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Apriamo l’Europa ai cittadini

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Politica

Con il rifiuto della Costituzione in Francia e Olanda lo scorso anno, sono emerse alcune incomprensioni nell’Unione. In questo clima dobbiamo migliorare la trasparenza dell’Ue.

Il Parlamento Europeo discute e vota sotto gli occhi dell’opinione pubblica. Ma il Consiglio dei Ministri – che quasi ogni settimana riunisce i ministri dei venticinque Stati membri per deliberare sulle nuove leggi – si riunisce ancora a porte chiuse: molte leggi vengono negoziate di nascosto all’interno di gruppi di lavoro, e soltanto in seguito approvate dai Ministri. Il Consiglio è quindi l’istituzione meno trasparente e meno compresa all'interno dell’Unione europea. I cittadini, però, hanno il diritto di sapere come votano i loro ministri e quali argomenti li spingono a raggiungere determinate decisioni o compromessi.

La voglia di cambiare viene da Londra

L’anno scorso il mio gruppo, l'Alde (Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l'Europa), ha condotto una campagna per convincere la Presidenza britannica della necessità di sollecitare un cambiamento. Va agli inglesi il merito di aver messo il problema all’ordine del giorno del Consiglio Affari Generali. I Ministri degli Esteri europei, un raggruppamento piuttosto conservatore quando si tratta di cambiare vecchie abitudini, hanno accettato di dare al pubblico un accesso più ampio al loro lavoro legislativo (con l’esclusione di quello non-legislativo), rifiutando però di fare dell’apertura una norma.

Trasparenza, la Costituzione aveva visto giusto

Chi visita il sito internet del Consiglio avrà notato un piccolo miglioramento a partire da dicembre. Il Parlamento ha chiesto che il Consiglio cambi le proprie regole di procedura in modo che la trasparenza sulle discussioni e sui voti sia applicabile sempre, con l’eccezione dei casi specifici in cui la riservatezza sia adeguatamente giustificata. Certo tutto ciò non basta se vogliamo che il progetto europeo recuperi la fiducia di cittadini sempre più diffidenti.

La Costituzione, che tutti i capi di Stato hanno firmato nell’ottobre 2004, includeva il famoso Articolo I-50 secondo il quale: «Il Parlamento Europeo si riunisce in seduta pubblica, così come il Consiglio allorché delibera e vota in relazione ad un progetto di atto legislativo».

Una riforma di questo tipo può essere introdotta, in qualunque momento, attraverso un semplice voto di maggioranza nel Consiglio Affari Generali, una mossa che cambierebbe in modo significativo il clima nel quale operiamo. E che dimostrerebbe che l’Unione Europea è un progetto comune a cui lavorano insieme gli Stati Membri, e non una distante burocrazia che impone leggi arbitrarie a una popolazione impassibile.

Translated from Opening the EU to the people