Allargamento: non solo rose e fiori
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Ottavio Di BellaPerché l’allargamento non è stato un successo su tutta la linea. In quattro, provocatorie tesi. Direttamente da Varsavia.
E’ difficile valutare l’operato della Commissione Prodi. Specialmente se il giudizio spetta a chi è cittadino europeo solo da qualche settimana.
Certo, l’allargamento del 2004 è stato il maggior risultato dell’Unione dal ’99 ad oggi. Ma è pur vero che abbiamo patito una certa mancanza di visione e di leadership da parte della Commissione. Lo stesso allargamento non è poi stato un successo su tutta la linea.
Prendiamo i tempi, ad esempio. I paesi d’Europa centrale hanno iniziato le riforme fin dal 1989. Ma, per poter entrare nell’Unione, hanno dovuto attendere ben quindici anni. La Grecia ha aspettato “solo” sette anni, dall’inizio del processo di democratizzazione, per unirsi all’allora Comunità Europea nel 1981. Spagna e Portogallo, dodici. Insomma, i Paesi dell’Europa centrale hanno dovuto attendere più di tutti gli altri prima di poter coronare il processo di adesione.
Dieci candidati. Ed è subito “big bang”
Secondo punto: ma siamo proprio sicuri che il “big bang” fosse la migliore strategia? Prendere a bordo 10 paesi tutti in una volta si è rivelata una cosa sensata? Solo il tempo ce lo dirà, ma i dubbi persistono. L’Unione non aveva alcuna esperienza in fatto di “big bang”. Tutti i precedenti allargamenti sono stati fatti passo dopo passo. Nel 1973 l'Unione venne allargata a 3 paesi. Nel 1981 solo uno stato vi aderì. Nel 1986 se ne aggiunsero altri due; tre nel 1995… E nel 2004? Dieci.
Non solo. L’Unione dei 15 non era istituzionalmente pronta per l’ingresso di 10 nuovi stati. Il Trattato di Nizza è stato, come spesso si è detto, un “errore” infelice ma necessario per permettere l’allargamento. Eppure, nonostante quell’accordo si rivelasse infelice, le discussioni su un nuovo trattato iniziarono quasi immediatamente dopo la firma del ‘not Nice’ Treaty, di quell’incompiuto Trattato di Nizza. Il risultato? Caos, dibattiti politici infiniti, malintesi reciproci e seri rischi di bloccare il varo della Costituzione.
Niente sconti per i nuovi
L’allargamento del 2004 è stato anche il meno caro della storia. Niente sconti per i nuovi paesi che, fin dal primo giorno, pagano in pieno il loro contributo al bilancio Ue, mentre a suo tempo Londra ottenne agevolazioni d’ogni tipo. Non solo. Quando negli anni ’80 l’allargamento coinvolse l’Europa meridionale, nessuno tra Spagna, Portogallo e Grecia pagò da subito il 100% del contributo al bilancio CEE. Quanto è giusta una simile situazione?
Aggiungiamo poi che l’Unione – è in particolare la Commissione – non è riuscita a riformare sostanzialmente la Politica Agricola Comune. Secondo i Trattati di Adesione siglati lo scorso anno, nel 2004 gli agricoltori degli otto paesi dell’Europa centrale riceveranno solamente il 25% dei sussidi che gli agricoltori dell’Europa occidentale ottengono dal bilancio Ue. Un’equiparazione fra agricoltori orientali ed occidentali verrà realizzata solo a partire dal prossimo decennio. E questa sarebbe concorrenza leale?
Infine, la Commissione ha fatto ben poco per convincere le “vecchie” società europee di quanto l’allargamento fosse importante e proficuo per tutti i paesi. Di conseguenza, le opinioni pubbliche non si sono fatte attendere per esprimere le proprie preoccupazioni, imponendo così alle rispettive classi politiche misure populiste e restrittive a più non posso. La gente della ‘vecchia Europa’ non ne sa nulla di allargamento. Come si può parlare, su questo terreno, di “successo” della Commissione Prodi?
Ma su quanti di questi problemi grava la responsabilità della Commissione? Quel che è certo è che alcuni di questi sono a carico del Presidente della Commissione e di una drammatica mancanza di leadership in Europa. Non c’è stata nessuna grande visione su cosa debba essere l’Europa che sia emersa da Bruxelles.
Insomma, a conti fatti, il punto cruciale è che, per lo meno, l’allargamento è stato realizzato. Ed è questo il maggior contributo della Commissione Prodi all’Europa.
Translated from Inquest Records an Open Verdict on European Enlargement