Festa della donna: perché leggiamo solo libri scritti da uomini?
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Nicola AccardoGloria Steinem ha detto una volta che se la verità rende liberi, «prima di tutto ci esaspera». L'8 marzo è la Giornata della donna, celebrata in tutto il mondo, ma soprattutto in Europa e nel Nord-America, per affermare che al giorno d'oggi siamo più uguali di quanto lo fossimo prima. E' anche una giornata perfetta per esasperarci. Su tutto quello che resta da compiere per essere davvero uguali.
La letteratura, ad esempio. Nel Regno Unito il 60% degli scrittori sono donne, lo dice il mercato. Ma nel 2005 il quotidiano The Guardian ha rivelato che mentre le donne hanno propensione a leggere sia autori uomini che donne, quattro uomini su cinque affermano che l'ultimo romanzo letto è scritto da un uomo e molti neppure si ricordano dell'ultima autrice letta. Un sondaggio informale realizzato ieri su facebook rivela che nello stesso ambiente istruito, progressista e cosmopolita - quello di cafebabel.com - si presenta lo stesso squilibrio.
I premi letterari suonano le stesse note: negli ultimi vent'anni gli uomini hanno vinto il 65% dei premi Pulitzer per romanzi, il 70% dei premi Nobel per la letteratura e dei premi Man Booker, l'80% dei Georg Büchner Preise dei premi Strega, mentre le vincitrici del Campiello arrivano al 35% nello stesso periodo.Negli ultimi dieci anni, solo una donna scrittrice ha conquistato il Premio Kafka (Austria), tre solamente il Neustadt Prize. I riconoscimenti per la poesia, il teatro, i saggi e il giornalismo mostrano uno scarto ancora maggiore tra i due sessi. Questo squilibrio non è certo dovuto all'incapacità delle donne di scrivere opere importanti. Quali sono allora le ragioni? Ecco le spiegazioni rintracciabili nel Regno Unito.
1) Gli stereotipi nel mercato dell'edizione
In parte è il risultato delle strategie di marketing delle case editrici. I best-seller femminili vengono relegati nello scaffale "letteratura per ragazzine", accompagnati da copertine decorate con scatole di cioccolato e dagli aggettivi "emozionante", "agro-dolce", "sincero", nella quarta di copertina.
2) La carta stampata "col testosterone"
In parte è anche il risultato delle ineguaglianze nel giornalismo della carta stampata: i critici e i "cacciatori di tendenze" sono spesso uomini di una certa età. Un recente rapporto di "Women in Journalism " ("donne nel giornalismo") rivela che il 74% dei giornalisti nella stampa nazionale britannica sono uomini.
3) La critica letteraria riservata agli uomini
E infine ci sono le responsabilità dei critici letterari: i risultati dello studio del 2010 denominato Woman in Literary Arts dell'associazione VIDA mostrano che le donne contribuiscono a meno di un quarto delle critiche e delle cronache letterarie nelle riviste d'arte, di cultura e politica britanniche.
Malgrado i passi in avanti verso la parità uomo-donna, le donne hanno ancora molta strada da percorrere nella letteratura. Se loro opere sono oggetto di un minore numero di recensioni, saranno anche meno lette, riceveranno meno premi, più difficilmente entreranno nei canoni della grande letteratura. Ragazze, aspettate ancora prima di stappare lo champagne per l'auto-celebrazione annuale dell'8 marzo. Ragazzi, vedete di diversificare un po' le vostre letture...
L''autrice insegna all'Università di Oxford et alla Open University. E' stata in passato redattrice per la rivista letteraria Oxonian
Photo : (cc) andrewhefter/ andrewhefter.com/ Flickr
. Les prix pour la poésie, la dramaturgie, les essais et le journalisme montrent des écarts encore plus grands entre les deux sexes. Ce décalage n’est pas dû à l’incapacité des femmes à écrire des œuvres majeures. Mais alors à quoi ? et un exaspérant 85% des
Industry estimates suggest that about 60% of anglophone literature is written by women. Yet in 2005, the British Guardian newspaper reported that while women are equally likely to read works by men or women, four out of five men said that the last fiction they read was by a man. Many couldn’t remember the last book they had read by a woman. An informal poll taken yesterday suggests that even among educated, progressive cosmopolitans – including cafebabel.com contributors – these imbalances still endure. Literary prizes tell a similar story: in the last twenty years, men have been awarded 65% of the Pulitzer prize for fiction (US), 70% of the Nobel Literature (Sweden) and Man Booker prizes (Commonwealth of Nations), 80% of the Georg Büchner preis (Germany) and a shocking 85% of the prix Goncourt (France). In the last ten years, only one woman has won the Czech-based Kafka prize, and only three have been awarded the US-originating Neustadt prize. Awards for poetry, drama, non-fiction and journalism show an even sharper masculine bias.
Read on cafebabel.com: French and British Goncourt, Premio Planeta and Nobel award-winners Virginie Despentes, Lucia Extebarria, Doris Lessing and Elfriede Jelinek
This bias isn’t because women are failing to produce literary masterpieces. It’s partly a result of publishers’ marketing decisions which often consign women’s writing to the bestselling but critically derided 'chick lit' category by giving them chocolate-box covers and critical blurbs that damn them with gender-stereotyped praise ('life-affirming', 'touching', 'bittersweet', 'heartfelt'). It’s partly a result of lingering inequalities in the popular press: most senior writers, editors and other 'taste-makers' are still men. A recent women in journalism (WiJ) report revealed that 74% of journalists on British national newspapers are men, and that eight out of the top ten newspapers have almost twice as many male editors as female editors. It’s also partly the fault of the critical establishment: the US association for women in literary arts VIDA’s results for 2010 show that across the most influential anglophone arts, politics and cultural journals and magazines, women contribute less than a quarter of the critical features and reviews. They are also about 75% less likely to have their own books featured or reviewed than those by male writers.
Despite advances towards equality, literary women still have a long way to go. If women’s writing gets less press, it is less likely to be read, awarded prizes, studied, and thus less likely to become part of the canon of great literature. Ladies, hold off on cracking open that self-congratulatory bottle today. Gents, you might consider branching out a bit in the bookstore.
Latest reads: cafebabel.com unofficial facebook poll
The Notebook, The Proof, The Third Lie: Three Novel (1997), Agota Kristof (Hungary)The Pocket Atlas of Women (2008), Sylwia Chutnik (Poland)Purge (2010), Sofi Oksanen (Finland)The News Where You Are (2010), Catherine O'Flynn; The Still Point (2010), Amy Sackville; The Sea, The Sea (2007), Iris Murdoch (UK)Checkout: A Life on the Tills (2009), Anna Sam (France)Eichmann in Jerusalem: A Report on the Banality of Evil(1963), Hannah Arendt (Germany)
The author teaches at Oxford University and the Open University, and is the former senior editor of the Oxonian Review of Books
Image: (cc) andrewhefter/ andrewhefter.com/ Flickr
Translated from International Women's Day: no way we're reading a book by a woman