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Democrazia europarlamentare

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Default profile picture chiara capozio

Il complesso girotondo delle istituzioni europee. Che si bilanciano tra di loro. Senza essere in guerra.

Non è la prima volta, né sarà l’ultima, che le istituzioni europee si scontrano, è vero. Ma non per questo si può dire che l’Unione stia attraversando un momento facile. Dopo il blocco dell’accordo sul Trattato costituzionale; dopo la mancata attuazione del Patto di Stabilitá; dopo il rifiuto, senza nessuna giustificazione, da parte del Consiglio di definire uno status di eurodeputato; dopo la bassissima affluenza alle Europee del giugno scorso; dopo la pittoresca elezione del presidente del Parlamento; arriva Barroso con un collegio di Commissari davvero stravagante. Non sto parlando solo dell’elezione dell’onorevole Buttiglione a Comissario alla Giustizia e agli Interni – del quale non voglio nemmeno commentare le assurde dichiarazioni e la strumentalizzazione che ne è seguita. Parlo anche di Laszlo Kovacs, l’ungherese ex-collaboratore di un regime autoritario, che si è presentato davanti alla Commissione Industria dell’Europarlamento senza avere la minima idea di quello che stava dicendo. Parlo della Commissaria designata alla concorrenza – Neelie Kroes, che ha fatto parte di innumerevoli consigli di amministrazione di importantissime compagnie europee e che pretenderebbe di astenersi in caso di conflitto di interessi (praticamente sempre). Parlo di Almunia, che appena ci si distrae, cambia le regole del gioco per il proprio bene. E’ giunta l’ora della vittoria per il Parlamento Europeo? Penso proprio di sì.

Nessuno obbliga gli altri

Non stiamo attraversando un momento positivo. Siamo davanti all’elezione di un nuovo collegio di commissari che “sono scelti per le proprie capacità, non per le proprie idee” come ha dichiarato l’eurodeputato José Ignacio Salafranca giorni fa. Ma se fosse così non avremmo il Presidente del Parlamento che abbiamo. Non credo sia vero che si sta aprendo un periodo di crisi, come diceva non poco tempo fa il Vicepresidente del Parlamento Alejo Vidal-Quadras. Però non credo neanche che il non-voto contro la proposta di Barroso sia stato un trionfo della democrazia, perché la democrazia avrebbe trionfato con un voto a favore o contro. C’è stato trionfo della democrazia quando la Commissione Prodi è restata appesa ad un filo per il caso Eurostat? Sì (si sbagliasse o no il parlamento). Suvvia, però, non ci inganniamo, non veniamo dalla miglior Commissione del mondo. Prodi ha promosso e ha fatto campagna attiva a favore della lista unica del centrosinistra italiano alle Europee, sottolineando però che lo faceva nel suo “tempo libero”, per pugnalare poi il “ciccio bello” Francesco Rutelli che si espone per lui davanti al Parlamento italiano. La rapida conclusione è che la politica europea lascia molto a desiderare. Però in questa situazione la decisione di Barroso è stata corretta. Questo grande oratore, che parla alla perfezione per lo meno quattro lingue, non si è piegato davanti al Parlamento. Innanzitutto perché il Parlamento non esiste per piegare nessuno (e neanche le altre istituzioni), ma per partecipare al processo di decisione. Barroso lo sa e per questo si è mostrato attento all’opinione di gruppo dei parlamentari e ha ritirato la proposta, cosa per la quale alcuni di noi si rallegrano.

Tutti ci guadagnano

Ci guadagna il Parlamento, addirittura senza aver votato. Ci guadagna Barroso, perché ritira un collegio affetto da politici di terz’ordine ed avrà piú potere al momento di accettare o no i candidati dei governi dell’Unione. Ci guadagnano i cittadini dell’Unione perché un sistema europeo nel quale primeggia la democrazia rafforza il Parlamento. Non credo che l’Unione Europea sia in crisi, non ci sarà una crisi nemmeno se si rifiuterà il Trattato Costituzionale. E’ vero che per un pò cammineremo più lentamente ma, come dice la Vicepresidente della Commissione, Loyola de Palacio, l’Unione avanza sempre a piccoli ma solidi passi.

Il Parlamento ha fatto molta strada, dalla sua prima elezione a suffragio universale nel ‘79, e molta strada deve ancora percorrere. Piccoli gesti possono aiutare in questa traiettoria inarrestabile, perché la democrazia non é la meta, ma il cammino. Il sistema cambia e si adatta alle esigenze della societá: lavora per i cittadini, anche se é vero che i mandato che sono stati consegnati in questi giorni ai deputati dei differenti gruppi sono stati piuttosto contraddittori. Però é anche vero che i cittadini in nessun caso rimagono in disparte. Votiamo per il Parlamento in modo diretto, votiamo i nostri governi nazionali che ci rappresentano davanti all’Unione, insieme al Parlamento. E’ positivo porre in discussione il sistema, aiuta a migliorarlo; ció che non é positivo, né sano, é far finta che le istituzioni siano in guerra, perché é una bugia. Che il Parlamento voglia che si ascolti la sua voce e che si tenga in considerazione, non significa che sia l’arcinemico del Consiglio o della Commissione: significa che sulla bilancia istituzionale i pesi cambiano di posto si si riaccomodano. Le istituzioni non possono vivere l’una senza l’altra. E’ questo il Girotondo dell’Unione Europea.

Translated from Democracia europarlamentaria