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GLI ACCORDI PERDUTI DI Christophe Chassol

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Default profile picture Antonia Diana

BrunchCultura

Christophe Chassol, depositario di un nuovo genere, metaforicamente nato dalle fiamme – l’utrascore – occupa un posto a sé nel panorama della musica pop francese. Il primo aprile scorso, infatti, Chassol, 36 anni, ha pubblicato il suo secondo progetto da solista, risultato di un viaggio in India e di un mix di armonie di grande intensità.

Incontro con un musicista che trasforma la realtà in melodia.

Di certo non si può negare che Chassol sia una merce rara nello scenario della musica pop francese. D’impostazione classica, questo francese d’origini martinicane è una sorta di garanzia raffinata di una corrente musicale che cerca ancora le sue credenziali di nobiltà nell’eterogeneità della musica anni '80. Chassol si sforza di esplorare la musica da tutti i punti di vista, senza preoccuparsi delle epoche. E dopo averlo fatto, pubblica dei bei dischi – due sino ad oggi – di cui l’ultimo intitolato Indiamore, frutto di due settimane in India. Era da molto tempo che nella musica pop francese non si sentiva qualcosa di così tanto innovativo.

Real player

"Ascolto la musica indiana da quando ero adolescente. Mi ha sempre affascinato, prima ancora del paese stesso"

Incontriamo Christophe Chassol alla Gaîté Lyrique, sala concerti parigina, dove ha già presentato due volte le sue opere. Per apprezzare la sua musica, bisogna incontrarlo di persona, e farlo è semplice come andare a bere qualcosa al bar sotto casa. Christope è affabile, ti tratta come un amico, chiede il tuo nome e poi ti invita a sedere, in una maniera così disinvolta da far invidia al Grande Lebwoski. Dai capelli scompigliati e dal sorriso facile, conosce bene la musica, si confida senza svelarsi, pronto a glissare le domande a cui non vuol rispondere. Ma in realtà, questo Chassol è a proprio agio e sono rare le risposte che cadono nell’ovvietà.

D’altronde, c’è una ragione logica che ha spinto il nostro uomo in terra indiana. "Ascolto musica indiana da quando ero adolescente. Mi ha sempre affascinato, prima ancora del paese stesso", afferma. Dopo diversi sopralluoghi effettuati nel 2010, l’estate scorsa Chassol è partito per Calcutta e per Bénarès per motivi professionali, registrando le sessioni di alcuni musicisti e altre sonorità della vita quotidiana, per rendere il più ricco possibile il suo secondo progetto da solista, dopo X-Pianos (2011). In poche parole il musicista capta suoni e immagini da ciò che costituirà l’architettura sonora dell’album. E dopo? "È il mio momento preferito. Lavoro nel mio bel studio che ho sistemato personalmente. Mi metto davanti al mio pc con tutta la mia attrezzatura e preparo il repertorio".

Detto in altri termini, ma usando le sue stesse parole, Chassol "armonizza la realtà". I risultati sono questi "ultra-scores", una sorta di nome tecnico che fa riferimento ai lavori di Steve Reich o Hermeto Pasquale sull’armonizzazione del discorso. "Armonizzare è magnificare, dare un’impronta più nobile alle cose", spiega. Un clacson, una voce, un discorso di Obama… Chassol orchestra tutto ciò che gli va a genio. Tuttavia, umano, umanista, e senza dubbio di sinistra, Christophe non armonizzerebbe mai un discorso di Nicolas Sarkozy.

Una carriera nata “piano piano”

"Raccontare le cose della vita e sublimarle grazie alla musica è un’ottima terapia"

Molti aspetti del suo carattere potrebbero spiegare la sua propensione verso l’armonia. Si dice che a volte sia molto meticoloso nel lavoro d’orchestrazione e di mastering e maniacale nel modo di mettersi a lavoro: "nel mio computer tutto deve essere sempre ordinato e ben organizzato". Avrà anche il famoso orecchio assoluto - "molto pratico, ma non è un super potere" - che gli permette di trasformare in note tutto ciò che suona, come questa specie di tosaerba in sottofondo durante l’intervista, "È un mi", dice malizioso, ma nonostante ciò, come capita spesso coi talenti in erba, bisogna scavare nel suo passato per comprendere le origini della sua passione.

Nasce a Parigi nel 1976 e, quattro anni più tardi, suo padre, clarinettista e sassofonista amatoriale, lo iscrive al Conservatorio. Due anni dopo inizia a suonare il pianoforte. Molto attratto dalla musica classica e dal jazz, Chassol vira verso il punk alla fine delle superiori : "portavo il risvolto ai jeans, la giacca Harrington, gli stivaletti militari e i capelli rasati ai lati. Ascoltavo The Exploited, i Sex Pistols, i Clash, ero un Rude boy!", confida divertito. E, se la fase No Future dura davvero poco tempo, il jazz resterà la sua più grande ispirazione, soprattutto quando comincia a dar vita alle sue opere nel periodo post-adolescenziale. Il black kid dalle sembianze di Jean-Michel Basquiat mette in piedi un’orchestra di 24 musicisti, dando poca importanza agli spartiti, e poi si guadagna da vivere lavorando per il cinema.

"Ho fatto un sacco di lavori differenti, dall’ arrangiatore musicale per delle commedie (I dieci Comandamenti, ndr), al grafico televisivo , al trascrittore musicale, un mestiere che non esiste più". Animato da "molta fiducia in me stesso" e diplomato al Berklee college of music nel 2002, Christophe s’imbarca sulla strada musicale con Phoenix e Sébastien Tellier. Due tourneé di cui conserva ricordi meravigliosi. Ma è qualche anno più tardi che la sua carriera subisce una svolta, quando incontra Bertrand Burgalat, sostenitore del French touch e patron della rinomata società di produzione francese, Tricatel . "Ho capito subito che avevamo tante cose in comune e un gusto marcato per un certo tipo d’estetismo". I due lazzaroni sono in completa sintonia: Chassol firma un contratto con la Tricatel e pubblica X-pianos.

A cuore aperto

Il primo album è una compilation dei lavori di 15 anni (dal 1996 al 2011). Molto realista, X-Pianos contiene pezzi ispirati agli avvenimenti della sua vita, come la morte dei propri genitori in un incidente aereo nel 2005 che darà vita all’opera "Les Oursses". Chassol si confida senza batter ciglio: "Ho superato questo dramma grazie alla musica. Trovo che la vita e la realtà siano fantastiche. Raccontare le cose della vita e sublimarle grazie alla musica è un’ottima terapia. Mi sono detto che avrei scaricato questo dolore nel mio lavoro, creando opere meravigliose".

Sin dal primo ascolto, X-Pianos e Indiamore, colpiscono subito il pubblico con la loro complessità, e i critici ne rimangono fortemente entusiasmati . Le parole genio, sontuoso e meraviglioso spuntano spesso dalle penne dei giornalisti. Christophe trova che tutto ciò sia "strano" ma ammette di avere "sempre maledettamente creduto nei suoi lavori". Ma è consapevole della complessità del suo genere: "non ho alcuna voglia di piacere a un grande numero di persone", continua, facendo il verso a se stesso. Infine, ci racconta un aneddoto. Nel 2000, il suo appartamento di Belleville bruciò distruggendo 500 dischi e 8 anni di scrittura. E cosa ha pensato di fare il nostro? "Il giorno dopo sono andato in piscina e a giocare a tennis. Ho fatto tabula rasa ed è stato meglio così".E se fosse stato questo evento a dar vita al genio?

Foto: copertina © Ivox music; nel testo © pagina Facebook ufficiale di Chassol; video: Indiamore e Russian Kidz (cc) TricatelVision/YouTube

Story by

Matthieu Amaré

Je viens du sud de la France. J'aime les traditions. Mon père a été traumatisé par Séville 82 contre les Allemands au foot. J'ai du mal avec les Anglais au rugby. J'adore le jambon-beurre. Je n'ai jamais fait Erasmus. Autant vous dire que c'était mal barré. Et pourtant, je suis rédacteur en chef du meilleur magazine sur l'Europe du monde.

Translated from Chassol : accords perdus dans le réel