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G8 a San Pietroburgo: Russia contro tutti?

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Default profile picture lorenzo erroi

Dal 15 al 17 Luglio San Pietroburgo ospiterà il summit del G8. Sicurezza energetica, conflitti regionali, epidemie e istruzione i temi caldi della riunione. Ma raggiungere un accordo non sarà facile.

In luglio i leader dei paesi membri del G8 – Canada, Usa, Gran Bretagna, Germania, Italia, Francia, Russia e Giappone – si riuniranno a San Pietroburgo per il loro vertice annuale. Numerosi eventi hanno contribuito a definire l’agenda di quest’anno: dalla crisi energetica a quella mediorientale, passando per l’apprensione globale dovuta all’aviaria. Come se non bastasse, la Russia ha sostenuto posizioni controverse su molte di queste problematiche. Una ragione in più per temere che San Pietroburgo, la più europea delle città russe, si riveli stavolta meno accogliente del solito.

Risposte energiche alla questione energetica

La sicurezza energetica sarà certamente il tema più dibattuto. La situazione è nota: i prezzi del petrolio sono alle stelle e rallentano la crescita economica di molte regioni, Europa compresa. La Russia è il principale fornitore di gas per l’Europa, ed è seconda solo all’Arabia Saudita nelle esportazioni di greggio. Niente di cui stupirsi, dunque, se la Russia sfrutterà questa posizione di preminenza per perseguire i suoi obiettivi: la creazione di un centro internazionale per l’arricchimento dell’uranio sul suo territorio, e la conferma del suo ruolo di fornitore globale.

Inoltre Putin chiederà un’apertura del mercato energetico mondiale al colosso pubblico russo Gazprom. L’altra faccia della medaglia – e il calice amaro che molti Paesi importatori dovranno forse trangugiare – è che la Russia non intende aprire il suo mercato interno alla concorrenza estera. Neanche la Carta Europea dell’Energia, che potrebbe condurre ad accordi bilaterali, è stata finora ratificata dal governo russo.

Europa e Stati Uniti si trovano dunque in una posizione di pericolosa dipendenza: hanno già provato le conseguenze negative dello strapotere russo, come nel caso dei tagli alle forniture di gas per l’Ucraina in gennaio. In quel caso, il giro di vite di Gazprom aveva colpito duramente i mercati europei, che si affidano all’Ucraina come Paese di transito per ricevere gas. Quel che è certo è che, ancora una volta, sarà difficile tener distinte politiche energetiche e geopolitica.

Riscaldamento centralizzato, surriscaldamento globale

I problemi energetici, va da sé, fanno il paio con quelli ambientali. Ora, la maggior parte degli “otto grandi” sembrano aderire a un’agenda condivisa: per prima cosa, occorrerà sviluppare centrali più efficienti e capaci di ridurre le emissioni inquinanti. Bisognerà inoltre accelerare il ricorso a fonti alternative, producendo energia eolica e solare e sfruttando i carburanti vegetali. Infine ogni Paese dovrebbe ridurre i propri consumi energetici.

Ma come è accaduto in passato, anche questa volta i buoni propositi rischiano di trasformarsi in aria fritta. Finora, per esempio, la Russia ha allargato a dismisura impianti e oleodotti senza troppo curarsi dell’impatto ambientale. Si vedrà se l’Europa riuscirà a ricondurla a più miti consigli.

Terrorismo, non-proliferazione e conflitti regionali

La grandeur nucleare iraniana getta un’altra ombra sul summit. Con l’Iran ognuno ha seguito le sue strategie, dall’ostilità aperta degli americani alle relazioni amichevoli mantenute dalla Russia (che si è opposta alle sanzioni volute dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu). Adesso che la Casa Bianca pare più incline al negoziato, una nuova strategia comune potrebbe combinare bastone e carota: cooperazione su progetti per uso civile, e sanzioni in caso di sviluppo di materiale bellico. La collaborazione russa sarà fondamentale per il successo di questo approccio.

La Russia cercherà poi di evitare discussioni sui conflitti regionali in cui è coinvolta direttamente, come quelli in Georgia, in Moldova, in Cecenia e in Bielorussia. Usa ed Europa hanno bisogno dell’appoggio russo contro il terrorismo islamico: per ottenerlo, potrebbero “sacrificare” la discussione su questi conflitti.

Un commercio migliore per un mondo migliore

Un altro scopo storico del G8 è il rafforzamento del commercio globale, visto come un’opportunità di crescita per i Paesi in via di sviluppo. La Russia potrebbe attirare l’attenzione soprattutto sui Paesi dell’ex blocco sovietico, adottando di nuovo un atteggiamento bifronte: richiedendo cioè uno sforzo collettivo per il rilancio dell’area, senza però rinunciare alla posizione dominante che ancora vi mantiene.

Un’epidemia di cultura

Sul tavolo ci saranno altre due questioni scottanti: la lotta contro le epidemie e lo stato dell’istruzione nel mondo.

Per combattere la diffusione di malattie epidemiche, sarà proposta la creazione di una rete di monitoraggio internazionale sotto l’egida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. La minaccia rappresentata dall’influenza aviaria, insieme alla recrudescenza dell’Aids dentro e attorno alla Russia, rende queste contromisure ancora più urgenti. Sempre l’Oms, poi, dovrebbe ricevere nuovi fondi per diffondere vaccini e ospedali in Africa e Asia.

Più fondi, infine, potrebbero essere destinati all’educazione nei paesi in via di sviluppo. Dato lo stretto legame fra istruzione, crescita economica e integrazione globale, lo sforzo comune non può essere solo pubblico. Facilitazioni finanziarie e concessioni fiscali potrebbero attirare i privati nel quadro di progetti educativi di ampio impatto. Il problema è che le strategie utili a coinvolgere i privati devono ancora essere trovate.

Ma almeno su questi temi gli Otto hanno il dovere di trovare un accordo: è l’occasione migliore per mostrare la loro unità e un “volto umano” di fronte all’opinione pubblica.

Foto di Lars Sundröm, Alexander Abolinsk, Xavier Ruiz e Hugo Humberto Placido da Silva

Translated from G8 in Saint Petersburg: Russia vs. the rest of the world?