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Al canale Saint Martin, coi senzatetto. Che non voteranno

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Anna Narcisi

Una notte fra le tende rosse sulle rive del canale St. Martin di Parigi. Per capire che significano le Presidenziali per i senzatetto più famosi di Parigi.

Al canale di Saint Martin sta calando la sera. Le strade che partono da qui sono spazzate dal vento e punteggiate di cartelloni elettorali dai colori sgargianti. Il 9 aprile sono sbucati all’improvviso i pannelli metallici che segnano l’inizio ufficiale della campagna elettorale. Uno degli sfortunati residenti del canale ci indica una tenda blu, contrassegnata dalla scritta in nero "casquette", berretto. L'indicazione scritta a mano si riferisce all'inquilino della tenda che indossa un cappello nero e che ora è sdraiato all'interno. Ci muoviamo con cautela attorno al cavo della tenda, offerta da “Médecins du Monde”, e ci viene amichevolmente offerto uno sgabellino.

Con una mano sulla testa, Casquette tira fuori una cartelletta gialla che trabocca di fogli. Mentre legge ad alta voce si sente il brusio delle auto che sfrecciano vicine. Su un pezzo di cartone nero appiccicato alla sua tenda è scarabocchiato il conteggio dei giorni: Casquette è circondato da bottiglie d’acqua e sta facendo lo sciopero della fame da 24 giorni. Parla a ruota, Casquette, indicando con la mano la serie di edifici alti ed eleganti, dietro di lui. «Il problema è la borghesia».

L’arte della guerra

Il 16 dicembre scorso l’organizzazione “Figli di don Chisciotte" ha montato il campo sulle rive del canale. I candidati alle presidenziali non si fanno sfuggire quest'occasione. Sarkozy sta addirittura preparando una visita. Ad aprile è stata trovata una casa alla prima persona del campo in quanto la Francia è diventata il secondo Paese in Europa (preceduta dalla Scozia nel 2003) ad approvare una carta per il diritto alla casa. È dunque cominciato il clamore pre-elettorale. Il 9 aprile, a dieci giorni dai risultati del primo turno elettorale, il co-fondatore del gruppo è apparso in televisione su Channel 3, dichiarando che l'iniziativa trimestrale lungo il canale è terminata.

Ma Casquette, che sembra il leader del gruppo, è restato, insieme a tante altre tende nella parte più a sud del canale. «La mentalità del governo deve cambiare», afferma Casquette, ex-reporter, che ha una propria agenzia stampa online. «Il mio sciopero della fame serve a rendere consapevoli gli elettori su chi andranno a votare.» In merito al documento programmatico di Sarkozy, che promette “che se verrà eletto nessuno sarà costretto a dormire all’aperto già a due anni dalle elezioni”, Casquette riflette. Sul fatto che finora la destra ha voluto «creare una società in cui da una parte ci sono i super ricchi e dall’altra gli incredibilmente poveri».

Sul canale c’è l’Europa

Sul libro dei messaggi di solidarietà presente al canale c’è una forte prospettiva europea. Svedesi e spagnoli sono tra i turisti che hanno mostrato di “apprezzare la rivoluzione”. Se si nominano l’Italia e la Spagna, Casquette ha subito due parole chiave: Berlusconi e Zapatero. «Loro (i leader dell’Ue) vogliono l’Europa, un’Europa monetaria, ma si ritroveranno con un'Europa rivoluzionaria e questo sta diventando pericoloso». Casquette scompare un attimo dentro la sua tenda e riemerge con una copia del manuale militare cinese di Sun Tzu, L’arte della guerra. «In tutta Europa dobbiamo rimanere uniti, per combattere insieme queste battaglie. Vogliono un’Europa unita, vogliono dimostrarci che l’Europa è unita ed è esattamente quello che noi stiamo cercando di ottenere».

Pian piano gli uccellini costruiscono il nido

«Nessuno andrà a votare.» È già buio quando arriviamo da Thierry, 42 anni, che vive accanto ad un ponticello che attraversa il canale. Thierry ha vissuto in Portogallo e in Spagna, e dice di aver fatto «un sacco di cose», prima di trasferirsi al canale. È d’accordo con Casquette sulla divisione tra ricchi e poveri che caratterizza la società francese di oggi. «Perché andare a votare? E per cosa? Non c’è partito o movimento per cui ne valga la pena.» Ci indica un intero piano di camere vuote nell’edificio di fronte. «Vediamo le finestre chiuse, senza luci, dimmi tu come non impazzire!».

“Vota Segolène Royal!” è la prima cosa che troviamo scritta da una signora americana nel libro nel quale i visitatori possono lasciare dei commenti. Thierry ridacchia quando incontra queste parole. La candidata socialista, da parte sua, ha promesso di garantire "un diritto alla casa permanente" se diventerà presidente. Casquette è comunque negativo. «I socialisti dicono di essere consapevoli della nostra situazione, ma alla fine non hanno fatto niente. A destra è lo stesso. Adesso, a pochi giorni dal primo turno del 22 aprile, sono tutti pronti a promettere qualunque cosa.»

La vita va avanti

C’è davvero molta solidarietà tra gli abitanti del canale. Il movimento è molto ben organizzato e attira ancora l'attenzione dei media e della gente comune. L'esistenza dei senzatetto continua a promuovere una causa dimenticata. Il clima sociale è favorevole: tre settimane fa, l’ex presentatore televisivo Nicolas Hulot ha ricordato ai media e ai candidati il patto ecologico che hanno sottoscritto, dicendosi dispiaciuto del fatto che questo tema sia scomparso dal dibattito elettorale.

Un “patto elettorale” simile è spuntato anche una settimana dopo, su proposta di una piccola ong europea, Europa Nova, convinta che non si sia discusso a sufficienza delle tematiche europee. Nel frattempo Casquette dichiara di non lottare solo per i senzatetto, ma anche per le persone come il suo vicino di tenda, che comincia a lavorare alle 5 del mattino per 12 ore a giorno. La sua mobilitazione è per gli infermieri, gli interinali e per un maggiore equilibrio nella società.

L’identità nazionale, la Francia e i francesi continueranno a dominare gli ultimi giorni della campagna elettorale ufficiale. Un sondaggio dell’Istituto francese dell’opinione pubblica (Ifop) indica che il 67% dei francesi prevede che il candidato conservatore di destra, Nicolas Sarkozy, diventerà il prossimo presidente della Quinta Repubblica. Per gli abitanti del canale non fa molta differenza se il Paese andrà a votare. È difficile scegliere tra destra e sinistra, uomo o donna, mentre 100.000 francesi continuano a non avere un tetto sulla testa.

Grazie ad Adrien Lorenceau

Translated from No voting on Paris's Canal St. Martin