“Bye bye world”, ricomincio da capo (a teatro)
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Elisa BuzziQuante volte vi siete sentire ripetere che scappare non serve, che i problemi vi seguiranno ovunque? L'opera vincitrice dell'Amsterdam Fringe Festival del 2011 parte proprio da questo desiderio diffuso: abbandonare tutto e ricominciare la propria esistenza altrove, sotto nuove spoglie.
Ad agosto, la compagnia teatrale olandese Gehrig & Ketelaars ha messo in scena la commedia a Edimburgo, prima tappa di un tour internazionale.
Due donne, una mora, l’altra bionda, siedono l’una accanto all’altra. Dino è stesa sul pavimento: “Sì” sussurra serenamente, “sì”. “No” mormora Olga, scompostamente seduta su un cubo di legno vicino a Dino, “No, no”. In molteplici modi, questa scena simboleggia il clima della commedia sperimentale Bye bye world, diretta da Marjolein Frijling. L’opera utilizza la narrazione e la recitazione per raccontare le storie di due donne molte diverse, ma accomunate dalla stessa scelta: una mattina, indossato il cappotto, escono di casa per non farvi più ritorno. Per Dino, isolata dal resto della società, la decisione è ben pensata: scappare è un modo per autoaffermarsi, una possibilità per ricominciare tutto daccapo. Per Olga, sposata da dieci anni, con una bella casa e una carriera di successo nella comunicazione, si tratta di una mossa impulsiva dettata dall’isolamento e dalla frustrazione di una vita piena, ma allo stesso tempo priva di significato.
Sei un’Olga o una Dino?
“Bye bye world” è rara nel suo genere: una commedia sperimentale in cui tutti si possono riconoscere. In parte, questo è dovuto semplicemente al buon impianto della trama: la recitazione dell’assurdo appare solo occasionalmente, mentre le frequenti narrazioni rafforzano la storia e un originale utilizzo dell’intero spazio teatrale porta il pubblico dentro la scena. Tuttavia, l’aspetto più importante è rappresentato dalla credibilità delle due protagoniste: “la maggior parte delle donne dice ‘Oh, sono proprio come Dino’ o ‘Sono davvero un’Olga’” afferma l’attrice olandese Vera Ketelaars. La collega Anne Gehring conferma: “la maggior parte delle donne sui trenta si riconoscono in Olga o in Dino”.
"Siamo affascinate dall’idea che la vita che viviamo non ci appartenga davvero, che sia possibile cambiare"
Entrambi i personaggi sono isolati dalla società e dalle persone che li circondano, situazione che si riflette in una serie di dolorosi dialoghi familiari: domande e risposte di routine senza alcun significato e monologhi a senso unico in cui chi parla sembra dimenticarsi della presenza dell’interlocutore. Una certa dose di esagerazioni e di satira, soprattutto durante le conversazioni con la super-efficiente Olga, dimostrano perfettamente l’alienazione della protagonista, strappando anche qualche risata. La genialità di “Bye bye world” è che tratta un tema di grande attualità: viviamo in un mondo di TV via cavo e cellulari in cui si è sempre rintracciabili e ci viene detto che tutto questo è solo per il nostro bene. Ma è con grande emozione che Vera Ketelaars si rivolge al pubblico è annuncia: “è possibile! Puoi salire su un treno o un aereo e non farti mai più sentire. È possibile”.
Gehring e Ketelaars mettono in scena una fantasia comune a molte persone, ma che resta comunque un tabù. La commedia normalizza l’alienazione dei personaggi, rifiutandosi di affermare che le donne sono inclini alla depressione, agli attacchi d’ansia e di panico. “Non volevamo mettere in scena un’analisi psicologica dei motivi per cui si compiono determinate azioni” dice Anne. Al contrario, le protagoniste volgiono essere riconoscibili dal pubblico. “Siamo arrivate all’idea della commedia perché la consideriamo una cosa che tutti vogliono fare”, ammette Anne. “Almeno una volta tutte noi abbiamo avuto questa ambizione; tutte noi desideriamo avere la possibilità di ricominciare. Siamo affascinate dall’idea che la vita che viviamo non ci appartenga davvero, che sia possibile cambiare”. Il pubblico ha sicuramente recepito il messaggio. “Una donna in Australia ci ha detto che proprio quella mattina si era sentita così, che voleva fare il grande passo: andarsene, semplicemente”, dice Vera.
"Possiamo davvero scappare dai nostri problemi?"
“Bye bye word” lascia il pubblico in sospeso riguardo a quello che accadrà dopo: caratteristica che può essere considerata sia una critica che un punto di forza. Concludendosi nel momento in cui Dino e Olga salgono su un pullman per lasciare la propria città natale, non ci rivela se le due protagoniste abbiano avuto successo nel reinventarsi una nuova vita. Possiamo davvero scappare dai nostri problemi? Cosa accade al marito di Olga e alla madre di Dino? La storia inizia prima dell’arrivo del pubblico e continua dopo che se ne va via, rifiuta di fornirci risposte, offrendo solo una fugace visione di due vite terribilmente comuni e, di conseguenza, anche delle nostre.
“Bye bye world” va in scena tutti i giorni fino al 26 agosto al teatro Underbelly di Edimburgo. A settembre approderà al festival di Amsterdam, per poi proseguire nei prossimi mesi con una tournée a Londra; inoltre, sono in via di definizione alcune date in Israele e in Iran.
Foto di © gehringketelaars.nl.
Translated from Dutch play ‘Bye bye world’: 'We all crave to start all over again'