Viaggio alla scoperta di una Sicilia "non convenzionale"
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Sicilia. Una guida non convenzionale, edito da Navarra Editore, è un tour nei luoghi dell'isola legato non solo agli angoli turistici, ma soprattutto all’impegno civile. Ecco un’intervista all’autore della guida e attivista di Addiopizzo, Pico Di Trapani.
«Se vogliamo essere credibili, dobbiamo essere tutti parte di questo cambiamento, che non verrà certo dal cielo», afferma Pico di Trapani in un incontro pubblico. E Sicilia. Una guida non convenzionale non è la solita guida patinata e imbalsamata delle note bellezze artistiche, a uso e consumo del turismo tradizionale, ma un libro di viaggio e scoperta.
"Non convenzionale" perché racconta i luoghi valorizzati da associazioni, cooperative e singole personalità impegnate nell'antimafia, che nella lotta contro il malaffare sono riuscite a far emergere il meglio dell'isola. Questo è successo a Valle di Sosio, sui Monti Sicani, con un turismo responsabile fatto di natura e cavalli. O alla riserva di Torre Salsa, oasi del WWF nell'agrigentino, nata grazie ad alcuni naturalisti che hanno comprato le terre litoranee battendo sul tempo gli interessi mafiosi.
Ma le tappe del viaggio sono davvero tante, con soste «nei luoghi comuni duri a morire», sui quali tutti i siciliani si adagiano. Così, al luogo comune della donna sottomessa, risponde il coraggio femminile di Elena Ferraro che non accetta la falsa fatturazione impostagli dalla famiglia Messina Denaro. O ancora allo stereotipo dei siciliani rassegnati e apatici, si oppone lo "Sciopero al rovescio", quando nel 1956 braccianti e gente comune, guidati da Danilo Dolci, recuperarono le trazzere (i sentieri che attraversano la campagna) di Partinico per dimostrare che il lavoro esisteva.
cafébabel Palermo: Come nasce l’idea di una guida non convenzionale sulla Sicilia?
Pico di Trapani: Il precedente libro del 2013, Viaggio in Sicilia, rappresenta l’ossatura di questo nuovo progetto. Quello era compiuto a Palermo e provincia, e ci è sembrato doveroso allargare lo sguardo a tutta la regione.
cafébabel Palermo: Come hai compiuto le ricerche?
Pico di Trapani: Da un lato ho potuto attingere al bacino di contatti e conoscenze maturate in Addiopizzo, fortemente focalizzata su storie di denuncia e di impegno a Palermo e, progressivamente, a Trapani. Qui, per esempio, in questi anni ho avuto modo di conoscere e apprezzare le storie e l’impegno di imprenditori come Nicola Clemenza e Gregory Bongiorno. Poi sono stato sostenuto dall’editore Navarra, che ha attivato la sua rete di conoscenze.
cafébabel Palermo: E per quanto riguarda altre province?
Pico di Trapani: Ho potuto contare sulla rete di Libera, da cui ho ricavato storie di cooperative antimafia nell’agrigentino, in provincia di Catania o anche per quanto riguarda Lampedusa, il cui contributo è raccontato da Umberto Di Maggio, coordinatore regionale dell’associazione fondata da Don Ciotti. A Messina e Catania, dei ragazzi hanno replicato l’esperienza di Addiopizzo: attraverso tutta questa serie di percorsi, in buona sostanza, è nata la guida.
cafébabel Palermo: Qual è la differenza tra gli itinerari che tu racconti e i "mafia tour"?
Pico di Trapani: I "mafia tour", così come vengono proposti sul mercato, danneggiano l’immagine di noi siciliani. Hanno una logica commerciale e oltraggiano la Sicilia, generando dei disastri dal punto di vista sociale e culturale. Gli itinerari proposti da Addiopizzo Travel, invece, mirano a diffondere la conoscenza di storie che riscattano sul piano dell’immagine e della cultura la nostra Regione.
cafébabel Palermo: E l’antimafia? Ci sono possibili limiti o distorsioni?
Pico di Trapani: L’antimafia è una parola che può voler dire tutto e nulla, e che dobbiamo quindi riempire di significati. Come spinta ideale è nobile, ma concretizzata nell’atto pratico si può declinare in mille maniere. Noi, con i progetti di Addiopizzo e Addiopizzo Travel, cerchiamo di farla dal basso, quotidianamente, aggregando una comunità disgregata al suo interno. Su questa scia va anche il lavoro di Libera, per non limitarci al nostro caso. L’importante, in generale, è creare una comunità, un fronte compatto.
cafébabel Palermo: Qual è la tua opinione sulla vecchia Giunta Sgarbi a Salemi?
Pico di Trapani: Ho preso parte a quella esperienza, che nel libro racconto e ricordo, ma da un preciso angolo prospettico, cioè collaborando alla creazione del Museo della Mafia. Sappiamo tutti com’è andata a finire la storia. La Giunta Sgarbi è stata sciolta per infiltrazione mafiosa, lì non entro nel merito, parlano le carte.
cafébabel Palermo: Ma a Salemi oggi rimane uno splendido museo? Di chi è il merito?
Pico di Trapani: Si dice, spesso erroneamente, criticando il progetto senza nemmeno conoscerlo, che quello sia il museo "di Sgarbi". In realtà Sgarbi ha avuto l’idea e, in seconda istanza, ha permesso che si riunisse intorno al progetto un gruppo di ragazzi molto validi, che hanno tutti operato con professionalità e hanno concorso alla realizzazione di quanto fatto.
cafébabel Palermo: Questa è anche una guida su e contro i pregiudizi che imperversano in Sicilia. Secondo te qual è il più radicato, quello da combattere maggiormente?
Pico di Trapani: Su quello maggiormente diffuso e radicato, non ho dubbi: «Figlio mio, levaci manu, vattinni!». Quante volte l’abbiamo sentita? A ognuno di noi, almeno una volta nella vita, capiterà di sentirselo dire. Così molti partono, rassegnati e in cerca della propria fortuna all’estero. Si tratta, per carità, di una scelta legittima, talvolta anche dolorosa, ma salutare sotto certi punti di vista, perché toglie il siciliano dalla propria condizione di isolano che si reputa (immotivatamente) al e il centro del mondo.
cafébabel Palermo: Quindi è giusto partire, magari per tornare, o restare?
Pico di Trapani: In proposito, non mi piace neanche il luogo comune che si sente tirare in ballo in questi casi, dell’"andare per tornare". Tu non hai nessun obbligo di ritornare, quanto semmai hai l’obbligo morale, nella comunità in cui scegli di vivere, di realizzare e operare per il bene comune. Questo libro racconta la storia di persone che hanno scelto di rimanere e che hanno fatto tanto per la loro terra. È sempre una questione di approccio. Troppo spesso, infatti, ci si nasconde dietro al fatto che qui non c’è nulla, quindi non si può fare niente. Ma se, ipoteticamente, godessimo delle condizioni di New York, la nostra pigrizia paradossalmente ci farebbe dire, al contrario, che qui c’è tutto, tutto è già stato fatto, cos’altro ti vuoi inventare?