Altri quattro anni di Bush per un’Europa divisa
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daniela salernoNulla ha potuto il tifo dell'Europa per Kerry. Dobbiamo ormai prepararci a un secondo mandato di Bush. Ma cosa implica la riconferma del Presidente USA per l’Europa?
Cosa implica la vittoria di Bush per l’Europa? Che il Vecchio Continente passerà altri quattro anni a combattere col suo “partner” d’Oltreoceano. E che le relazioni transatlantiche continueranno ad essere “congelate” su molti, troppi fronti: dalla Corte Penale Internazionale al Protocollo di Kyoto. Gli anni in più che Bush passerà alla Casa Bianca significheranno inoltre che l’Europa continuerà a soffrire di una drammatica difficoltà nel definire degli interessi comuni a tutti gli Stati membri su argomenti fondamentali come il varo del budget dell’Unione Europea per il periodo 2007-2013 e la ratifica della sua prima “Costituzione”. Inoltre è possibile che con Bush ancora in sella sarà più facile, per alcuni leader europei come Blair, Berlusconi e il Presidente polacco Kwaniewski promuovere politiche più filo-statunitensi a spese dell’integrazione europea, soprattutto nell’ambito della creazione di un braccio armato comune all’Unione Europea.
Divide et impera, secondo episodio
A livello politico, poi, con la conferma di Bush l’Europa rimane divisa. Parigi e Berlino continueranno ad essere ai ferri corti coi paesi più filo-statunitensi, lasciando così l’Europa senza una leadership forte visto che nessun altro paese al di fuori dell’asse franco-tedesco ha la voglia né la capacità di diventare “forza motrice” dell’integrazione europea. Di conseguenza, l’Europa avrà ancora più problemi nell’identificarsi col suo nuovo ruolo nel mondo. E’ inoltre possibile che il proseguimento del mandato del 43° Presidente USA possa portare ad ulteriori manifestazioni di antiamericanismo nel Vecchio Continente. Ma, paradossalmente, potrebbe anche svolgere un ruolo necessario alla costruzione di un’identità europea, visto che contribuisce a costruire un “nemico” comune.
Un’altra guerra? Coming soon...
Tuttavia, se il presidente Bush continua a mantenere la sua politica attuale nei riguardi dell’Europa, quella del divide et impera, ciò avrà un’importante influenza sui risultati delle varie elezioni nazionali in paesi come Gran Bretagna, Francia e Polonia. Il dibattito politico in molte nazioni europee sarà infatti calcato sulle iniziative americane. Ancora una volta, l’Europa reagirà alla politica mondiale degli USA invece di crearne una propria. Non solo. Durante il secondo mandato di Bush, l’Unione Europea avrà probabilmente a che fare con politiche estere USA ancora più unilaterali, visto che Bush, diversamente dal 2002, ha vinto con il voto popolare (più di tre milioni e mezzo di voti in più dello sfidante Kerry). Inoltre, le tendenze “missionarie” di Bush lasciano intendere che ci sarà probabilmente almeno un’altra guerra nei prossimi anni. Dove? Semplice: nel posto che l’illuminato Presidente USA riterrà essere infestato dalle armi di distruzione di massa. Arabia Saudita, Corea del Nord, Bielorussia, Costa Rica, Costa Brava...
L’unilateralismo di Bush rappresenta una sfida immensa per gli europei, visto che l’Europa e gli USA hanno dei punti di vista completamente differenti su come combattere il terrorismo. Questo è di particolare pertinenza se si considera che un atto unilaterale degli Stati Uniti potrebbe provocare in un attacco terroristico in Europa. I terroristi, infatti, non vedono molte differenze tra Europa e USA.
Cosa può fare allora l’Europa per il secondo mandato di Bush? Semplice. A prescindere dalle ovvie raccomandazioni – come lavorare su una politica di costruzione del consenso – c’è ancora una raccomandazione propria dello “stile Bush”: pregare, pregare, pregare affinché nel 2008 Hillary Clinton diventi la prima Presidentessa degli Usa.
Translated from Four more years of Bush for Europe