Buraka Som Sistema: «Scaricare musica fa parte della nostra cultura»
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Marina FurbiniIntervista con il gruppo di Lisbona che arriva anche dall’Angola. Una musica che non si riesce a etichettare – molti dicono breakbeat – ma che i portoghesi non capiscono «perché troppo moderna». Si parla di ispirazione, arte e download.
Come breakbeat atlantico, ma in criminosa e frenetica combutta con il ritmo africano locale. Ma i Buraka Som Sistema ammettono che nessuno di loro sa come ballarlo. «Fai il giusto per sopravvivere» scherza il produttore João Barbosa (Li’1 John). MC Kalaf Angelo indica vagamente il suo co-autore “Conductor” (aka Andro Carvalho), l’uomo paffuto dai movimenti raffinati. «Io mi limito ad imitarlo», dice.
Timidezza e rispetto
Una donna a bordo di un mini scooter ci passa in mezzo mentre parliamo nel cortile della Maison de la Radio a Parigi. Qui Conductor ammette: «Ti dico la verità: siamo distrutti! Nessuno di noi oggi, riuscirebbe a darti una risposta brillante». Neanche a dirlo: riusciamo a perdere lui e Rui durante il breve tragitto verso il divano, sul quale, cappuccio ed occhiali, Kalaf si riserva un angolo signorile, mentre João si distende comodamente sull’altro. DJ Johnny – l’uomo che ha presentato questo e quello e in seguito è sparito – ha fatto conoscere João e Rui Pit (DJ Riot), due amici delle superiori di Amadora (Angola) e Kalaf. «È timidissimo. Dovrebbero avere più rispetto per questo»: sono le parole di João. È Conductor che “cerca il loop” e si ispira a un «nuovo beat bizzarro, che arriva da queste cose più strane anni Sessanta e Settanta» che il tecnico, enfant prodige DJ Riot, trasforma in realtà. «Riesce a passare ore e ore cercando di far qualcosa con un sintentizzatore e un plug-in. Noi smettiamo dopo appena venti minuti, lui è ancora lì, da solo». «È lui il secchione», interviene Kalaf. «Sarebbe uno spreco se nessuno riuscisse a mettere insieme tutte quelle idee meravigliose». «Io sto sempre lì a pensare se quella canzone andrebbe meglio con questo elemento», dice João, «nella mia testa, prima metto insieme un album e poi lo passo agli altri componenti del gruppo». João, inoltre, è l’autore principale delle «dichiarazioni-bizzarre-che-rilasciamo-nelle-interviste», con la quale spazza via la mia domanda sul perché parlino un inglese così dannatamente buono.
Sventolando stereotipi con le bandiere: l'Angola e la guerra civile
«È Kalaf il più fresco con i concetti», prosegue João. Queste idee (incluso l’album di debutto Black Diamond), si cucinano di solito durante l’ora di cena, dove il gruppo discute anche su quello che vuole evitare. «L’african style o la bandiera esotica, per esempio: quelle sono le cose che non vogliano assolutamente nella nostra musica», sono le parole di Kalaf. È cresciuto in Angola, come Conductor, che ascolta più musica africana, mentre lui si è orientato verso cose diverse da quando si è trasferito per studiare a Lisbona nel 2006. «Siamo capiti in certi posti più che in altri. Gli scandinavi, per esempio, lo sentono». «Perché loro si divertono», interrompe João, «ed è quello che si presume debbano fare. Non discutono o cercano di collegare questo con i tamburi astrali africani. Ha a che fare con la storia di una nazione. Per esempio, la Francia ha un legame più forte con l’Africa. La musica capoverdiana è arrivata in Europa passando dalla Francia, non dal Portogallo». «La gente vuole capire per forza questo “non- so-che” africano», ironizza Kalaf. «Dovrebbe semplicemente sbronzarsi e godersela», dice ridendo João. Certi toni “isterici” della musica dei Buraka fanno eco ai tamburi della guerra civile angolana del 2002, certo, ma il gruppo non risponde alla storia la musica. « Il kuduru come genere musicale si è imposto dopo la guerra degli anni Settanta e Ottanta, quando l’Angola ha deposto la dittatura portoghese, nel 1974. Forse, quindi, è un riflesso, anche se non intenzionale. Quando ci siamo incontrati, speravamo di cogliere questo campione ritmico del kuduru e farlo nostro». Dalla discoteca di Lisbona Luc alla fama: oggi, il loro seguito aumenta sempre più, ed è garantito attraverso collaborazioni con nomi del calibro dell’americano DJ Diplo e dell’artista britannica M.I.A. Quest’ultima ha partecipato a One Drop, probabilmente la più famosa delle loro hit.
E il pubblico? Scarica la musica
Conductor offre un’analisi più classica, mentre si aggira furtivamente dietro al divano. «La musica funziona per cicli. Quando incontri una persona nel suo momento, immediatamente stai facendo la cosa giusta al momento giusto. Anime gemelle, dice qualcun altro. Siamo collegati, come le stelle in posizione astrale», scherza Kalaf. «Myspace!», si ricompone tempestivamente João. Chi scarica e chi compra legalmente? È una domanda che il gruppo rivolge regolarmente durante i concerti. «Non ci interessa un granché, ci piace solo saperlo. Scaricare fa ormai parte della nostra cultura», dice Kalaf e, come aggiunge Rui: «È una specie di sondaggio, giusto per capire che tipo di pubblico hai davanti». E il pubblico è? «Scaricano!!!!!» afferma Kalaf, mentre gli altri scoppiano a ridere. «La maggior parte sono donne» , aggiunge Conductor: «Danzatrici brave, bravissime», mormora Kalaf. «Donne che attraggono uomini, che attragono raver... è c’è sempre un gruppo di venti portoghesi che sventola una bandiera e che sta sempre sulla destra del pubblico», precisa João. «Esatto! Perché, perché?!» si lamenta Conductor. «Ci gridano di parlare in portoghese e, si che tutte le nostre canzoni “sono” in portoghese!», continua Kalaf. «Siamo di fronte ad una platea di mille persone: loro sono in cinquanta e pretendono che ci rivolgiamo a loro in portoghese, invece che in inglese con le altre 950 persone nella stanza». Detto questo, è risaputo che i fan lusitani non si sentono rappresentati dai Buraka Som Sistema: «Noi rappresentiamo qualcosa di troppo nuovo. Loro non lo capiscono perchè è troppo moderno» ci spiega Kalaf.
Gli europei, invece, potranno apprezzare il tocco esotico dei BSS, dallo loro partecipazione ai maggiori festival di quest’estate: Glastonbury, Roskilde ed Exit. «Incredibile!», ripete tre volte Conductor, mentre gli altri gli scoppiano a ridere in faccia.
Translated from Buraka Som Sistema: 'We never wanted the African flag thing in our music'