Elezioni Parlamento europeo 2014: Poker face
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Euroscettici, astensionismo e crisi diplomatiche internazionali. Mentre le elezioni parlamentari europee di maggio 2014 si avvicinano, il contesto sembra apocalittico. L'Italia potrebbe giocare un ruolo importante per cambiare le politiche dell'Ue, ma il rischio è che il destino del continente venga affidato al caso, come in una partita di poker.
Il futuro dell’Europa sembra dipendere dalle elezioni parlamentari europee che si svolgeranno a maggio 2014. Il loro risultato tuttavia sarà influenzato da diversi elementi. In realtà, la partita europea somiglia piuttosto a una mano di poker con tanto di carte coperte, croupier e giocatori diffidenti di diverse nazionalità. Come andrà a finire? È una questione di coraggio e fortuna.
La prima carta: astensionismo
Sulla base di una ricerca sulle elezioni parlamentari europee del 2009, l’Italia rientrerebbe oggi nel gruppo di Paesi in cui l’affluenza alle urne diminuirà, insieme ai vicini dell’area mediterranea e alla Francia. Il dato più significativo riguarda però il profilo socio-demografico dell’astensionista: giovane, tra i 18 ed i 24 anni, studente o da poco laureato, potenzialemente parte dei 5,5 milioni dei disoccupati under 25 dell’Ue. Questi dati forniscono un’ulteriore informazione: la maggioranza non andrebbe a votare “per ragioni di natura politica in senso ampio”, un sintomo del disagio e della sfiducia nei confronti della politica europea. Si tratta di un sentimento che potrebbe generare un vuoto rappresentativo e creare una spirale negativa influenzando anche le prossime generazioni di elettori. Gli astensionisti sono quei giovani che, a causa della crisi economica e del “regime di austerità”, si sono allontanati dalla politica.
La seconda carta: lo scacchiere internazionale
La seconda carta sul tavolo è quella della crisi Ucraina. Il Paese è sull’orlo di una guerra civile che potrebbe coinvolgere la Russia. Quest’ultima ha incassato la fiducia degli abitanti della penisola della Crimea con il referendum del 15-16 marzo scorso. Se l’Unione europea ha finora mantenuto un profilo basso, i recenti sviluppi spingono le istituzioni europee ad assumere una posizione chiara ed esplicita: il tempo sta scadendo. Finora sono state adottate misure blande e inefficaci; sembra che la richiesta del ministro dell’Economia ucraino, Iuri Kolobov, – aiuti economici pari a 35 milioni di dollari – sia stata (semplicemente) dimenticata. Queste disattenzioni e gli errori commessi rappresentano l’ennesimo fallimento della diplomazia internazionale, in particolar modo dell’Unione europea. Vi è un altro Paese che rappresenta un rebus: la Croazia. Il processo d’integrazione è tecnicamente concluso, ma le perplessità della popolazione sono numerose. Nella tornata elettorale del 2013, valida per l’elezione di 12 eurodeputati croati, solo il 20,67% degli aventi diritto di voto si è recato alle urne. A questo si aggiungono i problemi causati dalla crisi economica che affligge anche i suoi principali partner commerciali: le previsioni dell’Unione europea sottolineano il rischio di un deficit fiscale per il 2014 e l’aumento del debito pubblico. Il pericolo di diserzione alle urne è elevato e, anche in questo caso, si rischia un voto “falsato”.
La terza carta: euroscettici
Secondo PollWatch 2014, i Social-democratici supereranno i Popolari europei nell'assegnazione dei seggi del Parlamento europeo. Il dato più interessante riguarda però i partiti non allineati, la cui presenza dovrebbe aumentare notevolmente. È un’ipotesi avvalorata dai risultati francesi che vedrebbero in testa il Front National in Francia; un aumento è previsto anche per il GUE-NGL (Gruppo Confederale della Sinistra Unitaria Europea/Sinistra Verde Nordica, ndr.). Se il risultato delle proiezioni dovesse essere confermato, l’Ue si ritroverebbe con un parlamento eterogeneo, in cui sarebbe inevitabile il ricorso alle larghe intese. Le stesse alleanze che da circa 3 anni non riescono a risolvere i problemi economici e sociali del Paese che deterrà la presidenza del Consiglio europeo nel semestre dopo le elezioni: l’Italia.
Il Croupier
La presidenza italiana arriva in un momento di forti dubbi e crisi e rappresenta il più grande punto interrogativo dell’intera partita. Se è vero che serve un cambiamento delle istituzioni europee non è chiaro quale debba essere il ruolo del Belpaese. Necessita di un sostegno economico da parte dell’Unione europea? È lo Stato forte dell’area mediterranea che può cambiare gli equilibri europei? Oppure, rappresenta una critica al sistema con i suoi movimenti euroscettici sia di destra che di sinistra? Nella partita di poker immaginata potrebbe essere l’ultimo uomo seduto al tavolo, spettatore e giocatore al contempo: il croupier.