“Bisogna difendere i diritti degli omosessuali quotidianamente”
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Ottavio Di BellaPer il movimento gay ILGA la legislazione europea contro le discriminazioni deve riguardare altri settori oltre a quello dell’impiego. Come? Ecco l’intervista.
Christine Loudes è a capo del settore "Ricerca" dell'ILGA-Europa, dove si occupa in particolare della valutazione della legislazione europea contro le discriminazioni. Ecco una presentazione generale degli obiettivi e delle modalità di azione dell'ILGA-Europa, in cui la Loudes sottolinea la divisione delle competenze tra Stati ed Ue in materia di lotta alle discriminazioni basate sul genere.
Cos’è ILGA-Europa?
È il ramo europeo dell’International Lesbian and Gay Association. Dal 1996, ILGA-Europa sviluppa il suo programma e lavora col Consiglio d'Europa, l'Osce (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) e l'Unione europea. ILGA-Europa conta più di 200 membri in 40 Stati europei e si batte contro le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale ed il genere, e per i diritti delle persone “LGBT” (lesbiche, gay, bisessuali e trans-sessuali). A livello Ue, lavoriamo affinché la legislazione contro le discriminazioni sia estesa ben oltre il settore dell’impiego.
Quali i progetti raggiunti da ILGA-Europa e quali i cantieri aperti per l'avvenire?
L'articolo 13 del Trattato di Amsterdam (1997) è uno dei nostri grandi successi: fu la prima volta che si è avuta menzione dell'orientamento sessuale come base politica per la lotta alle discriminazioni. Una menzione decisiva, poiché da allora l'Unione si interessa alle questioni che riguardano le persone LGBT. Abbiamo fatto anche molta lobby affinché la direttiva quadro sull'impiego venisse adottata nel 2000 e venisse attuata negli Stati, non senza difficoltà, dal dicembre 2003.
Il riconoscimento dei diritti dei LGBT come dei diritti umani e non come diritti “a parte”, ed il miglioramento della visibilità, basata sui diritti dell'uomo e non unicamente sulla lotta contro le discriminazioni, fanno parte delle battaglie che vanno condotte in futuro.
Quali le vostre attuali attività e quali le battaglie in corso?
In questo momento stiamo lavorando parecchio sull'uguaglianza e sulla lotta alla discriminazione. La legislazione europea resta limitata all'impiego; proviamo ad allargare dunque questa legislazione all'accesso ai servizi, alla sanità, agli alloggi… settori in cui si celano numerose discriminazioni. Lavoriamo anche sull'integrazione sociale, affinché l'uguaglianza ed i diritti umani siano riconosciuti a livello europeo. La Costituzione europea dà a questi diritti un valore centrale, ma il nostro tentativo è farli valere nella pratica di tutti i giorni, facendo in modo da realizzare entro le istituzioni un'uguaglianza reale, nei fatti e non unicamente nelle leggi. Lavoriamo anche molto sullo sviluppo dei diritti umani in generale, in particolare sul diritto alla famiglia e sul riconoscimento delle famiglie diverse, sul diritto alla protezione contro le violenze omofobe o transfobe. L'immigrazione ci riguarda anche, nella misura in cui parecchi LGBT vengono a richiedere asilo. Portiamo infine un sostegno ai LGBT che si appellano innanzi alla Corte di Giustizia delle Comunità europee o alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo.
I livelli nazionali ed europei sono complementari? Chi sono i buoni e cattivi alunni europei in materia di trattamento dei LGBT?
È difficile a dirsi. Ci sono degli Stati in cui c'è molta violenza; altri in cui le discriminazioni sono piuttosto amministrative. Si può pensare che Belgio ed Olanda siano buoni alunni poiché hanno riconosciuto il matrimonio omosessuale. Eppure in Belgio, questo riconoscimento non include l'adozione.
Peraltro, mentre alcune decisioni rilevano a livello nazionale, altre abbisognano del livello europeo. Se si parla di diritto alla famiglia per esempio, bisogna agire su tutti i livelli: è in generale un campo di competenza esclusiva degli Stati membri ma, ad esempio, è l'Unione europea a legiferare sulla libertà di circolazione. Ora si prenda il caso di una coppia omosessuale legittima composta da un tedesco e da un americano, che vivono in Germania. Il partner europeo parte per andare a lavorare in Austria. Ma l'Austria non riconosce la coppia e nega il visto al partner, extra-comunitario, per entrare nel proprio territorio nazionale. Parimenti, per i bambini cresciuti da una coppia di lesbiche: se la madre biologica non può entrare nel paese, i bambini ne sono allo stesso modo esclusi. L'impatto [della libera circolazione] a livello delle relazioni familiari è dunque molto forte e tutto ciò pone dei problemi ad esempio in Italia, in cui il riconoscimento delle coppie gay e lesbiche è difficile. Se l'Ue non ha competenza sul matrimonio o sull’unione, quando questo matrimonio o questa unione pur esistono, va comunque riconosciuta da parte degli altri Stati membri la libertà di circolazione delle persone nell'Ue.
La vostra azione è dunque soprattutto di carattere giuridico?
È al tempo stesso politica. Per il caso Buttiglione per esempio [il Commissario che ha dovuto rinunciare all’incarico a causa delle sue prese di posizioni perlomeno conservatrici su famiglia ed omosessuali], abbiamo lavorato molto col Parlamento [europeo] rilevando i propositi del Commissario designato e dimostrando che aveva tentato di opporsi alla Carta dei Diritti Fondamentali, o ancora suggerendo ai deputati le domande da porre [all’epoca delle audizioni innanzi al Parlamento europeo dei Commissari designati]. Le sue idee religiose non ci davano alcun problema; tra i nostri membri ci sono cattolici, musulmani, ebrei. Quello che era inaccettabile era che la sua morale religiosa potesse influenzare le sue scelte politiche.
Per concludere, esiste una visione LGBT dell'Europa e del progetto europeo?
Eventi come lo Europride in cui tutti i LGBT d'Europa si ritrovano, mostrano che esistono punti in comune nella cultura LGBT, ma che ci sono anche delle differenze nazionali e che questo è un vantaggio. E’ necessario però che queste differenze non impediscano ai LGBT di esistere. Ed è per questo che ci battiamo.
Translated from « Il faut faire valoir les droits des homosexuels dans la pratique »