere. Nel frattempo qua al Cern i rapporti sono abbastanza aperti. Siamo contenti d’incontrare persone diverse, anche se a volte non capiamo le rispettive lingue.
Translated from CERN's Robert Aymar: Europe's big bang experiment