Cherie Blair, un avvocato con i ferri da maglia
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michela pistiddaProfessione forense, lavoro a maglia & Beatles. La 52enne moglie del premier britannico Tony Blair si racconta a cafebabel.com.
La first lady britannica è sempre prodiga di consigli materni. E già prima che l’intervista abbia inizio, capisco di essere sottoposta ad un terzo grado: «Allora sei al terzo anno d’università?», mi chiede la signora Blair. «Sai, penso che non dovresti essere qui ad intervistarmi… Durante il terzo anno bisogna lavorare sodo, non c’è nulla di più deprimente di un voto mediocre!».
Fra ferri da maglia e jilbab
Il suo consiglio è un’ulteriore riprova della determinazione e della rigida etica professionale che hanno contraddistinto per decenni la dolce metà del premier britannico. Anche per questi aspetti del suo carattere, negli ultimi anni Cherie Blair, conosciuta nei corridoi del tribunale come Cherie Booth (questo il suo vero cognome), colei che ha ottenuto il titolo di Queen’s Counsel (concesso ad una ristretta élite di avvocati ai vertici della professione forense) è stata oggetto di pesanti critiche. In particolare per il suo coinvolgimento in casi giudiziari controversi, come quello di Shebiba Begum, ragazza musulmana espulsa da scuola perché indossava una jilbab (veste che copre interamente il corpo da capo a piedi), di cui Cherie ha assunto la difesa nel 2004. Gli esperti dicono di lei che è «scortese», mentre la stampa scandalistica la attacca per i conti esorbitanti (a tre cifre!) del parrucchiere. Le schiere dei suoi sostenitori sembrano diradarsi a vista d’occhio, e perfino i suoi più fidi fiancheggiatori sono rimasti irritati dalle accuse dei media, che le rimproverano il fatto di aver tacciato di ipocrisia il cancelliere Gordon Brown nel corso dell’ultima convention laburista
Hillary Clinton britannica
Tutti sembrano fare terra bruciata intorno a lei. Ma non rimane proprio nulla di buono da scrivere sulla “Hillary Clinton britannica”?
Non proprio. Cherie si è laureata in legge a pieni voti presso la London School of Economics. E confessa che, oltre ad esser in grado di fare più cose contemporaneamente (un’abilità che è riuscita a sviluppare a livelli incredibili, tanto da pranzare abitualmente sulle scartoffie) la sua arma segreta è sempre stata… il lavoro a maglia. «Sono riuscita a superare gli esami finali grazie ad una complessa serie di maglioni che sferruzzavo», ricorda. «Ho passato così tanto tempo a cercare di ricrearne gli schemi a maglia che alla fine di quel periodo non sono più riuscita ad indossare un maglione. Alla sola vista mi viene la nausea!».
Le dico che esiste una “Lse knitting society” (“Associazione del lavoro a maglia della London School of Economics”, ndr). «Mi fa piacere saperlo», risponde. «Nello sferruzzare c’è un certo non so che di incredibilmente terapeutico. Ma non sono sicura che qualcuno voglia poi indossare ciò che ha fatto a maglia durante gli esami…».
Cherie Blair e la politica
Figlia del famoso attore Anthony Booth, Cherie Booth ha incontrato per la prima volta Tony Blair quanto studiava legge. Per un breve periodo ha anche considerato l’idea di entrare in politica, e nel 2005 l’ex presidente statunitense Bill Clinton l’ha esortata a candidarsi al Parlamento, offrendole il suo sostegno personale nella campagna elettorale. Ma la risposta di Cherie è stata (e sempre sarà) un secco no. «Mi sono candidata al Parlamento nel 1983. Poi sono stata per un lungo periodo la moglie di un parlamentare (Tony Blair ha vinto nel collegio di Sedgefield nelle elezioni del 1983). E credo proprio che questo sia l’apice della mia carriera parlamentare. Non voglio altro», conclude.
Nonostante si tenga ai margini della vita politica britannica, Cherie Blair ha un’idea chiara di come dovrebbe essere il politico ideale. «Prima di entrare in parlamento dovrebbe svolgere un lavoro duro e di grande responsabilità, così da avere un’esperienza diretta della vita reale. Anch’io, come Tony, non apprezzo i politici di professione».
Liberi professionisti e precarietà
Tento di provocare la signora Blair alludendo alla sua fama di stakanovista. Ma lei ribatte prontamente sostenendo che bisogna trovare un sano equilibrio fra lavoro e vita privata. «Bisogna lavorare sodo, ma allo stesso tempo credo che si dovrebbe mettere la stessa energia nel proprio tempo libero», sostiene fermamente. «Trovare e mantenere un equilibrio per tutta la vita. Penso che chiunque lavori praticamente 24 ore su 24 sia una persona molto infelice. Per me uno dei più grandi vantaggi dell’essere libero professionista è la possibilità di organizzare in modo flessibile il mio tempo».
Ma lo svantaggio più grande della sua carriera lavorativa, secondo Cherie Booth, è la precarietà insita nella sua professione. «Quando sei in proprio, se non lavori non guadagni. Se sei ammalato non guadagni. Se sei incinta non guadagni. E dato che hai il controllo totale della tua vita, tendi a lavorare più di quanto dovresti. Conosco molti avvocati che non si prendono mai un giorno di vacanza».
Nonostante questi aspetti negativi, Cherie Blair ama moltissimo il suo lavoro ed è convinta che lavorando nel campo legale sia possibile «cambiare la società». Ecco perché ama occuparsi di “casi controversi”, che possono contribuire a riformare la società. E sebbene conosca a fondo i segreti più nascosti del mondo politico britannico, spera di essere rimasta una “idealista”: «Penso che di fronte alla legge tutti gli avvocati dovrebbero attenersi a due principi: giustizia e professionalità ».
Chiedi chi erano i Beatles
Cherie Blair è un’ottima amica di Mary Mc Cartney, figlia di Sir Paul McCartney, ex membro dei Beatles. Cherie è cresciuta negli anni Sessanta. E allora la domanda è d’obbligo: chi preferiva fra i Beatles ed i loro nemici storici, i Rolling Stones? «Da vera ragazza di Liverpool, preferivo i Beatles, ovviamente! Ero una grandissima fan di Paul McCartney. Quando l’ho conosciuto gli ho confessato che da ragazza dormivo sempre con una sua foto sotto il cuscino. Però negli anni Settanta, alla London School of Economics, ballavo le canzoni dei Rolling Stones…».
Ora Cherie Blair non può uscire spesso come quando era ragazza. «Quando ero studentessa si beveva tantissimo e si andava sempre a ballare in “dancing disco” (noi la chiamavamo così). Ora non posso più fare né l’una né l’altra cosa. E dato che per motivi di lavoro sono sempre sotto i riflettori, nel tempo libero preferisco stare con la mia famiglia. Però amo moltissimo andare a teatro e seguire la stagione lirica e di balletto».
Suo marito, invece, rimane ancora legato al mondo della musica pop. E Cherie mi racconta un aneddoto memorabile sul recente incontro tra il primo ministro britannico e il leader dei Rolling Stones, Mick Jagger. «Mio marito era emozionatissimo all’idea di incontrarlo, e desiderava tanto parlargli di musica. Ma subito ha capito che tutto ciò di cui Jagger voleva parlare erano le scelte politiche di Tony». Ironia della sorte…
Translated from Cherie Blair, a legal knitter