Cambiamenti climatici: il lato nascosto delle migrazioni
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Giulia RocciL'Europa sta vivendo una delle peggiori crisi dei rifugiati della sua storia. Anche se la causa principale delle migrazioni sembra essere la fuga dalla guerra in corso in Siria, è importante capire come i cambiamenti climatici potrebbero peggiorare questo fenomeno.
Nei primi sette mesi del 2015, più di 340 mila migranti sono arrivati in Europa. Questo dato, rilasciato dall'Agenzia europea che si occupa del coordinamento delle frontiere, non calcola però tutti coloro che entrano nell'Unione europea clandestinamente o i 2.600 che sono morti nel tentativo di attraversare il mar Mediterraneo.
I leader europei hanno faticato per raggiungere una posizione comune riguardo questa crisi, che è stata giudicata la peggiore crisi europea dei rifugiati dai tempi della Seconda guerra mondiale. Tutto ciò ha portato ad alcune discrepanze nella sua gestione da parte dei diversi Stati dell'UE. Per esempio, mentre l'Ungheria costruisce muri lungo le proprie frontiere, migliaia di tedeschi accolgono i migranti a braccia aperte.
Non solo guerra: si fugge anche dal "clima"
Il fatto che l'attuale gestione della crisi stia suscitando reazioni tanto differenti non lascia molta speranza per il futuro, soprattutto se dovesse avverarsi la previsione del professore Norman Myers, secondo il quale, entro il 2050, 200 milioni di migranti saranno costretti a spostarsi a causa dei cambiamenti climatici.
Infatti, mentre il rapporto tra questo fenomeno e le migrazioni resta ancora una congettura, la siccità in Siria durata 4 anni, dal 2006 al 2010, è stata giudicata una delle probabili cause della guerra. Il cambiamento climatico è stato altrove associato alla Primavera araba e all'ascesa dell'ISIS, entambe collegate allo spostamento di migliaia di persone. È vero, da solo non può essere considerato la causa diretta di episodi di questo tipo, tuttavia il cambiamento climatico può comportarsi come un "catalizzatore", accelerando la creazione di quelle circostanze in grado di esasperare proteste popolari, crisi politiche o di altro tipo.
Se il rischio è scomparire dalla faccia del Pianeta...
L'argomento è stato a lungo escluso dal dibattito internazionale, probabilmente perché considerato un fenomeno limitato al profondo Sud del mondo. Tuttavia il tasso crescente di eventi climatici avversi, come: siccità, alluvioni, innalzamento del livello del mare, potrebbe aumentare esponenzialmente anche il numero di migranti alla ricerca di un rifugio in Europa.
Tra coloro che ne saranno colpiti, è molto probabile che alcuni perderanno definitivamente e letteralmente la propria terra. Parliamo in particolare delle piccole Nazioni insulari, come Tuvalu o Kribati, che sono destinate a scomparire dalla faccia del Pianeta tra circa 30, 50 anni, se il riscaldamento globale dovesse continuare con il ritmo attuale.
Il Governo di Kribati, un piccolo arcipelago nel Pacifico del sud, ha già acquistato 6 mila acri di terreno appartenenti alle Figi per spostare (nell'ipotesi peggiore) la sua popolazione. Ma per tutte le altre aree a rischio resta l'incertezza. Il Sud-est asiatico, ad esempio, ha vissuto alluvioni devastanti nell'ultimo decennio, e il Bangladesh sarà probabilmente il più esposto a questo potenziale pericolo. Fino a oggi, sono stati pochi i provvedimenti presi per far fronte al possibile spostamento di queste popolazioni.
Un tema tanto "nascosto", quanto attuale
Nonostante l'emergenza crescente, nessuna agenzia internazionale specifica è stata costituita per affrontare questo problema, e i rifugiati climatici non sono stati inclusi nelle convenzioni internazionali. Ad esempio, l'UNHCR, l'agenzia ONU che si occupa dei rifugiati, ha ammesso che il cambiamento climatico potrebbe diventare in futuro il motore principale degli spostamenti. Tuttavia gli specialisti e i legislatori stanno ancora discutendo se includere questo capitolo nel diritto internazionale sui rifugiati.
Esiste dunque una necessità reale di affrontare il problema delle migrazioni come un fenomeno legato al clima. Potrebbe essere importante discuterne nei dibattiti internazionali sull'argomento, compresa l'imminente "Conferenza delle parti" (COP21) che si terrà a dicembre a Parigi. Quando si parla dell'urgenza di raggiungere un accordo vincolante sul clima, si deve fare riferimento al fatto che il riscaldamento globale provocato dall'uomo condurrà in futuro a una crisi migratoria ancora più grave. In un recente discorso sull'argomento, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha incoraggiato un accordo sul clima ancora più ambizioso. Considerata la natura frammentaria delle reazioni suscitate dall'attuale crisi dei rifugiati, questo è tutto ciò che possiamo sperare.
Translated from Climate change: The hidden catalyst of migration