Elezioni europee 2014: quanto pluralismo vuole l'europa?
Published on
Translation by:
Silvia GodanoL'Europa ha votato e, tra dibattiti sulla crisi finanziaria, istituzioni e identità europea, qualcosa è andato storto. I media parlano di terremoto. I politici paiono privi di risposte. Quale sarà il futuro del Continente? Una cronaca sui risultati elettorali in Germania e sulle prospettive aperte, in tutta Europa, da un voto che ha privilegiato la destra populista ed euroscettica.
Le elezioni sono ormai passate, e tutta l'Europa è sotto schock. L' Europa intera? A dire il vero, no. Dagli schieramenti dei partiti della destra populista si sentono, dalla domenica delle elezioni, soltanto grida di gioia ed euforiche fantasie di onnipotenza. Prima fra tutte Marine Le Pen con il suo Front National che, con il 25% dei voti a proprio favore, si può legittimamente considerare il "premier parti de France" (primo partito di Francia, ndr). Simili allarmanti percentuali offuscano le votazioni in Danimarca, Inghilterra, Ungheria e Grecia. Soltanto alcuni paesi sembrano essere stati risparmiati dal terremoto della destra populista - la Germania, per fortuna, è tra questi.
soltanto euroscettici o qualcosa di peggio?
Le tedesche CDU (Unione Cristiano Democratica) e SPD (Partito Socialdemocratico Tedesco) sono quasi alla pari, mentre la FDP (Partito Liberale Democratico) è rimasta giù nello scantinato dei democratici; molti tedeschi pensano a un futuro con i verdi e persino l'euroscettica Alternative für Deutschland (AfD - Alternativa per la Germania) sembra piuttosto docile se paragonata al contesto politico europeo. Gli uomini di Bernd Lucke (fondatore di AfD, ndr) sono sì andati a caccia di voti con inequivocabili discorsi euroscettici, ma da un partito come questo al Front National - che non rappresenta soltanto posizioni nazionalistiche, ma i cui membri si sono talvolta espressi a favore della reintroduzione della pena di morte, oppure contro l'aborto e i matrimoni omosessuali - il passo non è certo breve. Perché la corte costituzionale federale ha ribaltato all'ultimo minuto la clausola del 3%, regalando così indirettamente un seggio nell'europarlamento al partito di estrema destra NPD (Partito Nazionaldemocratico Tedesco)? Fortunatamente soltanto l'1% degli elettori ha trovato convincente il programma dell'NPD.
Lasciando da parte il successo - comparativamente ristretto - di AfD e NPD, il lunedì mattina dopo le elezioni, a Berlino ci si deve porre alcune domande piuttosto urgenti: viviamo in una bolla europea multiculturale e plurale? Se sì, dobbiamo ringraziare "Angie Merkel Superstar", una congiuntura favorevole, o un elettorato profondamente consapevole del progetto europeo? La condizione economica favorevole, nella quale ci troviamo, non può certo essere l'unica ragione per cui il populismo di destra ha trovato meno sostenitori in Germania. Se fosse stato così, allora i partiti nazionalistici in Danimarca piuttosto che in Svezia non avrebbero avuto alcuna chance, mentre nell'Europa del Sud avrebbero dovuto raggiungere percentuali da record. Interpretare il risultato elettorale quale risposta a manovre impopolari da parte del governo sembra plausibile, eppure in questo caso si sarebbe ritenuto l'elettorato capace di una maggiore lungimiranza. La responsabilità è dunque di nuovo soltanto di Bruxelles con la sua fissazione per le regole? Oppure i tedeschi, condizionati dalla loro storia, hanno sviluppato, come spesso si sostiene, un migliore sistema di immunità politica?
quanto siamo indifferenti all'europa unita?
Spiegazioni di questo tipo servono poco a interpretare i risultati del 25 maggio. In Germania ci si asciuga la fronte dai sudori freddi, ma proprio alleggerito non lo è nessuno. Anche se l'affluenza alle urne è cresciuta del 5% - fino a raggiungere il 48% - rispetto al 2009, contraddicendo almeno un po' lo stereotipo del tedesco indifferente alla politica, si tratta comunque di una percentuale pericolosamente bassa. D'altra parte, non si può nascondere l'affuenza terribilmente bassa in molte nazioni dell'Europa centrale e orientale. Un'unione politica e geografica, che importi così poco ai propri cittadini, sarebbe oggetto di una drammatica discussione anche senza populismo di destra.
Perché, anche dopo lo schock iniziale, il risultato elettorale ci causa ancora crampi allo stomaco? Una critica all'Europa e alle sue istituzioni deve essere contemplata – per questo abbiamo bisogno di partiti critici all'interno dell'Europarlamento. Se però si analizzano con attenzione i discorsi dei populisti di destra, allora si diverrà presto consapevoli, che qui non è in gioco soltanto la costruzione politica dell'Europa, ma - molto peggio - l'idea stessa di un'Europa unita. Quali siano precisamente i nostri "comuni valori europei" non è sempre così chiaro, ma tolleranza, pluralismo e solidarietà sono sicuramente tra questi. Quando partiti, che si schierano così apertamente e aggressivamente contro questi valori, incontrano il favore di molti cittadini alle elezioni europee, allora c'è da chiedersi costernati, se forse non soltanto il "progetto Europa", ma anche il "sogno europeo" poggi le proprie fondamenta sulla sabbia. Chi ritiene che quest'ultimo non sia soltanto importante, ma una faccenda profondamente prioritaria, allora questi dovrebbe esporsi appassionatamente per l'Europa - e non semplicemente scomparire nella sua bolla.
Translated from Europawahlen 2014: Wie viel Vielfalt will Europa?