Yaam: cala il sipario sulla Berlino underground
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Riccardo SantiniA Berlino, chi l'avrebbe mai detto?, gli spazi culturali alternativi chiudono uno dopo l'altro. Dopo lo sgombero dello squat storico della città, il Tacheles, tocca allo Yaam, caffè e luogo di ritrovo dei berlinesi, e non, da quasi 20 anni, bar multiculturale situato lungo il fiume Sprea, che convive con la minaccia di una chiusura imminente.
Ancora un altro tra i principali centri culturali e sociali berlinesi è in pericolo di vita. Lo Yaam è uno “strandbar”, un bar situato sul prolungamento della East Side Gallery. Questo spazio dai colori giamaicani è aperto a tutti e propone diverse attività: concerti, ristorazione africana, partite di pallacanestro, noleggio di biciclette, mostre, open air... Sulla riviera, lungo il corso del fiume Sprea, seduti uno accanto all'altro ci sono turisti, rasta che suonano il djambé, ragazzi con gli skate sotto il braccio e giocatori di basket, famiglie e writer.
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Lo scorso 10 ottobre, l’associazione che gestisce lo Yaam ha ricevuto una lettera di disdetta del contratto di affitto. Il proprietario è Urnova, società spagnola che ha acquistato il terreno 4 anni fa per circa 12 milioni di euro. L’investitore spera di poterlo ora rivendere al doppio della cifra. Nonostante non ci sia per il momento alcun acquirente, lo strandbar giamaicano deve fare i bagagli tra oggi e la fine dell’anno. Ortwin Rau, cofondatore dello Yaam, dichiara che ci vorrà comunque più tempo per procedere a un trasloco delle strutture e soprattutto per trovare un nuovo posto.
Lo Yaam ha il supporto del comune di Kreuzberg e di Friedrichshain, consapevole del ruolo culturale e sociale del bar nel quale d’estate lavorano quasi 50 persone. Oltre all’animazione del quartiere, lo Yaam aiuta economicamente diverse associazioni in Africa e ai Caraibi. Solo il Senato può difendere il bar, proponendo un nuovo luogo, sempre nel centro della città, già dotato di strutture e adatto all’organizzazione di concerti e di altre manifestazioni sonore. Purtroppo sembra contare solo l’aspetto economico. Dovrà essere costituita una tavola rotonda nelle prossime settimane per trovare una soluzione.
Ma dopo 6 traslochi dalla sua nascita nel 1994, lo strandbar è stanco di ricostruirsi continuamente, senza contare i costi che ciò comporta. Infatti lo Yaam non è solo un bar lungo il fiume, ospita anche ristoranti africani, caffè, due studi di registrazione, uno skate-park, campi sportivi... Strutture che sono state realizzate nel corso degli anni senza nessuna sovvenzione né supporto economico di alcun tipo. “La città di Berlino non ha una visione a lungo termine riguardo al piano di sviluppo del territorio e non riconosce il valore dei luoghi come lo Yaam”, si lamenta Ortwin, “si spendono milioni per il rinnovamento del teatro classico e la costruzione dell’aeroporto internazionale, ma non c’è niente per noi.” Quando gli argini della Sprea saranno coperti di uffici e gli spazi alternativi che sono l’anima della capitale tedesca saranno scomparsi, Berlino sarà ancora così attraente agli occhi dei turisti?
Sono state lanciate diverse iniziative per salvare lo Yaam, in particolare la vendita di cartoline per raccogliere fondi e una petizione online che è già stata firmata da quasi 14.000 persone. È stata organizzata una manifestazione per domenica 25 novembre che partirà dallo Yaam alle 15. Le organizzazioni che volessero diventare sponsor sono le benvenute.
L'autrice, Élodie Benchereau, è anche la responsabile del blog goodmorningberlin.com, una lettura consigliata per scoprire Berlino fuori dai sentieri battuti: spazi alternativi, edifici abbandonati, club stravaganti... Indirizzi e dritte per visitare la capitale tedesca e viverla fino in fondo.
Foto: copertina © pagina Facebook dello Yaam; nel testo: © Élodie Benchereau
Translated from Le Yaam, les dés sont-ils jetés à Berlin ?