IL CABARET AI TEMPI DELLA BOSNIA ED ERZEGOVINA
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Francesco ChiaroIn questi giorni, l’Anti-Cultural Theatre (Teatro Anti-Culturale) "Alika Sirotanović" ha celebrato i suoi 10 anni sulla scena comica bosniaca erzegovinese. Nonostante la loro esperienza decennale, si considerano ancora dei dilettanti e il loro lavoro è stato enfatizzato da un approccio comico-satirico ai problemi di base della società con numerose performance e rappresentazioni.
In questi giorni, l’Anti-Cultural Theatre (Teatro Anti-Culturale) "Alika Sirotanović" ha celebrato i suoi 10 anni sulla scena comica bosniaca erzegovinese. Nonostante la loro esperienza decennale, si considerano ancora dei dilettanti e il loro lavoro è stato enfatizzato da un approccio comico-satirico ai problemi di base della società con numerose performance e rappresentazioni. I membri dell'ACT sono Dušan Jokić, Mirko Komljenović Mirkan, e Igor Kalaba e andranno presto in onda con la sitcom "Sirotanovići" sempre di loro creazione. Ho deciso di scrivere di loro perché rappresentano alla perfezione l’ambiente della Bosnia ed Erzegovina, con i suoi vantaggi e i suoi svantaggi.
In questi dieci anni non sono mai riuscito ad assistere ad una loro performance e per questo l’intervista che segue è la mia prima forma di contatto con i famosi ACT. Durante una piacevole conversazione serale nel caffè culturale Rose, i membri del gruppo spiegano il perché dell’Anti-Cultural Theatre, il perché di Alija Sirotanovića e tante altre cose.
“Perché siamo conosciuti come Anti-Cultural Theatre? Perché nella nostra quotidianità siamo circondati da una semi-cultura ormai accettata come cultura vera e propria, e oggigiorno ogni cosa viene definita con questo termine. Noi non vogliamo farne parte. Finché la semi-cultura sarà considerata cultura, noi saremo anti-culturali. Inoltre siamo anche Sirotanovići perché proveniamo da una classe operaia, e Alija Sirotanović (minatore e icona della classe operaia Iugoslava) è il simbolo del lavoro duro.
Non andremmo a scavare in una miniera, ma non per questo non lavoreremo. Il lavoro è necessario per prosperare. E proprio grazie ai nostri sforzi siamo riusciti a guadagnarci un pubblico fedele che ci segue e partecipa ai nostri spettacoli, e stiamo cercando di mandare loro un messaggio.
A essere precisi non vogliamo mandargli un messaggio, per quello ci sono gli uffici postali. Quello che vogliamo fare è evidenziare i problemi della società e spingerli a usare la propria testa, a pensare. Per questo motivo i nostri spettacoli sono stati descritti come arte socialmente impegnata. Siamo come dei professori per la società”.
Il flusso di pensieri è stato interrotto brevemente dal cameriere della birreria che ci ha portato la nostra dose serale di alcool; è stato prontamente perdonato. L’allegra serata quindi continua e la storia della missione dell’ACT è appena iniziata.
“Le nostre performance non sono semplici umorismi da gabinetto pensati per far ridere senza andare a toccare nessun argomento in profondità. Il nostro umorismo ha un retroscena storico e sociale che deve essere capito a pieno prima di far scaturire una risata. Ci piace pensare che abbiamo la stessa presenza di spirito di Monty Python, ma purtroppo non possiamo diffonderla visto che qui non ci sono 60 milioni di persone come in Gran Bretagna. Da noi ci sono 4 milioni di persone, e di queste solo una porzione quasi inesistente legge ed è in possesso di certe conoscenze in campo storico, sociologico, filosofico e in altri ambiti.
Ora più che mai, la nostra società ha bisogno di professori di etica ed estetica, ma si preoccupa soltanto di materie come la democrazia e i diritti umani. Gente, a casa vostra non vi hanno mai insegnato a comportarvi bene e a rispettare le altre persone? Dobbiamo veramente fare delle polemiche a riguardo? La risposta è sì. Eppure, non c’è nessuno che vi parli della bellezza, dell’arte o della morale. Oggi l’importante è aprire un blog o una cosa del genere per permettere ad alcuni ragazzini di vedere dei peni mentre il sapere viene messo in secondo piano. La nostra società ha un bisogno disperato di un approccio umanistico”.
Quando il centro della discussione si sposta sulla situazione del cabaret moderno in Bosnia ed Erzegovina, ACT non perde tempo e lo compara alla situazione politica e difensiva dell’Afghanistan: la scena moderna manca di “idee e palle”, due elementi essenziali. Durante gli anni la disumanizzazione ha spinto l’umorismo, insieme a tante altre forme d’arte, ai margini della società. In passato abbiamo avuto spettacoli come “Top Lista Nadrealista” (letteralmente “top list surrealista”, è la performance comica più famosa della Iugoslavia) e oggi abbiamo “Kursadžije” (letteralmente “corsisti”, una sitcom relativamente agghiacciante), entrambi rappresentati nella cittadina tedesca di Gelsenkirchen per un pubblico Iugo-Svevo, o comunque persone che hanno abbandonato l’ex-Iugoslavia per vivere in Europa.
“Oltre al cabaret moderno, la maggior parte delle persone ama intrattenersi con “cazzo, figa, merda e tette”, come ha detto un comico definendo uno spettacolo superficiale. La volgarità può anche essere divertente, ma non è questo il punto. L’umorismo deve essere arguto. Nessuno vuole sapere che colore aveva il tuo vomito o quanto era densa la tua diarrea. Anche se sono cose divertenti, non sono umoristiche - è diverso. L’umorismo scadente è come il sesso scadente: ridi ma senti come un vuoto dentro di te. È per questo motivo che cerchiamo sempre di “fare del buon sesso con il nostro pubblico”.
Come ho già detto prima, l’umorismo può essere una faccenda molto seria. Attraverso le nostre performance quello che cerchiamo di dire alle persone è: vi state comportando come degli agnellini. Se solo riuscissimo a fermarci un secondo e analizzare la situazione in cui ci troviamo in quel determinato momento, saremmo in grado di reagire. Non abbiamo più paura di dare fastidio a qualcuno. “Non dire niente, sarà peggio!” Non possiamo più piegarci al volere di qualcuno, è arrivato il momento di alzarsi. Non volete pensare, avete paura di farlo! Ma rendersi conto che è una cosa negativa non peggiorerà le cose. Le cose peggioreranno se non ci rendiamo conto che lo è”.
L’intervista si è conclusa più o meno in questo punto, ma per completare il ritratto dell’ACT mi sento in obbligo di aggiungere alcuni dettagli. L’impegno sociale dell’ACT non è circoscritto solamente al mondo delle parole: ci sono moltissime azioni e performance umanitarie a confermarlo. L’evento più famoso è stato senza dubbio l’esposizione delle lettere di rifiuto “If I could work any less”. Oggetto della mostra una dozzina di lettere di rifiuto che l’ACT ha ricevuto da alcuni “grandi maestri del rifiuto.” Alcune lettere erano così belle che sarebbe stato un peccato non farle vedere al pubblico. Dietro questa ingenuità apparente, però, si nascondono l’ironia, il sarcasmo e la satira che questa rappresentazione sfrutta per puntare il dito contro l’annosa questione della disoccupazione. Quest’anno l’esposizione ha compiuto il suo terzo anno di attività e questa volta, come l’anno scorso, sono state esposte lettere di rifiuto sempre nuove e ancora più incredibili. L’iniziativa ha avuto un eco così grande da trasformarsi addirittura in una tendenza estesasi in tutta la ragione.
“Visto che nella nostra assemblea cittadina ci sono dei ginecologi, il fatto che ce lo stiano mettendo nel culo è quantomai evidente. E siamo anche fortunati, pensate se erano degli urologi”, ACT conclude così una serata indimenticabile. Non ci rimane altro da fare che levare in alto i calici e brindare al loro decimo anniversario, augurandogli buona fortuna nel ristorare la speranza nel mondo della comicità bosniaco erzegovinese e nella società in generale, che ha bisogno più di chiunque altro di una dose di sincero umorismo umanistico.
Translated from Stand-up comedy in bosnia and herzegovina