Catherine Ashton, Ashford o Ashley?
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andrea piuNon è importante ricordare che si sia recata ad Haiti, distrutta dal terremoto, solo sei settimane dopo, o che non abbia partecipato a una conferenza ministeriale, che non sia David Miliband e che non parli francese. Iniziamo col dire che alcuni hanno addirittura difficoltà a ricordare il nome del primo Ministro degli Esteri che L'Ue abbia mai avuto.
Può essere che sia il titolo di "baronessa" a disorientare tutti.
Si tratta di una malattia un po' europea. Nel Regno Unito, un articolo del Times sui primi “cento giorni al potere" di Catherine Ashton, menziona come una delle spettatrici del programma interamente femminile "Question Time" della BBC, abbia fatto riferimento alla baronessa “Ashcroft”. In un dibattito europeo al Festival internazionale del Giornalismo, svoltosi a Perugia il 24 aprile 2010, e moderato da cafebabel.com, gli interpreti pronunciavano il suo nome alternandolo regolarmente a “Ashford” e “Ashley”. Ora il pericolo è che lo dimentichiamo del tutto. L'onda lunga delle elezioni inglesi potrebbe mettere a rischio anche il posto della cinquantaquattrenne Alta rappresentante. Il 3 maggio la Commissione Europea (di cui la Ashton è anche vice presidente) è stata costretta a negare che la baronessa avrebbe lasciato il posto entro qualche mese.
Ashton: «una soluzione di comodo»
Bruno Waterfield, il giornalista del Daily Telegraph che il 30 aprile, per primo, ha alimentato questo rumore, era ospite del dibattito insieme ai suoi colleghi di Bruxelles, Jean Quatremer e Marco Zatterin. «L'Ue è forte ma ha ancora bisogno di mettere insieme i vari pezzi - dichiarava il giornalista de La Stampa, Marco Zatterin, - quando è arrivato il momento di scegliere gli uomini per l'Europa, oh-oh … ecco il primo errore». Gli altri media italiani sembrano pensarla allo stesso modo, come Il Sole 24 Ore, che avrebbe voluto delle nomine un po’ più glamour. «Sembra che abbiano scelto delle figure non proprio prominenti e poco carismatiche - continua Zatterin, - come la signora “Ashley" e [il presidente del consiglio dell'Ue] Van Rompuy, una figura molto grigia».
Il posto oggi occupato dalla Signora Ashton è stato creato dai “nostri” 27 governi ed è divenuto “effettivo” con l’approvazione definitiva del Trattato di Lisbona, il 1° dicembre 2009. Ma Bruno Waterfield critica il "segreto" che ha caratterizzato le elezioni delle due nuove istituzioni, e si riferisce alla Ashton come ad una “soluzione di comodo”. «Si supponeva che il posto dovesse andare all'attuale Ministro degli Esteri britannico, David Miliband, figura carismatica e popolare, - spiega Waterfield - ma ha deciso di farsi da parte perché in quel momento il governo laburista era stremato e aveva bisogno di figure forti. La Ashton proviene dall'ufficio interno di un'autorità regionale per la sanità (Heltfordshire), ed è entrata per la prima volta alla Camera dei Lords nel 1999, Camera di cui è stata anche Leader. Era più o meno l'ultima persona disponibile, fatto che dimostra quanto basse siano le aspettative che l'elite europea abbia su questo progetto».
«Il punto è con chi la Ashton stia lavorando e da chi sia circondata» - Jean Quatremer
Il giornalista francese Jean Quatremer, del giornale di sinistra Liberation, fondato negli anni Settanta da Jean-Paul Sartre, dà una spiegazione logica a questa scelta: «Volevate che ci fossero dei pesi massimi come candidati? - afferma provocatoriamente - Il presidente francese Nicolas Sarkozy vuole ancora rappresentare la Francia, non vuole di certo che lo faccia qualcuno per lui a Bruxelles. Lo stesso vale per i suoi omologhi. Bruxelles ha dovuto dimostrare che la politica estera europea è diversa dalle politiche estere nazionali, cosa che i francesi e gli inglesi hanno molto a cuore». Designare Francia e Gran Bretagna come le diplomazie più potenti d’Europa, supporrebbe che il Ministro degli Esteri dovrebbe in effetti essere solo francese o inglese. Secondo Quatremer la "scioccante storia" di avere una figura politica "non eletta" non è niente di nuovo per i francesi: «Abbiamo molti politici non eletti, guardate ad esempio de Villepin! - esclama - Il punto non è se la Ashton sia o no l'opzione giusta. Ma con chi stia lavorando e da chi sia circondata». Bruno Waterfield è d'accordo con Quatremer fino a un certo punto. «La diplomazia francese e britannica sono sinonimo di politica concreta, con forme spiacevoli di colonialismo, - argomenta. - Vogliamo che la politica dell’Ue sia basata su questi valori?».
Cosa ha fatto finora la Ashton?
Qualunque sia il destino che Bruxelles riservi alla diplomazia europea, cos'ha fatto la Ashton per i cinque mesi passati, a parte creare un immaginario servizio diplomatico dell'Ue? Si è astenuta dal vistare Haiti, colpito da un tremendo terremoto; il suo viaggio turistico nel luogo del disastro è avvenuto solo sei settimane dopo il sisma. A febbraio ha sostenuto le "libere e oneste" elezioni in Ucraina, e ha fatto un viaggio nei Balcani, visitando sia la Serbia che il Kosovo; la tensione tra i due paesi è in continua ebollizione e lei ha minacciato di non prendere parte al summit Ue - Balcani occidentali del 2 giugno. Ha anche irritato le legioni in giacca e cravatta, non presentandosi al primo incontro tra i Ministri della Difesa europei. A marzo era già da 100 giorni che i media europei osservavano la Ashton. El Pais in Spagna ha dichiarato di non essere favorevolmente impressionato ("Preoccupante Ashton"), e alcuni giornali inglesi sono tra il colpito e il dispiaciuto. Gli svedesi sono contenti che la Ashton stia integrando in maniera decisa una politica di sviluppo all'interno della politica estera dell'Ue. Ad aprile, il suo primo incontro con i ministri della difesa ha portato i suoi frutti: i soldati in Afghanistan avranno accesso a un laboratorio di medicina legale in loco. Recentemente si è recata in Cina, dove ha esortato le Nazioni Unite ad approvare delle sanzioni contro l'Iran.
E così andrà avanti. Dunque, cos'è che in realtà ci da fastidio? Il fatto che Catherine Ashton sia un nuovo tipo di politico? Che sia il presidente per gli affari esteri e per la sicurezza, rappresentante di milioni di persone per la modica cifra totale di 328.000 sterline all'anno? Jean Quatremer va oltre, e dice che non abbiamo capito bene quale sia il punto del dibattito. Ecco un insieme di paesi che, quando l'orologio ha toccato la mezzanotte dell'8 maggio 2010, avranno compiuto 60 anni di vita comune. Troppo tardi, o troppo presto, per farsi guidare dalla provvidenza … qualunque sia il suo nome.
Foto: Nabeelah Shabbir. Video: EUXTV/ Youtube
Translated from Catherine Ashton, Ashford or Ashley?