Ghana, il sapore polveroso dell'Africa occidentale
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Giulio MereuArrivai all’aeroporto internazionale Kotoka ad Accra, la capitale ganese, in agosto. Dopo aver passato senza problemi l’ufficio immigrazione e aver rapidamente raccolto la valigia, la prima cosa che ho dovuto affrontare sono state le centinaia di persone che, con sorrisi e abbracci, sembravano lì per ricevermi. In quel momento mi resi conto che la mia esperienza sarebbe stata indimenticabile.
Prima di cominciare il viaggio, il passaggio obbligatorio è quello delle vaccinazioni: dalla poliomelite, passando per rabbia e tifo, fino all’epatite A e la febbre gialla. Tutto ciò senza tener in considerazione le pastiglie quotidiane contro la malaria, una delle malattie più pericolose dell’Africa. Situato nella zona occidentale del continente, il Ghana fu il primo paese ad ottenere l’indipendenza durante il periodo della decolonizzazione africana degli anni ’50. Tuttavia, anche se attualmente è uno dei Paesi più ricchi di risorse naturali, il Ghana è una delle nazioni più povere del continente.
Nima è il quartiere musulmano della capitale, e il mercoledì è giorno di mercato: una miniera dove poter trovare centinaia tra prodotti e cibi. In un disordine sincronizzato, le donne, dopo aver caricato con i veli tradizionali i propri figli sulle spalle, si mettono a vendere biscotti, acqua contenuta in piccole borse di plastica, pane o frutta esotica. Ai lati del mercato uomini, bambini, vecchi e giovani tentano di sopravvivere giorno dopo giorno; al centro del mercato una piccola stazione di tro-tro (piccoli autobus che sembrano cadere a pezzi).
La legge che governa questa zona è quella della contrattazione. Basta dirigersi all’immenso mercato dell’Art Center per poter provare a contrattare e per trovare maschere, collane e magliette a prezzi stracciati, per noi occidentali. Per gli appassionati della musica ci sono molti negozi dove è possibile vedere come si costruisce uno djembe o dove è possibile ascoltare, di tanto in tanto, improvvisate jam-sessions.
Consigli utili per non trovare marito
Gli stranieri sono chiamati “obroni”, cioè “persona bianca” nel dialetto Twi, uno dei più importanti tra i 40 che si parlano attualmente in Ghana. I consigli dati prima della partenza non sono mai inutili: io, ad esempio, ero stata avvisata da un amico, vissuto ad Accra, che in Ghana tutti vogliono parlare con gli stranieri, in particolare gli uomini con le donne appena arrivate. Mi disse perfino che, appena mi avessero conosciuto, avrei ricevuto dichiarazioni d’amore e richieste di matrimonio. Sto esagerando? Posso soltanto dire che ho ricevuto molte proposte. Questo è il Ghana, e questa è la sua gente.
Tuttavia non mancano gli inconvenienti: le zanzare, ad esempio, non danno tregua, in una specie di competizione per vedere chi riesce a pungere di più. Il repellente serve a poco, dato che se ti vogliono attaccare, stai certo che lo faranno. La sporcizia si percepisce ovunque, probabilmente a causa del caldo, della terra, della polvere, dell’inquinamento o delle tubature che scaricano i loro rifiuti all’aperto. Accra è un posto affascinante, ma se si vuole fuggire per qualche ora dal caldo è possibile andare in hotel, come il Golden Tulip (uno dei migliori della città), e usufruire della piscina al prezzo di otto cedi (poco meno di quattro euro).
Il quartiere con la maggiore concentrazione di stranieri è Osu, dove coloro che hanno problemi a mangiare i piatti tipici posso optare per una buona pizza, accompagnata da un non altrettanto buono bicchiere di vino, al ristorante Mamma Mia. Al Buka, invece, il menù è composto da piatti tradizionali presentati con una certa aria da gourmet: dal Red-Red (riso bianco con fagioli e una salsa a base di pomodori), al pollo, dal banku (una pasta di mais e manioca, in zuppa di tilapia (pesce tipico africano)) al fufu. Il Bywell, anch’esso ad Osu, è uno dei migliori locali dove poter ballare e ascoltare dal vivo, tutti i giovedì, jazz o “hiplife” (musica con influenze date dal jazz, hip hop e afrobeat).
Un viaggio obbligato lungo il litorale
Non si può dire di aver visto il Ghana senza esser stato sulla costa. Qui, tuttavia, bisogna andarci con la consapevolezza che il viaggio non sarà comodo: nei tro-tro si sta stretti come sardine, a volte è anche impossibile aprire i finestrini e, per di più, bisogna sopportare tutto il tragitto da Accra a Cape Coast con le valigie addosso. Comunque, bisogna ammettere che ne vale la pena: si può ammirare l’Africa delle donne che trasportano tutto sopra la propria testa, la vendita di carne e pesce lungo le strade, gli splendidi paesaggi di piantagioni interminabili, gli alberi immensi e i sentieri di terra che si alternano a strade asfaltate.
La Sammo Guest House costa solo 15 cedi a notte (otto euro). Per il prezzo, non si tratta certo di un hotel a cinque stelle, ma il suo bar ha una vista incredibile sul paese, vende birra Star ed è il centro delle riunioni dei musicisti del posto.
Il castello di Cape Coast fu uno dei centri della tratta degli schiavi del periodo coloniale, e attualmente è uno degli undici forti del Ghana dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco nel 1979. È impressionante entrare nelle celle dove venivano chiusi gli schiavi che aspettavano di essere trasportati: in queste stanze non entrava luce e i prigionieri stavano ammassati quasi senza ricevere cibo, di modo che si debilitassero e non avessero le forze per scappare. Questo luogo è probabilmente uno dei più visitati del paese. Da qui si può visitare il parco nazionale di Kakum: sette ponti di legno e corde su precipizi senza fine. Niente di raccomandabile per una persona che soffre di vertigini. Da Kakum si può avere una vista incomparabile della natura stimolante dell’Africa: a 40 metri d’altezza ci si sente come in mezzo alle nuvole.
Dopo due giorni, di nuovo in viaggio con un tro-tro, questa volta verso Busua Beach. Comparato alla confusione di Cape Coast, qui si trova una tranquillità unica. Per arrivare a destinazione il tro-tro ci lascia in un paese chiamato Takoradi, dove, dopo un’ora di contrattazione, ci avvisano che è necessario prendere un taxi. Neanche il tempo di pensare e dieci tassisti si avvicinano immediatamente. Finalmente arriviamo a Busua Inn, di sicuro il miglior hotel di tutto il mio soggiorno in Ghana, anche se il prezzo (60 cedi, 32 euro) è un po’ caro, visti gli standard del posto. La cena, servita nella terrazza dell’hotel, è a base di aragosta (squisita) e vino rosso. Che notte di lusso in questa spiaggia quasi solitaria!
Gli amanti del reggae si possono scatenare nella spiaggia di Labadi e Kokrobite. Tutti i sabati, all’hotel Milly’s Back Yard di Kokrobite, fanno una festa reggae imponente. La musica dal vivo accende stranieri e residenti che, tutti insieme, ballano dalle otto di sera alle due della mattina. Le canzoni di Bob Marley e di altri grandi artisti come Toots and the Maytals, Jimmy Cliff e Buju Banton risuonano lungo la spiaggia. Finita la festa, la gente si riunisce attorno al falò per suonare lo djembe fino all’alba, mentre i bambini ballano al ritmo dei tamburi.
In Ghana ogni gruppo etnico parla il proprio dialetto, ma si è trovato ugualmente il modo di vivere e lavorare tutti insieme. Il Ghana si può definire un Paese democratico, con elezioni giuste e una stampa libera, un’economia in crescita e una sensazione di energia e ottimismo. Sono proprio questa energia, la ricchezza culturale, i sorrisi incessanti, la felicità e cortesia della gente che fanno della visita in Ghana un’esperienza indimenticabile.
Foto: Sofía Verzbolovskis
Traduzione dallo spagnolo a cura di Giulio Mereu
Translated from Ghana, el sabor de África a bordo de un tro tro