Formare i giovani al cinema: la grande sfida della Bulgaria
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Sara TancrediCon una scarsa frequentazione delle sale, l'onnipresenza dei grandi film americani e una politica culturale debole, il cinema bulgaro fatica a farsi spazio nell'industria mondiale. Nonostante tutto, una nuova generazione di cineasti cerca di dare un impulso alla creatività.
Avete voglia di andare al cinema a Sofia? Ardua impresa. È vero che i grandi cinema multisala propongono le ultime novità del momento, ma se volete vedere qualcosa di diverso rispetto a quello che impone il marketing, allora sarà dura. Iona vive a Sofia e ha lavorato nel settore del cinema per diversi anni: «La gran parte delle sale indipendenti ha chiuso i battenti. Quando ho voglia di vedere un film, mi capita di dover comprare due biglietti per essere sicura che venga proiettato», lamenta la ragazza. Al di là della distribuzione che lascia poco spazio ai film bulgari, è la mancanza di educazione al cinema dei giovani a spiegare i posti vuoti nelle sale. E non parliamo solo di Sofia: nel resto del paese è quasi impossibile trascorrere una serata di cinema "alternativa".
La difficile transizione post-comunista
Ci eravamo illusi che la caduta del comunismo avrebbe stimolato la creatività degli artisti, ma si è verificato esattamente il contrario. Elena, produttrice, spiega che «durante l'epoca comunista, il cinema era di grande qualità, ma in seguito l'industria cinematografica ha subito un crollo e per anni non sono più stati prodotti film. Alcuni sono usciti negli anni Novanta, ma erano abbastanza scadenti, il che ha favorito opinioni negative sul cinema bulgaro. Oggi è difficile cambiare questa situazione».
Ciò nonostante, sembra che una nuova generazione di cineasti stia portando una ventata d'aria fresca. A Sofia ci sono ben quattro università di cinema, ma gli insegnamenti sono discutibili. Iona, che ha studiato per due anni in Bulgaria e in Francia, spiega che nel suo paese natale «moltissimi corsi si basano sullo studio delle grandi produzioni americane. Alcuni studenti hanno difficoltà a capire i film europei e ancora di più quelli bulgari. Non si insegna come funziona l'industria cinematografica e non ci sono insegnamenti pratici, quindi, uscendo dall'università, i giovani registi non sanno come finanziare un film e non conoscono i meccanismi della distribuzione. Perciò anche chi ha potuto fare un film con i propri mezzi non è capace di distribuirlo».
«Il cinema è anche economia»
Ralitsa, di origine bulgara, vive a Parigi da 8 anni. Consapevole della situazione del cinema nel suo paese, nel 2014 ha organizzato insieme a due amiche francesi, Camille e Léna, "Les rencontres du jeune cinéma européen". A Sofia, per quattro giorni nel mese di settembre, sono stati proiettati 18 film europei. «Una boccata d'aria fresca», spiega Iona, che si è unita quest'anno al gruppo. Il programma è ricco di corsi per giovani professionisti, sul finanziamento e la co-produzione europea; di un atelier sull'arte del pitch; e di attività dedicate agli studenti che vogliono essere avviati alla comprensione del linguaggio cinematografico. Ralitsa non ha dubbi: in Bulgaria non esiste una politica culturale.
«Non c'è una vera e propria linea di condotta. Sta prendendo forma con difficoltà e con molto ritardo. Per quanto riguarda la cultura, lo Stato dispone di mezzi molto limitati che talvolta sono distribuiti in modo oscuro. La cosa certa è che è sempre possibile fare un film con mezzi limitati e che è una pratica diffusa, ma sono contraria all'idea di lavorare gratis. Il cinema non è soltanto arte, è anche economia e non possiamo lamentarci del fatto che i giovani non vanno al cinema se non rafforziamo l'educazione e le pratiche di loro interesse. In Francia esiste una politica vera e i cinema sono pieni».
Di recente, si è svolta a Parigi la seconda parte del festival "Les Journées du cinéma bulgare", tre giorni in cui i francesi hanno potuto familiarizzare con la cultura e la cinematografia bulgare e con i suoi nuovi promettenti cineasti.
Il futuro del cinema bulgaro al fianco dell'Europa?
In mancanza di supporto da parte delle istituzioni, i cineasti bulgari possono guardare con favore alla co-produzione europea. Nel 2012, il film The Island, una co-produzione bulgaro-svedese che aveva per protagonista Laetitia Casta, è stato selezionato nella Quinzaine des Réalisateurs a Cannes. Per quanto riguarda l'Unione europea, il programma "Europa creativa" supporta economicamente la creazione, la produzione e la distribuzione di opere cinematografiche (818,7 milioni di euro per il periodo 2014-2020). Esiste inoltre una rete europea indipendente che dal 2001 riunisce associazioni, studenti e giovani professionisti, la NISI MASA-European Network of Young Cinema.
Trailer di The Island di Kamen Kalev, 2011 (You Tube)
Che sia a livello europeo o di quartiere, il cinema sarà sempre innanzitutto una questione di condivisione. «Credo che un film debba essere visto al cinema, non a casa in televisione o al computer. Un film è parlare, incontrare i registi, gli attori...» spiega Ralitsa. Appuntamento quindi a ottobre a Sofia e a novembre a Parigi per rifarsi gli occhi e... discuterne insieme.
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Translated from Former les jeunes au cinéma, le gros plan de la Bulgarie