Giornata mondiale contro l'omofobia: il cielo europeo si tinge di arcobaleno
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TancrediLa giornata internazionale contro l'omofobia e la trans-fobia del 17 Maggio è celebrata in oltre cinquanta paesi in tutto il mondo. Ma l'8 maggio 2010 il Baltic Pride è stato vietato a Vilnius, in Lituania. Ci si chiede dunque, dov'è arrivata oggi l'Unione Europea nella lotta per la difesa dei diritti degli omosessuali e dei transessuali.
L'Unione Europea ha ormai 50 anni, ma il suo impegno concreto su temi riguardanti lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LBGT) è molto più recente. Solo dieci anni fa, nel 1999, il trattato di Amsterdam incaricava l'Ue di "contrastare la discriminazione basata sull'orientamento sessuale". Nel 2000, la carta dei diritti fondamentali proibì "qualunque discriminazione in qualunque campo", incluso l'orientamento sessuale. Da questo scaturì una direttiva sul lavoro, il cui contenuto appariva tenero, ma che in realtà costringeva tutti gli stati dell'Unione a proibire la discriminazione contro gay, lesbiche e bisessuali nei luoghi di lavoro. Belinda Pyke, a capo della Direzione Occupazione, Affari sociali e Pari Opportunità della Commissione Europea, ne parla come di un momento centrale, perché «stavamo mettendo in pratica qualcosa che era nel trattato». Dal 2003, è illegale licenziare qualcuno sulla base dell'orientamento sessuale, mentre nel 2009 è stato istituito a Vilnius l'Istituto Europeo per l'uguaglianza di genere. In futuro, il Consiglio ed il Parlamento Europeo dovranno prendere decisioni congiuntamente su questioni riguardanti la discriminazione.
L'Unione Europea ed i diritti dei trans
Per Silvan Agius, rappresentante maltese per l'Ong ILGA-Europe (Parità per Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender d'Europa), questo è un segno che l'Ue ha continuato a «tenere seriamente in conto i diritti del mondo LGBT». Eppure, in mezzo a questo fervore di attività, questioni come una direttiva che vietano la discriminazione in materia di alloggi, la fornitura di beni e servizi e l'istruzione sono stati messi in attesa. Come spiega Ulrike Lunacek, politico austriaco e parlamentare dei Verdi europei, gay dichiarato, l'omofobia non è la sola ragione. «Alcuni stati membri temono semplicemente di pagarne a caro prezzo l'applicazione», spiega. Ma ancora più preoccupante, non c'è alcuna menzione a persone transessuali nel diritto comunitario. «Il problema principale è la mancanza di visibilità»fa notare Silvan Agius. E se il Parlamento aveva adottato una risoluzione sui diritti dei transessuali già nel 1989, la legge che istituisce l'Istituto Europeo per l'uguaglianza di genere non vi fa alcun riferimento. È una grossa dimenticanza. Fortunatamente, la Corte Europea di Giustizia ha risolto il problema. «La corte ha interpretato la discriminazione sulla base del sesso, così da riferirsi anche a persone che hanno avuto una riassegnazione di genere», dice Silvan Agius. Tutte le leggi europee sulla discriminazione sessuale si possono così applicare alle persone transessuali.
A livello generale, l'Ue si sta muovendo verso una buona direzione nell'affrontare il problema del sessismo, dell'omofobia, e in misura minore, della trans-fobia. Ma tutte queste parole e questi fatti sono sufficiente a rendere l'Europa "arcobaleno"? Gli stati membri hanno seguito la posizione dell'Unione? Jean-Pierre Rafarin, ex-Primo Ministro francese e parlamentare europeo (Partito Popolare, PPE), una volta ha definito l'Europa "unione delle diversità". Ciò è sfortunatamente vero anche per la garanzia dei diritti LGBT. Prendiamo i matrimoni gay: la Spagna li riconosce dal 2005, mentre la costituzione lettone li vieta. La legge slovacca esplicitamente protegge i transgender, mentre la Polonia ignora il problema. L'esercito greco considera malati gli uomini gay, mentre le forze armate svedesi hanno impiegato Krister Fahlstedt in Afghanistan come GFA (Consigliere di genere). È decisamente ironico come la geografia possa essere decisiva. Ma se ogni paese fa a modo suo, a che serve l'Unione Europea?
L'ultimo caso di omofobia in Lituania
Nel 2009, la Lituania era prossima ad emanare la cosiddetta "legge sulla protezione dei minori contro gli effetti nocivi dell'informazione pubblica", che in sostanza proibiva di fare "propaganda su omosessualità, bisessualità e poligamia" tra i minori. Le proteste hanno inondato Bruxelles. Nel settembre 2009, il Parlamento Europeo ha approvato una risoluzione di protesta. La Commissione Europea e alcuni stati membri si sono uniti per spingere il presidente lituano Dalia Grybauskaite a rimuovere la clausola omofobica. Alla fine, è stata emanata una versione più soft della legge, che eliminava il linguaggio esplicitamente omofobico, ma manteneva l'interdizione di discussioni sulla sessualità nelle scuole e incoraggiava l'adozione di un "tradizionale modello familiare". «La legge è tutt'ora insoddisfacente», dice Joel Le Deroff, di ILGA-Europe. «La promozione della famiglia tradizionale esclude le famiglie LGBT». Belinda Pyke afferma che la Commissione Europea continua a tenere la legge sott'occhio, per vedere se ci sono alcune parti sulle quali si potrebbe "esprimere preoccupazione".
Nel complesso, gli interventi europei nel caso della Lituania sono contrastanti. Il parlamentare europeo Ulrike Lunacek la pensa allo stesso modo per quanto riguarda il rendimento complessivo. «L'impegno dell'Unione Europea nelle problematiche LGBT potrebbe essere più chiaro e maggiormente specializzato. Ma i livelli della discriminazione sarebbero più elevati se non fosse stato per l'Unione Europea. Ci sono ancora dei punti vuoti nella mappa europea dei diritti LGBT. L'Ue stabilisce dei buoni principi, ma gli stati membri possono comunque evadere la legislazione sull'omofobia e la transfobia. Una soluzione potrebbe essere quella di definire le questioni LGBT come europee, e non esclusivamente nazionali, così che i diritti e le leggi saranno meno diversificate per quanto riguarda i sessi, e possa finalmente emergere l'arcobaleno».
Foto: Oº°‘¨¥ü©ã¹o¨‘°ºO/flickr; Amnistía Internacional España/flickr. Video: GayClic.com
Translated from Perspective: what has the EU done for LGBT rights?