Febbraio 1989: nascono i "Figli della Libertà"
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Il 6 febbraio 1989 gli inviati di Solidarność (il movimento democratico polacco di opposizione dal basso) si sedettero a una tavola rotonda con il regime comunista per discutere. I dialoghi alla tavola rotonda in Polonia segnarono un nuovo inizio non solo per questo paese, ma anche per gli altri paesi sotto il dominio comunista.
I miei genitori mi chiamano “figlio della libertà” poiché sono nato quando i Dibattiti della Tavola Rotonda erano in corso. Sebbene possa provocare qualche risata, la frase è effettivamente serissima. Senza essere eccessivamente pomposi, penso che sia semplicemente giusto chiedersi se la nostra generazione è pronta ad abbracciare la libertà nella quale siamo nati e apprezzarla a pieno. So per certo che i miei genitori hanno combattuto attivamente contro il regime, eppure quando chiedo loro di condividere alcune delle loro avventure, cala un silenzio imbarazzante. “Sai”, sento dire alla fine, “si cerca duramente di dimenticare certi episodi”.
Commemorare l'invasione russa
La sera del 17 settembre 1979 può essere uno di quelli. Mia madre prese un treno per Lublino nel sud-est della Polonia per unirsi a mio padre e per poter andare in escursione sui monti Tatra. Il treno arrivò in orario, mio padre andò a prendere mia madre e il suo zaino abbastanza grande e iniziarono a incamminarsi verso casa. Era lontano dalla stazione e il giorno stava giungendo al termine. Passarono sotto un cavalcavia e proseguirono su per la collina, chiacchierando. C'era un'auto della milizia parcheggiata in strada nella direzione sbagliata. I suoi fari anteriori puntarono ai miei genitori. Si accesero e spensero e riaccesero, mentre l'auto svoltava. Un poliziotto uscì dall'auto e chiese di vedere la carta d'identità di mio padre. Poiché mio padre non era incline a dare i suoi documenti (per paura di perderli), iniziò un'accesa discussione. Mia madre si mise in mezzo e riuscì a calmare l'ufficiale. “Se avessero controllato il mio zaino”, dice oggi mia madre, “saremmo stati messi direttamente in prigione”. Questo infatti era pieno di volantini illegali contro il regime e bollettini del Comitato di Difesa dei Lavoratori (KOR) che mia madre doveva distribuire a Lublino. Ogni 17 settembre l'opposizione si riuniva in Piazza Litewski per commemorare l'invasione Russa del 1939. I miei genitori capitarono nel posto sbagliato al momento sbagliato.
La libertà di movimento era un lusso che i miei genitori non avevano. Per i cittadini dell'UE abituati a non avere frontiere, l'idea di dover fare richiesta per un passaporto per andare all'estero sembra molto lontana e irreale. E ancora, per incontrare mio padre in Svezia, mia madre doveva compilare un modulo per un nuovo passaporto solo per ricevere lo stesso, non-così-nuovo documento per il quale aveva fatto richiesta ogni volta che voleva lasciare la Polonia. Una volta fatto ciò, c'erano tre settimane di controlli nell'ufficio per assicurarsi che non fosse stata marcata su una nota lista di nomi dei fortunati in attesa. Con in mano il passaporto, dove si sarebbe rivolta per la valuta straniera? Se fosse andata in uno degli ospitali paesi comunisti rivolti verso il sole, avrebbe ricevuto un libretto con ogni controllo convenientemente compilato per lei per l'ammontare di una sciocchezza. Se, invece, avesse desiderato andare a Ovest, beh, avrebbe dovuto continuare a farlo.
Vivere nella Polonia comunista equivaleva a passare un duro test di coraggio e di capacità di sopravvivenza. Per quanto così ordinario ora e, per alcuni, una questione passé, la libertà è un privilegio e non deve mai essere dato per scontato.
Beyond the Curtain: 25 Years of Open Borders
25 years ago, the Iron Curtain was brought down. Ten years ago, eight post-communist states joined the EU. What do we really know about our neighbours beyond the border? Send your thoughts to berlin(at)cafebabel.com and become a part of the team!
Translated from February 1989: the “Children of Freedom” generation is born