Bimbi in provetta e uteri in affitto: ecco la famiglia del futuro
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Veronica MontiOgni anno non mancano i personaggi pubblici pronti a scagliarsi contro la fecondazione artificiale. Queste infiammate discussioni mettono in luce soprattutto una cosa: la profonda insicurezza della collettività di fronte ai nuovi cambiamenti sociali.
L'anno scorso è stata l'autrice tedesca Sybille Lewitscharoff a creare uno scandalo con un discorso in cui definiva i bambini nati dalla fecondazione artificiale «esseri a metà» e descriveva questa pratica come «assolutamente ripugnante».
Nel marzo 2015 sono stati degli stilisti Dolce & Gabbana, invece, a portare sotto i riflettori il sistema ancora poco definito delle (più o meno) nuove forme riproduttive e di parentela. Uteri in affitto, donazione di sperma o di ovuli, così come la fecondazione artificiale, sono stati definiti anche in questo caso come una «sottospecie» di ripro-duzione chimica non basata sull'amore. Tutti questi bambini, secondo i grandi della moda, sarebbero «sintetici». Elton John, che col suo partner David Furnish sta crescendo due figli nati dalla donazione di ovuli e portati nel grembo di una madre in affitto, ha descritto la mentalità dei due italiani come «arcaica» e ha lanciato il boicottaggio internazionale della marca. Tra l'altro, non tutti i bambini vengono necessariamente concepiti con amore. Un non trascurabile numero di questi nasce addirittura dallo stupro, da semplici abitudini matrimoniali o da una semplice avventura in un armadio (la figlia di Boris Becker ne sa qualcosa). Ma questa ostilità davanti alle moderne tecniche riproduttive rivela soprattutto una cosa: una grossa insicurezza sociale. La sola famiglia legittima, così ha dichiarato Domenico Dolce, sarebbe quella "tradizionale".
Ma cos'è la famiglia tradizionale?
È chiaro che questo sdegno matura in un'ala piuttosto conservatrice, oltre che molto cattolica, della società. Come l'etnologo Jack Goody ha voluto chiaramente sottolineare nel suo libro Storia della famiglia, quello che noi oggi intendiamo col termine "famiglia" - e in particolare coi concetti di "mamma" e di "papà", innamorati e altruisti - è qualcosa di relativamente nuovo, un'istituzione sociale promossa soprattutto dal Cristianesimo. La Chiesa Cattolica ha fondato il proprio regno su questo, sulla proclamazione dell'amore coniugale («finché morte non vi separi») e sull'aver guadagnato un'influenza sempre maggiore nella società. La sacra famiglia è diventata quindi anche fonte di lucro.
Che si tratti di una truffa? Sicuramente la Chiesa Cattolica si è sempre schierata contro ogni forma di fecondazione artificiale (e anche contro altri elementi "artificiali" come il preservativo), in nome del principio del "Donum vitae" stabilito nel 1987 dal Vaticano.
Famiglie allargate senza regolamentazione
Al giorno d'oggi, in ogni modo, la cosiddetta piccola famiglia tradizionale è un modello sempre meno popolare, e non solo a causa delle moderne tecniche riproduttive, ma soprattutto per via dell'alto tasso di divorzi. Quindi non sono solo le famiglie arcobaleno alla Elton John a cambiare radicalmente la nostra società, ma soprattutto il fatto che quasi un bambino su due non viva con entrambi i genitori.
Il fenomeno delle famiglie allargate, però, è quasi privo di regolamentazione. La Francia, per esempio, ha recentemente concesso a queste famiglie la possibilità di richiedere la "carte famille nombreuse", ovvero la "carta della famiglia allargata" fornita dalle ferrovie francesi (SNCF), che non vale solo per i viaggi in treno, ma consente anche di ottenere sconti per gli ingressi nei musei. Da un punto di vista finanziario, questo tipo di famiglie soffrono per la mancanza di leggi ben precise, a partire dal sistema fiscale. I genitori adottivi devono mantenere i figli che vivono nella loro casa, ma non hanno assolutamente alcun diritto nella cogestione della loro educazione.
In Germania, così come in Francia, i genitori adottivi sono privi di diritti. E quando nemmeno lo status di un genitore adottivo riesce ad essere regolato dagli stati europei, come si può pensare di parlare di uteri in affitto, donazione di sperma e di ovuli? Gli uteri in affitto in molti paesi europei sono illegali e la fecondazione artificiale accessibile solo in determinate condizioni mediche (le coppie omosessuali ne sono quasi sempre escluse). E questo dà vita ad un mercato illegale, ad un "turismo della riproduzione" che si estende attraverso e oltre i confini europei.
Una volta fecondata la cellula (o nato il bambino), le regole e i divieti vengono messi di fronte al fatto compiuto. Ne è un esempio il caso della sessantacinquenne ballerina, ora incinta di quattro gemelli grazie alla fecondazione artificiale. Questa donna non solo è madre di tredici figli, ma anche genitore single. Scommetto che saranno in molti a indignarsi. Secondo voi, è possibile che le vecchie mammine di oggi diventino le giovani madri di domani? Perché? Perché sono sempre di più le giovani donne che fanno congelare i propri ovuli, incentivate dal loro datore di lavoro (che paga una parte). E probabilmente, se in futuro vorrano conciliare carriera e figli, fanno bene.
Turismo riproduttivo improntato al consumismo
Questa potrebbe essere la soluzione ideale per molte donne in carriera, sostiene Bernard H., che ha lavorato anche come ginecologo a Parigi: «Le donne single trentacinquenni fanno congelare i propri ovuli, per poi farli fecondare dallo sperma del futuro partner». Per il ginecologo, che dirige una clinica di successo, il problema sta soprattutto nella contraddittorietà dell'Europa. «Non c'è nessun piano di controllo unitario», si lamenta. «In Francia si possono congelare gli embrioni, in Germania no. In Belgio le coppie omosessuali possono sottoporsi a fecondazione assistita, in Francia e in Germania no. In questi casi si devono spendere molti soldi all'estero per poter avere un bambino».
Il desiderio di procreare viene visto come un bisogno fondamentale dell'essere umano. La contraddittoria (e in parte anche molto severa) giungla di leggi, però, ha portato alla nascita di un turismo riproduttivo improntato al consumo. In questa confusione, le persone vengono sempre messe davanti al fatto compiuto. «Una volta che la ragazza è incinta - spiega Bernhard H. a proposito delle coppie omosessuali -, io mi occupo della sua salute». Una scelta che talvolta urta la sensibilità delle sue pazienti eterosessuali, che «continuano a farmi domande sulle lesbiche che siedono in sala d'attesa, mano nella mano. E io rispondo: 'Sono donne incinte, come voi, e in quanto tali mi occupo anche di loro'».
Simone sta con la sua compagna da quattro anni ed entrambe hanno avuto un bambino grazie alla fecondazione artificiale. «Mia sorella minore si è poututa sottoporre alla fecondazione artificiale gratuitamente perché suo marito, fumatore, non aveva più sperma, mentre la mia compagna ed io abbiamo dovuto spendere tutti i nostri risparmi», spiega aspramente. Per lei questa è discriminazione pura.
Nel caso degli uteri in affitto, le leggi sono ancora più complicate. In Belgio si può prendere in considerazione questa possibilità, in Germania e in Francia no. «Ci sono molte indiane in questi paesi - spiega Bernard H. -, che spesso pagano con la propria vita il fatto di portare avanti una gravidanza dietro l'altra, per mantenere la propria famiglia. E vengono pagate molto poco, si tratta di puro sfruttamento». Non sarebbe meglio fare delle leggi chiare e adatte ai bisogni del moderno cittadino europeo? «Certo - sostiene l'esperto -, ma per questo bisogna prima essere tutti d'accordo. E il Parlamento Europeo ha già perso molte buone occasioni».
Vivere in un altro modo
In Germania, in ogni caso, il tasso di nascita non è cresciuto granché (stiamo parlando di 1,41 bambini per donna, dati del 2014) e le donne diventano madri sempre più tardi. Le cose stanno cambiando e anche la politica dovrebbe prenderne atto, in modo da permettere ai conservatori di farsene una ragione. Invece di passare il nostro tempo a puntare l'indice contro chi prende strade diverse, e a infuriarci contro «gli sviluppi anormali», faremmo meglio a raccogliere le nostre forze e a lavorare su adeguati regolamenti che definiscano questi nuovi stili di vita.
Nel suo libro Konrad oder das Kind aus der Konserve del 1985 Christine Nöstlinger criticava soprattutto la perfezione dei "bambini artificiali" del romanzo. Alla fine del libro, grazei a un'educazione adeguata, il perfetto Kondrad riesce a diventare un bambino "normale". Dovremmo attenerci a questo capolavoro della letteratura infantile: i bambini in vitro vanno bene, basta non puntare alla perfezione e, di conseguenza, non imporre alcun controllo genetico.
Translated from Konservenkinder sind ok