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Volontariato, è boom

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Anna Castellari

Il 5 dicembre si celebrava la Giornata Mondiale del Volontariato. Un fenomeno in continua crescita in Europa. E c'è chi propone un servizio volontario europeo per tutti.

Letteralmente il volontariato è un’attività praticata liberamente da persone di buona volontà, per scelta e senza scopo di lucro. Alcune ricerche riportano che il volontario-tipo ha tra i 35 e i 55 anni. Ma la percentuale più bassa di “giovani” si trova nelle cosiddette “giovani democrazie” del centro e dell’est europeo, come Grecia e Portogallo. O Polonia. Darek Poetrowski, direttore del Centro Volontari di Varsavia, spiega che negli ex Paesi comunisti il volontariato ha una «connotazione negativa», perché lo si associa alla nozione di lavoro obbligatorio e collettivo.

124 milioni di euro nella sola Francia

I volontari possono raramente beneficiare di privilegi sociali, come assicurazioni sanitarie o riduzioni. Si tratta di un lavoro che che può semplicemente cambiare la vita della gente, stimolando le attività della cittadinanza e sviluppando le comunità locali: ovvero l’integrazione delle fasce più anziane, dei disoccupati o degli emigranti, conducendo a cambiamenti sociali, politici ed ecologici, e contribuendo in parte al trascurato sviluppo economico.

Molti Paesi non identificano il volontariato nelle loro statistiche nazionali. Ma anche se esso non può e non vuole sostituire i lavoratori regolarmente remunerati, le attività di volontariato contribuiscono in modo consistente all’economia nazionale. In Inghilterra la stima economica del volontariato si aggira attorno al 7,9% del Pil. In Polonia vale circa 124 milioni di euro. In Francia il tempo consacrato al volontariato tramite associazioni è equivalente ad oltre 716.000 lavori full time nel 2002.

Volontario o non volontario, questo è il problema

Tuttavia, in generale, l’uomo della strada non è molto cosciente delle diverse possibilità che esistono. A livello locale ci sono centri culturali, ricoveri per animali, orfanotrofi… e gli esempi potrebbero continuare.

Ma con lo sviluppo di internet, è nata una nuova forma di volontariato, il cyber volontariato. Senza uscire di casa si possono tradurre articoli online o aiutare qualcuno a risolvere problemi: una sorta di “telefono rosa” online, insomma.

Le opportunità di volontariato internazionale sono le più interessanti. Il a href=" http://europa.eu/scadplus/leg/it/cha/c11603.htm" class="external-link">Programma d’azione Gioventù ha sedotto moltissimi giovani, che hanno così potuto partecipare a progetti locali di altri Paesi. I vantaggi? Imparare qualcosa di altre culture e di altre lingue; accumulare esperienze di vita significative.

Monika ha passato un anno in Francia, lavorando con bambini disabili. Ed è partita con un bilancio molto positivo: «Quest'esperienza mi ha reso più coraggiosa». E aggiunge, sorridendo: «Ora guardo i miei “problemi” di prima con una prospettiva totalmente differente». Monika è partita nell'ambito del Servizio Volontario Europeo.

E un progetto di volontariato europeo più ampio, che coinvolga gente di ogni età? È a questo che mirano i centri di volontari, che iniziano a mobilitarsi e a cercare appoggio legale, creando network regionali ed internazionali.

Lo European Volunteer Centre ne è un esempio lampante. Markus Held spiega: «Noi rappresentiamo 43 centri regionali e nazionali, che nel marzo di quest’anno hanno lanciato il Manifesto per il Volontariato in Europa, rivolto ai leader europei».

Il settore privato è pure attento a questa realtà. Incorporando corporate social responsability nel suo lavoro, con un disegno induttivo dei programmi innovativi. Gli impiegati vengono aiutati nella creazione di collaborazioni tra i vari business, centri di volontariato e autorità pubbliche.

Volontari globalizzati

Un tempo i volontari erano per lo più associati alla carità e all’aiuto ai più poveri o ai disabili. Oggi, invece, molte organizzazioni professionali si sono fatte conoscere al di fuori di questi ambiti. Si pensi a Greenpeace o Amnesty International. Il volontariato è anche una risposta alla globalizzazione. La gente trova ancora il tempo di occuparsi delle campagne contro l’Aids, di porre rimedio agli effetti dei disastri ecologici, come avvenne in occasione del disastro del Prestige o di prendere parte a missioni umanitarie.

Ma non tutto è oro quel che riluce. Alcune compagnie, o ong, usano i volontari come forma economica di forza lavoro, mentre questi ultimi accettano questa situazione, sperando così di ottenere esperienze professionali.

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