I FLAGELLATI DEL VENTO DELL’EST
Published on
Capo Verde ha conquistato la sua indipendenza nel 1975, ma nonostante questo il destino di chi vive in luoghi colonizzati sembra essere quello di dover andare via, verso posti apparentemente migliori: in Europa e negli Stati Uniti, non importa. Ecco un focus sulla storia della comunità capoverdiana e i suoi rapporti con l’Italia.
Sabbia bianca, mare blu cristallino, per non parlare delle nere rocce vulcaniche dell’Isola del Fuoco. C’era una volta una natura abbondante e ricca di biodiversità. Dopo l’arrivo del colonizzatore portoghese nel lontano 1460, lo scenario dell’arcipelago capoverdiano cambiò drasticamente. Le isole sono state un importante avamposto per la tratta degli schiavi: la posizione geografica dell’arcipelago favoriva la rotta delle navi, e quindi il ‘carico’ e lo ‘scarico’ degli schiavi destinati ai campi di coltura americani.
CAPOVERDE, DA COLONIA A DEMOCRAZIA
Le ex-colonie portoghesi conquistarono tardivamente la loro indipendenza, che avvenne soltanto negli anni 70’. il fondatore del Partito Africano per l’Indipendenza della Guinea Bissau e di Capo Verde – PAIGC, Amilcar Cabral lottava per lo sviluppo delle due colonie, Guinea Bissau e Capo Verde. La Guinea Bissau fu una delle prime colonie portoghesi ad emanciparsi dal giogo straniero, mentre l’arcipelago divenne indipendente il 5 luglio del 1975 . Capo Verde si trovò a dover affrontare numerose conseguenze socio-economiche. Il sottosviluppo, l’analfabetismo, il degrado economico, la desertificazione, furono solo alcuni dei gravi problemi ereditati dal colonialismo. La sfida fu quella di ricostruire la propria nazione oltre ad affermare l’identità creola che in passato rappresentava un segnale di rifiuto alla politica di standardizzazione linguistica e culturale del periodo coloniale. Decine, centinaia e migliaia di capoverdiani sparpagliati nel mondo migrarono verso l’Europa, l’America ed altri paesi africani. Negli anni 60’ e 70’ si verificò un forte flusso migratorio di manodopera maschile che suppliva la mancanza di lavoratori nel settore edile soprattutto in paesi come Portogallo e gli Stati Uniti.
LE MIGRAZIONI IN EUROPA E AMERICA
La manodopera migrante in Europa e in America fu uno dei fattori che contribuì al cambiamento socio-economico dell’arcipelago e, nonostante il continuo “andar via”, questo non ostacolò lo stretto legame dei migranti con la terra madre.
In Italia, nello specifico, si verificò un’intensa immigrazione femminile: donne, migrate e madri di famiglia, destinate al lavoro domestico nelle case italiane (Qui il trailer del documentario "Mariscica fu la prima" di Maria de Lourdes Jesus e Annamaria Gallone, affronta il tema della migrazione delle donne capoverdiane e del loro arrivo in Italia agli inizi degli anni Sessanta).
Le principali città italiane che accolgono i migranti capoverdiani sono Roma, Napoli, Milano, Firenze, Genova e Torino. Il Lazio è la regione che ospita una delle più numerose diaspore capoverdiane: secondo i dati del 2011 la regione accoglieva circa 2061 cittadini capoverdiani, mentre in Campania, secondo i dati recentemente raccolti dal Servizio di Statistica del Comune di Napoli, i cittadini stranieri regolarmente scritti all’anagrafe sono circa 42392, tra i quali si contano circa 877 cittadini capoverdiani. Oltre a ciò, stando alle parole del Console del Consolato Capoverdiano presente a Napoli, Giuseppe Ricciuli, ci sono più di 2000 cittadini capoverdiani domiciliati a Napoli, ma regolarmente residenti a Roma.
ANDREINA, UNA CAPOVERDIANA NATA NAPOLI
Andreina Lopes Pinto, è una ragazza capoverdiana nata a Napoli. La sua storia è simile alla esperienza di molti giovani ragazzi figli di migranti capoverdiani che risiedono nella città partenopea: “La comunità capoverdiana è una tra le più antiche di Napoli, infatti mia madre è arrivata qui alla fine degli anni Settanta all'età di soli 18 anni.” I giovani che oggi vivono qui, non hanno alcuna difficoltà a socializzare, e molto spesso si considerano più napoletani che capoverdiani. “Io ho la doppia cittadinanza, acquisita solo all'età di 18 anni, spero che questa legge assurda venga cambiata. E' assurdo che un ragazzo nato e cresciuto in Italia debba aspettare i 18 anni per la cittadinanza, se tutto va bene”. Il vincolo con la terra d’origine dei propri genitori è piuttosto forte, e dichiara che appartenere a due culture diverse rappresenti un aspetto più che positivo: “Credo che il fatto di appartenere a una doppia cultura sia solo una ricchezza, e ritengo sia importante mantenere il legame con le proprie radici e origini anche per i ragazzi di seconda generazione". E continua: “Ogni anno festeggiamo il 5 luglio, una data molto importante per noi e rappresenta un modo per non dimenticare ma anche di fare conoscere agli altri la nostra storia”.
Le domando poi cosa ne pensi della relazione tra Capo Verde e l’Unione Europea. “Capo Verde è uno Stato democratico, è in buone relazioni con l'Unione Europea ed entrambi condividono gli stessi valori. Al giorno d’oggi la maledizione della sua posizione geografica potrebbe convertirsi in un vantaggio, se si considera la sua naturale propensione a fare da ponte tra tre continenti: Africa, Europa e America".
Nello scegliere poi una propria identità, Andreina non ha dubbi. “La solarità caotica di Napoli unita alla calorosa accoglienza capoverdiana”.
Noi siamo i flagellati del Vento dell’Est; Gli uomini si sono dimenticati di chiamarci fratelli e le voci solidali che abbiamo sempre udito, sono soltanto le voci del mare che ci ha salato il sangue, le voci del vento che ci ha introdotto il ritmo dell’equilibrio e le voci delle nostre montagne stranamente e silenziosamente musicali; Noi siamo i flagellati dal Vento dell’Est.
Ovidio Martins - I flagellati del Vento dell’Est