Damsel/Wife/Witch, gli stereotipi di genere e le favole
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Chiara MazziDamsel/Wife/Witch, opera teatrale della compagnia londinese And So Forth, mostra come quello che impariamo dalle fiabe ascoltate o lette da bambini, modellando le nostre aspettative da entrambi i ruoli di genere, condiziona anche le nostre vite "da grandi". Una recensione.
Quando eravamo bambini ci hanno raccontato molte favole o abbiamo visto i film della Disney. Quelle che sembrano storie stupide e colorate per intrattenere i bambini, sono spesso anche lezioni per insegnare ai bambini com’è la vita e come (non) ci si deve comportare. E la pièce Damsel/Wife/Witch, letteralmente Fanciulla/Moglie/Strega, esplora le modalità con le quali queste lezioni finiscono per influire sulla nostra percezione personale come adulti, in particolare per ciò che riguarda i ruoli di uomo e donna nelle relazioni interpersonali.
Il primo elemento che colpisce è l’ambientazione. Non aspettatevi un tradizionale palcoscenico. Il Peckham Asylum è affascinantemente decadente (a dire il vero anche un po’ inquietante), il gioco di luci ed ombre che ricreano il tramonto ben si addice al mood e al ritmo dello spettacolo. I posti a sedere sono disposti trasversalmente, due file per lato, come nelle sfilate. Quando sono entrato per prender posto, ho subito cercato quello da cui avrei avuto una visione completa e perfetta della scena, che però, ahimè, non esiste; ed è proprio questo lo scopo. Il pubblico si confronta direttamente con l’idea che ci sono prospettive diverse sulla stessa storia e che sono le scelte che prendiamo a determinare quello che vediamo.
Lo spettacolo risulta insolito anche per via degli intermezzi musicali di voce (Katie Coventry) e piano (Claire Harris). I brani, composti da Lewis Murphy, accompagnano le poesie di Laura Attridge, regista della rappresentazione e coautrice con Richard Wallis. I due coautori esplorano varie tematiche che si possono trovare nelle favole e che, tuttora presenti nella società di oggi, danno forma a comportamenti come la colpevolizzazione della vittima, la violenza sessuale, il sessismo e la misoginia. Attraverso i difetti dei personaggi, gli spettatori prendono coscienza di questi atteggiamenti. Danielle Winter e Adam Drew impersonano con entusiasmo i due protagonisti che affrontano l’uno le aspettative e i desideri dell’altro a riguardo della loro relazione, alternando momenti di divertimento e di intimità ad attimi più drammatici e perfino sgradevoli.
I personaggi si sfidano ricoprendo i diversi ruoli che ci si aspetta ci siano in una favola: fanciulla/moglie/strega per la donna e principe azzurro/avido/cattivo per l’uomo. Queste figure inducono sia gli uomini che le donne a creare stereotipi di genere ed aspettative sociali a cui è difficile sottrarsi. La stesura a due mani della pièce è stato evidentemente cruciale per lo sviluppo di questa tematica: “Laura ha cercato di mostrarmi cosa significasse vivere dovendo affrontare quotidianamente un atteggiamento sessista, mentre io ho cercato di mostrare lei cosa significasse per un uomo lottare con l’insicurezza e il senso di inadeguatezza”, mi ha detto Wallis.
È uno spettacolo piacevole che riesce ad affrontare argomenti familiari sebbene complessi, in maniera creativa. Gli autori lasciano appositamente alcune parti alla libera interpretazione del pubblico, incoraggiando alla riflessione e alla discussione su tematiche che, infatti, possono essere affrontate in modo appropriato solo in un confronto aperto e uscendo dagli schemi predeterminati.
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Avete tempo fino al 18 ottobre per vedere Damsel/Wife/Witch al Peckham Asylum, Caroline Garden's Chapel, London SE15 2SQ.
Translated from Review: Damsel/Wife/Witch, gender stereotypes and fairytales