Declan Ganley contro l' “antidemocratico” trattato di Lisbona
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Sara Menegatti CerliniSi è opposto al trattato di Lisbona. Ha presentato in tutti i 27 stati membri 600 candidati nel 2008; tuttavia, solo uno di loro è stato (ri)eletto in Ungheria. Dopo questo fallimento, il multimilionario quarantunenne proprietario della Galway, si era ritirato dalla politica. Ma ora il leader di Libertas torna sulla scena europea per sostenere il secondo no irlandese al trattato.
Durante una conferenza stampa tenutasi a Dublino il 14 settembre scorso, Declan Ganley è tornato in politica, in tempo per il referendum che si terrà il 2 ottobre 2009. L'uomo d'affari nato in Inghilterra e a capo di Libertas, il partito contrario al trattato di Lisbona, ha già condotto con successo una campagna a favore del no nel 2008 che ha condotto al rifiuto dell'adesione al trattato. Si è successivamente ritirato dalla politica in seguito al fallito tentativo di fare di Libertas «il primo partito politico pan-europeo». La mossa non ha destato grandi preoccupazioni; la gente lo identifica come inglese (è nato e ha vissuto a Watford fino all'età di tredici anni). È una figura carismatica, ma la sua ricchezza e la sua azienda di telecomunicazioni che fornisce servizi alle forze militari sono guardate con diffidenza.
Il ritorno
Nonostante ciò, la nuova apparizione a sorpresa di Ganley imprimerà un forte impulso al fronte irlandese del no. In una conversazione con il Wall Street Journal pubblicata il 10 settembre, Ganley sostiene che Costituzione europea e Trattato di Lisbona siano documenti dall'analoga sorte. E si chiede:«Perché dal momento che la Francia ha già votato no, la Danimarca ha votato no e gli irlandesi hanno votato no, veniamo nuovamente costretti a mandare giù a forza la stessa formula?». E aggiunge:«Non è necessario scervellarsi e pensare alla democrazia in modo intellettualistico e distante, chiedendosi quale oscura minaccia possa celarsi dietro tutto ciò. Si tratta di un atto di odio nei confronti della democrazia. Si tratta di un abuso di potere tanto evidente quanto incredibile».
Perché tornare proprio ora? Ganley afferma di essersi deciso ad agire per «difendere la verità». Egli giudica le garanzie ottenute dal Governo irlandese su questioni controverse quali aborto e neutralità come «insignificanti». Afferma che il fronte del sì, in preda alla disperazione, abbia fatto ricorso persino alle menzogne. Gli ultimi sondaggi pubblicati dal Sunday Indipendent vedono i favorevoli al trattato rispettivamente al 63% e al 62%. I contrari sono stimati tra il 15% e il 23%. Tutti i partiti politici repubblicani sostengono il trattato, ad eccezione dei marxisti repubblicani dello Sinn Féin.
Lo stuntman Ganley
Nella campagna contro il trattato di Lisbona condotta da Libertas nel 2008 si è fatto ricorso ad un'aggressiva offensiva mediatica estranea all' isola di Emerald (soprannome dell’Irlanda, ndr). Tra le prodezze volute da Ganley ricordiamo il volo di un aereo privato che mostrava uno striscione recante la scritta «Salvate l'Europa dal declino/ votate no» sullo stadio Croke Park di Dublino durante una finale di coppa. Quest'anno, al contrario, non è il caso di condurre una simile mirabolante campagna. Dopo tutto, siamo in recessione. «Questa volta non faremo una campagna analoga a quella condotta in precedenza sul trattato di Lisbona», ha dichiarato Ganley durante una conferenza stampa. «Le nostre risorse non sono niente se paragonate a quelle a disposizione dei sostenitori del sì». Ganley spera di raccogliere fondi per una cifra compresa tra i 50 000 e i 200 000 euro per l'acquisto di cartelloni, poster e spazi sui giornali a sostegno del no.
Cos'altro? Come ha detto al Wall Street Journal il suo obiettivo finale è quello di realizzare un documento di venticinque pagine a sostegno dell'elezione diretta di un Presidente europeo.
Translated from Libertas' Declan Ganley comeback against ‘democracy-hating’ Lisbon treaty