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CATALOGNA: UN TRENO CHIAMATO REFERENDUM

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Translation by:

Roberta Minardi

Il governo catalano ha annunciato la data del referendum che si propone di realizzare. Si terrà il 9 novembre 2014 e prevedrà un doppio quesito: vuole che la Ca­ta­logna sia uno Stato? In caso affermativo, vuole che sia uno Stato indipenden­te? Il governo spagnolo ha annunciato che il referendum non si farà. Ecco lo scontro fra i treni. 

Alla fine il treno che dovrebbe portare la Ca­ta­logna a scontrarsi con la Spagna in un momento tanto indefinito quanto imprevedibile del prossimo anno è partito. La locomotiva del convoglio, quella del re­fe­ren­dum per la sovranità, è stata costruita da un consorzio al 100% ca­ta­lano. Il progetto vede CiU come direttore esecutivo, ERC come capo di ingegneri con molte aspirazioni, ICV-EUIA che ha contribuito con manodopera qualificata e alcuni piccoli investitori (questo sì, senza rischi) e infine CUP, che monitorerà la qualità democratica dei posti dal punto di vista del passeggero.

Questo treno che, contro le aspettative spagnole più ottimiste, è riuscito a partire da Bar­cel­lo­na con destinazione a Ma­drid presenta due vagoni. Cioè, due quesiti. Per salire su quello in testa al treno, ovviamente gremito, sarà necessario comprare un biglietto affermativo con fermata allo Stato (presumibilmente federale, nonostante non sia specificato), però non si garantisce la presenza di qualcuno che aspetti i passeggeri che scendono alla stazione unilaterale. Ai più coraggiosi, quelli che acquistano il secondo biglietto affermativo, spetta la meta finale con urto, triplo salto mortale e visto nello Stato indipendente.

Tutto ciò supponendo che non si verifichi un deragliamento brusco dovuto al logorio dei binari o all’azione di sabotaggio di qualche funzionario di Mon­clova. E di fronte alla notizia della partenza, la Spagna ha scelto di diventare serba e minacciare a destra e a manca: ‘Se ci deve essere uno scontro, che sia contro un muro costituzionale, questo se prima non riusciamo a far saltare il treno in corsa mentre attraversa una fermata giudiziaria’. Niente di nuovo sotto il sole.

COSA PENSA IL MONDO DI QUESTO NUOVO  disastro IBeRI­CO?

Dall’altro lato della Manica, tanto la stampa inglese quanto quella irlandese si sono limitate a descrivere la situazione. Sebbene i mezzi più conservatori abbiano evidenziato nei titoli il veto del Governo alla questione e il resto abbia optato per ti­to­li più neutri, la diffusione della notizia in generale è stata abbastanza imparziale, tanto più se consideriamo che il paese ha affrontato il referendum scozzese poco prima di quello catalano.

Proprio così, la BBC evidenzia la ferma determinazione dei partiti catalani a far scontrare il treno e addirittura Reu­ters avverte del fatto che sarebbe singolare ostacolare il voto durante il referendum stesso. Nessuno nel Regno Unito sembra temere il treno della sovranità catalana. ¡Non per niente hanno inventato le ferrovie!

La stampa francese, tradizionalmente più reticente rispetto a quella inglese in merito a questo genere di questioni, si è sbilanciata riguardo all’opinione del governo spagnolo. Così, nei titoli Le Monde dà risalto  all’“imbroglio” che sta dietro all’organizzazione del referendum sulla sovranità, si fa eco delle dichiarazioni del presidente del Con­siglio Eu­ro­peoHer­mann Van Rom­puy, quando afferma che ogni stato separatista diviene terzo rispetto all’UE e conclude con l’ultima manifestazione dei sostenitori della Cos­ti­tu­zione in Ca­ta­logna. Questa è in generale la visione dei media in Francia, salvo forse quella di Li­bé­ra­tion, un po’ più imparziale.

In Germania, abituata a dare opinioni sui fatti più che sulle volontà,  la notizia è passata abbastanza inosservata eccetto per una delle grandi testate del paese, il Süddeuts­che Zei­tung, che definisce il 9 novembre 2014 come la data scelta dal governo catalano per il referendum sulla sovranità – con doppio quesito in caso di risposta affermativa – e conclude con il peso economico della Catalogna all’interno dello Stato così come con la richiesta di autonomia fiscale e finanziaria dei suoi abitanti.

Dall’altro lato dell’oceano, il New York Times si fa eco di Reu­ters e aggiunge la propria interpretazione: “Sarà un percorso senza uscita?”, si chiede il quotidiano newyorkese, che evidenzia il veto da parte della Spagna e contestualizza la situazione catalana –paragonata a quella scozzese – in uno scenario di culmine di movimenti simili nel vecchio continente.

La seconda testata del paese, il Wa­shing­ton Post, liquida l’argomento con una notizia dell’ agenzia As­so­cia­ted Press, nella quale il rifiuto da parte del Governo viene contrapposto alle prospettive di negoziazione dell’amministrazione catalana e dove addirittura la regione della Catalogna in Spagna viene paragonata al Porto Rico negli Stati Uni­ti, nonostante non abbiano molto in comune in termini politici e di riconoscimento.

Translated from Catalunya: Un tren llamado referéndum