#welldonetusk: Tusk al suo primo vertice da presidente del Consiglio europeo
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Gaia ProitiNon è stato il primo vertice a cui Donald Tusk ha partecipato, anche se, questa volta, qualcosa è stato diverso: il politico liberale polacco non era lì per rappresentare gli interessi del suo Paese, la Polonia, bensì per presiedere il suo primo Consiglio europeo accanto agli altri Capi di Stato.
Lo scorso 30 agosto, Donald Tusk è stato nominato Presidente del Consiglio europeo. All’atto del suo insediamento, il primo dicembre, ha preso il posto del belga Herman Van Rompuy. Non c’è dubbio che l’ultimo vertice del 2014 rimarrà impresso nella memoria di quest’uomo che per sette anni ha avuto modo di partecipare al Consiglio in veste di capo del Governo polacco.
Un debuttante non proprio alle prime armi
Membro e co-fondatore della «Piattaforma civica» (partito liberal-conservatore di centro-destra), Donald Tusk si è mostrato favorevole al libero mercato quand’era al Governo polacco, rimanendo tuttavia conservatore su certe questioni sociali come l’aborto e il matrimonio omosessuale.
Europeista convinto, non ha mai smesso di curare le relazioni coi Paesi vicini, sostenendo soprattutto il «ritorno della Polonia al centro dell’UE». Vicino ad Angela Merkel sia sul piano politico che personale, Tusk ammette di conoscere meglio la lingua di Goethe e meno quella di Shakespeare e per rimediare a quello che era sembrato il suo punto debole dopo la nomina ha seguito dei corsi intensivi di lingua per poter perfezionare il suo inglese, così come aveva promesso qualche settimana fa.
Giunto al vertice, il 18 dicembre, Tusk sembrava, tuttavia, un po’ intimidito: era la prima volta che parlava ai giornalisti in veste di Presidente del Consiglio. Ricordando che si trattava del suo quarantottesimo Consiglio europeo, si è ritenuto “esperto”, forse il più esperto tra quelli seduti al tavolo di lavoro… per poi aggiungere che, in realtà, si sentiva come “un principiante con la fifa”.
Due punti all'ordine del giorno
Per il suo primo vertice in veste di Presidente del Consiglio, Donald Tusk si è voluto concentrare su due questioni importanti: la situazione economica europea – soprattutto il piano Juncker- e le relazioni con l’Est. La gestione dell’epidemia Ebola, inizialmente in agenda, non è stata citata.
Dal suo arrivo, Tusk non ha fatto altro che sottolineare la necessità di creare innanzitutto degli investimenti e delle riforme strutturali in seno all’Unione Europea. Si augura che i membri s'intendano immediatamente sul piano proposto da Juncker poiché questi dovrà potenziare gli investimenti pubblici e privati di cui necessita l’Europa. Tusk ritiene inoltre che bisogna mandare un chiaro messaggio di sostegno all’Ucraina. Risolvere la crisi a lungo termine vuol dire passare attraverso una strategia ferma e responsabile nei confronti della Russia.
Durante la conferenza stampa conclusiva, Tusk ha annunciato che i membri del Consiglio si sono accordati su tre punti che dovranno permettere l’accelerazione della ripresa economica: stabilire tempestivamente un fondo europeo per gli investimenti strategici; fare degli ulteriori sforzi sulle finanze pubbliche e impegnarsi a creare nuove riforme strutturali. Allo stesso modo, ritorna a parlare del piano Juncker con cui si prevede di dispiegare 315 miliardi di euro tra il 2015 e il 2017. Se gli investimenti potranno essere fatti a partire dalla seconda metà del 2015, la Banca Europea degli investimenti è invitata a lanciare dei pre-finanziamenti dall’inizio dell'anno prossimo. Tuttavia, la distribuzione geografica o settoriale di tali fondi non è stata ancora discussa.
Per quanto riguarda, infine, la Russia, secondo Tusk, l’UE deve mantenere un approccio conforme alle sue ambizioni e alle sue potenzialità in ambito internazionale. Se nessuna decisione riguardante il mantenimento o lo sgravio delle sanzioni nei confronti del Paese verrà presa, il Consiglio si dichiara disposto a continuare a sostenere il processo democratico in Ucraina.
Un nuovo Consiglio
Tusk l’aveva preannunciato: sotto la sua Presidenza, i Consigli sarebbero stati più "leggeri". E difatti ci saranno meno punti all’ordine del giorno in modo tale che le conclusioni siano più corte rispetto a quelle degli anni precedenti. Chi non si ricorda il vertice del dicembre del 2013, quandosono stati trattati dai Capi di Stato europei più di una decina di temi in soli due giorni? Tusk ha mantenuto la promessa: sono state redatte solo 3 pagine di conclusioni contro le ventisei dell’anno precedente. Ma ciò che ha caratterizzato di più questo Consiglio è stata la chiusura dei lavori il giovedì sera anziché il venerdì pomeriggio come d’abitudine. Un modo per evitare i manifestanti che hanno bloccato il quartiere europeo l’indomani?
Mostrando di saper mantenere la parola data e di indirizzare il vertice verso obiettivi specifici, Tusk si è affermato come un vero leader nonostante sia appena entrato in campo. Se Van Rompuy ha sempre fatto ricorso al suo talento di mediatore e diplomatico, il nuovo Presidente del Consiglio ha adottato uno stile meno consensuale, spronando in qualche modo i capi di Stato a trovare rapidamente un accordo. Segno che quest’efficienza ha fatto colpo sui giornalisti è anche l’hashtag #welldonetusk apparso su Twitter.
Translated from Donald Tusk préside son premier Conseil européen : #welldonetusk !