Violenze in Grecia: alla base la riforma dell’educazione?
Published on
Translation by:
Francesca BarcaIl sei dicembre scorso un poliziotto ha ucciso ad Atene un giovane di quindici anni, Alexis Grigoropoulos. L’atto ha scatenato le reazioni degli ambienti studenteschi (e non solo) e numerose città sono teatro di scontri di piazza.
Il centro di Atene sembra una zona di guerra. Probabilmente è il peggiore dalla restaurazione della democrazia nel 1974. Decine di negozi, banche, servizi e automobile sono state distrutte. L’intera città è alla mercé degli anarchici. Perché si comportano così da così tanti anni? Perché dei giovani hanno scelto di raggiungere questi gruppi per esprimersi? La risposta è radicata nelle attuali agitazioni sociali.
Cosa è successo?
6 dicembre: un ufficiale in pattuglia di 37 anni spara, uccidendolo, su Alexis Grigoropoulos, 15 anni, nel quartiere di Exarchia. La zona è stata spesso teatro di scontri tra sedicenti anarchici, nominati “known-unknowns” (conosciuti-sconosciuti) e la polizia. Le circostanze intorno alla morte del giovane restano ancora oscure. Uno dei due ufficiali di pattuglia sostiene che il suo veicolo è stato attaccato da un gruppo di oltre trenta persone. Avrebbe usato la sua pistola di servizio tre volte e per “legittima difesa”: due volte in aria e una a terra. La sua versione è stata contraddetta da molte testimonianze che dicono che c’è stato solo uno scambio verbale tra i poliziotti e il piccolo gruppo di giovani, che sono stati arrestati immediatamente dopo l’incidente.
7 dicembre: in molti, soprattutto giovani, hanno manifestato fuori dal dipartimento della polizia di Atene in memoria della vittima. Gli scontri si fanno più gravi.
8 dicembre: Le cose vanno fuori controllo durante una manifestazione del Partito Comunista Greco in onore di Alexis.
9 dicembre: i funerali si tengono in un quartiere residenziale del sud, Paleo Faliro. Le scuole sono chiuse.
Giovani greci in sotto gli occhi dell’Europa
La morte del giovane è forse solo stata una scusa per la “generazione 700 euro” di mostrare la sua rabbia contro la società. Hanno un futuro senza speranza, a partire dai diplomi, che non corrispondono ai bisogni del mercato. Le tensioni studentesche emergono dalla riforma dell’educazione. I grandi assi di questa riforma sono il riconoscimento delle lauree professionali e l’apertura di università legate a istituti stranieri in Grecia. Se nell’Ue e in un sistema di libero mercato tutto questo è dato per scontato. Ma non in Grecia, dove c’è un monopolio di Stato in quello che concerne l’istruzione universitaria e i centri privati. La Grecia ha visto spesso manifestazioni, anche violente, nel nome dell’istruzione. Tutta questa collera, che diventa rabbia, è facilmente usata dai partiti politici e le associazioni professionali.
L’autore dell’articolo è membro del babelblog di Atene.
Translated from Greece youth: violence in the name of education