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Venezia: ma va La La Land!

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Torino

La Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia si apre con un musical di Damien Chazelle sulla metropoli dei sogni americani.

Con ben sette produzioni USA in concorso, questa 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia è risultata particolarmente sensibile al cinema americano, e in effetti il film d'apertura, il musical La La Land, è il non plus ultra dell’americanità.

Siamo a Los Angeles, Mia (Emma Stone) sogna di fare l’attrice e lavora in una caffetteria negli Studios proprio di fronte alla finestra dove, diversi anni prima, Humphrey Bogart recitava Casablanca. La sua casa è tappezzata di poster della Hollywood d’oro e, nonostante la dedizione, non riesce a superare i provini. Presto Mia incontra Sebastian (Ryan Gosling), pianista col sogno di aprire un locale per salvare la vera anima del jazz. Tra colori sgargianti, canzoni e tiptap, i due si innamorano e sostengono a vicenda nelle loro aspirazioni di vita. Amore e carriera, però, seguiranno due parabole differenti, portando alla rottura con la tradizione del musical americano.

Una rottura solo apparente, perché nel film di Chazelle di innovativo c’è davvero poco. La trama è vecchia perfino come omaggio a un genere glorioso nel passato. La storia d’amore segue un parallelismo con le stagioni dell’anno (di per sé logoro), diventando prevedibile sin dall’inizio. Le tanto applaudite scene di ballo corali sono rimandi, in certi casi spudorati, ad altri film (vedi Mia alla festa, in mezzo a coppie che ballano quasi come in una famosissima sequenza di Dirty Dancing). Infine, la morale tutta americana del “se ci credi si avvera” è portata all'estremo: la storia dei due s’incrina nel momento in cui Sebastian tradisce il suo sogno accettando di suonare in una boy band anacronistica come Take That oggi. 

Però non si sta proprio scomodi sulla sedia: il film del regista di Whiplash (da cui arriva direttamente J.K. Simmons in veste di gestore del locale dove suona Sebastian) non è privo di qualità. Non si può negare un'energia esplosiva dietro lo schermo, simile a quella delle sgraziate spalle da body builder di Ryan Gosling sotto la camicia, attillata al limite del cedibile mentre balla. Non si può negare un elogio esplicito al mondo dell’analogico, in oggetti come il giradischi, luoghi come il vecchio cinema Rialto e sequenze di ballo onirico tra le stelle del planetario di Gioventù Bruciata o tra i lampioni di Parigi, girate con scenografie fisiche. Si può riconoscere poi in La La Land un musical godibile anche per i non appassionati al genere, con musiche, balli e canzoni inseriti in modo sottile al momento giusto.

Infine, un altro punto di merito forse c'è, ed è proprio sui sogni americani. Emma Stone ha detto: «Penso che i giovani siano caduti in un grande cinismo. Si prendono gioco di ogni cosa e notano solo i difetti... Questo film è tutto tranne questo». Magari il “se ci credi si avvera” può aiutare: magari, a forza di sentirlo, a livello subconscio. Al di fuori di questa recensione.