Erasmus a Madrid: abituarsi alla calma spagnola
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Valentina CarraroStudiare a Madrid è più complicato del previsto. L’Appartamento spagnolo non è come al cinema e l’università ha ritmi da sud. Il primo appuntamento della serie Erasmus: Anna, 22 anni, per un anno a in Spagna, racconta la sua esperienza.
«Non credo che il prof verrà oggi», spiega Nina, studentessa Erasmus di Berlino e mia futura vicina di banco all’Universidad Autonoma de Madrid. Piuttosto motivate e sole siamo in attesa del docente del corso di letteratura. Ma lui non arriva. Anche il giorno seguente non si fa vedere. Alcuni studenti spagnoli ci spiegano il sistema universitario madrileno: «Durante la prima settimana molti professori non vengono. Così gli studenti possono conoscersi meglio tra loro», dice una ragazza sorridendo. Detto fatto. Da questo momento io e Nina partiamo insieme alla conquista, non solo del campus, ma anche la vita notturna. E Madrid offre un sacco di fiesta: nelle prime settimane i circa mille studenti Erasmus della Universidad Autonoma partono all’assalto dei locali della città.
Tapas e fiesta
Tra tapas appetitose e uno spagnolo traballante conosco Marie di Strasburgo, Fabio dall’Italia e Katalina dalla Polonia. Ognuno ha da raccontare storie sulle prime settimane. Mentre la timida Marie vive nella Gran Via, la strada principale di Madrid, Katalina è ancora disperatamente in cerca di una casa. Anche Marie però non è del tutto soddisfatta: «La mia padrona di casa e sua figlia vivono in casa e litigano tutto il giorno», spiega agli altri. Nonostante questo Katalina è invidiosa. Lei vive a quasi due ore dall’università e chissà cosa darebbe per vivere un po’ più in centro. Entro quattro settimane dovrà traslocare e dovrà cercarsi un’altra sistemazione. Ma trovare L’Appartamento spagnolo a Madrid non è semplice e di conseguenza le sue richieste si sono ridimensionate: la camera deve soltanto avere una finestra e il collegamento a Internet. Si è anche già rassegnata a pagare, eventualmente, un affitto più alto. Per stasera preferisce non pensarci. Il trio europeo non vuole lasciarsi distogliere dai festeggiamenti e prosegue alla volta del prossimo bar. Postumi di una sbornia madrilena?
Turismo famigliare
Madrid è vivace anche durante il giorno. E se il Prado e il museo Thyssen vengono risparmiati per le visite ufficiali dei genitori, la domenica mattina è sempre dedicata al Rastro, il gigantesco mercatino dell’usato nel centro di Madrid. Nel pomeriggio prendiamo il Teleferíco, la funivia che sorvola la capitale spagnola. Solamente il mattino successivo torniamo ad occuparci dell’università e delle questioni amministrative. Durante le pause girovaghiamo per il campo per procurarci un certificato Erasmus e una tessera degli studenti, e poi di nuovo, puntuali, torniamo in aula e aspettiamo i professori. Il professore di Letteratura compare solamente alla quarta lezione e ci spiega quali opere dobbiamo leggere nei prossimi mesi. Alcuni studenti Erasmus iniziano già a sfogliare il piano di studi per trovare un altro corso, ma la maggioranza decide di restare.
Bastano cinque settimane perché la calma spagnola abbia effetto anche su di noi. Alla fine di ottobre il docente ci fa aspettare di nuovo due giorni. Ma la belga Lucy e gli altri studenti Erasmus hanno imparato la lezione. Si sparge presto la voce che il professore si rifarà vivo soltanto a fine novembre e, quando si presenta all’università all’inizio del mese, osserva stupito la sala: ha l’aria motivata ma la classe è quasi vuota.
Il prossimo appuntamento è per venerdì prossimo: un giovane da Malta a Roma, in piena rivoluzione studentesca. Aspettando la terza puntata del viaggio di cafebabel.com nel mondo Erasmus.
Translated from Erasmus in Madrid: Warten auf den Prof