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Atene, quando andarsene è dura

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Francesco Pagano

societàEU in MotionEu in Motion Atene

La crisi in Grecia ha avuto ripercussioni su tutti in un modo o nell'altro. Se potessimo trovare un'immagine per rappresentarla, sarebbe quella dei genitori in cerca di una seconda occupazione per poter pagare l'istruzione dei propri figli.

Un recente studio della Fondazione Bertelsmann, il Social Justice Index, ha nominato la Grecia il paese più ingiusto sul piano sociale nell’Unione Europea. «I tagli indotti dalla crisi non vengono amministrati con il dovuto equilibrio per la popolazione», lamentano gli autori dello studio. Uno dei cambiamenti più drammatici è la mancanza di lavoro fra i giovani. La disoccupazione giovanile è infatti al 52%, secondo le più recenti statistiche dell'Eurostat.

I volti dietro le cifre

«Ottenere un buon posto di lavoro in Grecia è come vincere alla lotteria», dice Eva, ridendo. La ragazza ha lavorato a Parigi, ma è ritornata ad Atene a causa della nostalgia. Le è stata offerta un’occupazione, ma quando stava per firmare il contratto, il suo potenziale datore di lavoro ha ridotto il suo salario mensile promesso a un vago “intorno ai 700 euro”. Una sua amica aveva lavorato per sei mesi in condizioni simili con una posizione non retribuita, dopo che le era stato promesso un buon lavoro. «Era furiosa quando più tardi ha scoperto che la volevano per soli 600 Euro al mese» racconta Eva. Questo è il salario medio in Grecia oggi, indipendentemente dal titolo di studio.

Nikos è un volontario per GloVo, una start-up che gestisce volontari. Di recente ha ottenuto un’offerta di lavoro. «È più dura soprattutto per coloro che si sono laureati appena la crisi ha colpito il Paese», spiega. «Pensavano ancora poter ottenere facilmente un diploma e dopo un lavoro, ma non avevano capito l’importanza del mettersi in rete e delle esperienze come quelle che facciamo noi

Hey, almeno siamo in forma, no?

Non è un caso che depressione sia diventata più diffusa e con essa il suicidio. «Ho notato sempre più gente che inizia a fare sport per avere qualcosa da fare, per combattere la depressione», spiega Eva.

Sofia, invece, è un’organizzatrice di eventi poco più che ventenne e al momento in cerca di lavoro. Parla delle tensioni personali che la crisi ha portato fra i greci. «Quando un ragazzo appena laureato torna a casa con la famiglia dopo aver vissuto da solo per molto tempo, si possono creare tensioni», spiega. Questo accade anche «quando in una relazione la donna trova lavoro e l’uomo ancora no».

Giovani imprenditori

Dal periodo della crisi, sempre più giovani hanno deciso di rimboccarsi le maniche e avviare le proprie attività. The Cube e The Impact Hub sono due recenti iniziative che offrono a giovani imprenditori l’opportunità di ottenere supporto e finanziamenti, soprattutto da investitori stranieri. Il primo offre uffici a buon mercato, laboratori ed eventi di collaborazione per start-up nazionali e internazionali. Un esempio di start-up di successo che ha ospitato è Incrediblue, un’applicazione e sito web per proprietari di yacht che offrono il noleggio delle loro imbarcazioni.

Se The Cube è giovane e attraente, The Impact Hub è pacato e di classe. The Hub mette insieme imprenditori nel sociale. «Vogliamo creare un ambiente che li spinga in avanti», afferma Dimitris Kokkinakis, uno dei fondatori. Un esempio fra i progetti emersi da questa iniziativa è Felicia, un programma musicale progettato per bambini autistici.

Tuttavia, la percentuale di successo delle start-up è bassa. «È meglio aver provato e fallito che non aver provato affatto. L’esperienza è la cosa più importante», dichiara Stavros Messini, fondatore di The Cube. E anche Kokkinakis, che al momento guadagna appena 200 euro al mese per via del suo ampio investimento nel suo progetto, è convinto dello stesso.

Addio, Grecia!

Secondo un articolo del Der Spiegel del 2013, circa 120mila "cervelli" greci hanno lasciato il paese dal 2010. E questo numero continuerà solamente ad aumentare nel prossimo futuro. I giovani in questi giorni iniziano a studiare programmando di andare all’estero dopo la laurea. Angelo ha 19 anni e vuole fare il game designer nel Regno Unito. Voula e Claudia studiano giornalismo e vorrebbero diventare corrispondenti di guerra per agenzie di stampa internazionali. Entrambe non credono di ottenere alcuna offerta interessante in Grecia.

Athina al momento vive e lavora ad Amsterdam, ma vorrebbe tornare in Grecia. «Il progetto originale era vivere all’estero per 3 o 5 anni e poi tornare in Grecia con più esperienza. Ora è cambiato. Non so quando potrò farlo». Sofia e George vorrebbero vivere in Grecia, ma stanno cercando lavoro all’estero a causa delle poche possibilità nel loro paese. Tuttavia, hanno presto scoperto che cercare lavoro all’estero è piuttosto difficile.

«I greci in genere pensano che sia molto più facile ottenere un lavoro all’estero. Ma io sono stato a Londra, ed è una vera giungla. Preferiscono madrelingua inglesi e valutano l’esperienza prima del titolo. Una laurea specialistica lì non ha grande valore».

«Una dittatura di tasse elevate e stipendi bassi»

Come risultato delle misure di austerità portate avanti dal governo greco, le proteste ad Atene avvengono regolarmente. Ma quando si parla con i giovani che manifestano, questi alzano le spalle e dicono che la gente dovrebbe protestare molto di più di quanto non faccia adesso.

Loro ce l’hanno col governo. Angelo ha solo 19 anni. Purtroppo sembra fin troppo amareggiato per la sua età, quando afferma che non è «solo arrabbiato, ma deluso, il che è peggio». Non si prende nemmeno il disturbo di andare in cabina a votare. I volontari di GloVo Nikos, Tina e Vasilis affermano che votare è «scegliere l’opzione meno peggiore».

«Tutto dovrebbe iniziare da una bozza», lamenta Athina. «Le misure di austerità fanno solo soffrire le persone. Le classi medie e inferiori vanno di male in peggio e non riescono a far quadrare i conti». Irena, una giovane impegnata in un dottorato in ingegneria chimica, si sfoga dicendo che la politica economica perseguita dal governo attuale stia solo cercando di «rendere i poveri ancora più poveri e i ricchi sempre più ricchi». Tutti credono che la corruzione sia inserita nel sistema greco. «La corruzione è ovunque» dicono Voula e Claudia. «Anche alle basse sfere». «Nel 2012, i politici hanno promesso di ridurre le tasse e aumentare gli stipendi, ma non è successo niente. Era solo una menzogna sfacciata», lamenta invece Nikos. E secondo i giovani i media sarebbero dei complici, sotto il controllo del Pasok e di Nuova Democrazia, i due partiti che si sono alternati al potere dagli anni ’80. «Noi usiamo i social media per trovare nuove fonti alternative», spiega Vasilis.

Ma alcuni giovani sono meno severi con il proprio governo. Dimitris di The Hub incolpa la burocrazia per i progressi lenti. George ritiene che le riforme attuali siano necessarie, ma il governo è stato troppo titubante nell’applicarle.

I giovani greci vedono il proprio futuro nell’Unione Europea? Le opinioni variano da «Diamine, no!» a un «Mah!» La maggior parte vuole l’Unione, ma con un volto nuovo. Tutti accusano l’UE per le misure di austerità e per la mancanza di competitività della Grecia, mentre puntano il dito alle ineguaglianze tra i paesi europei e all’aumento dell’euroscetticismo. Vogliono meno burocrazia, più solidarietà e meno xenofobia.

Quest'articolo fa parte di un'edizione speciale dedicata a Atene, nel quadro del progetto eutopia lanciato da Cafébabel con il sostegno del Parlamento Europeo e la Fondazione Hippocrene. Troverete presto tutti gli articoli del dossier sul nostro sito.

Translated from When the Going Gets Tough: Youth in Athens