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Venere non abita più qui

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Il Grande Gioco cipriota. Il ruolo di Londra. E come Bruxelles rischia di compromettere i delicati equilibri di unisola divisa tra greci e turchi.

Senza tornare alla notte dei tempi, possiamo dire che Cipro, situato a 70 kilomentri a sud dalla costa turca nel Mediterraneo Orientale e a circa

400 kilometri dall'isola greca di Rodi, fino al 1960 è stato governato da stranieri. I veneziani, fino alla presa di Costantinopoli da parte degli

Ottomani, ne fecero un importantissimo scalo commerciale per i traffici verso l'oriente ed un avamposto strategico-militare per l'influenza

geopolitica dell'area. L'importanza strategica dell'isola in cui - narrano le leggende - è nata Venere, fu colta anche dai turchi ottomani, che la

governarono fino al 1878, data del passaggio di consegne della sovranità politica alla Gran Bretagna.

Cipro fu quindi fino al 1914 una colonia britannica, per poi essere successivamente annesso all'interno del Commonwealth, facendo così durare l'egemonia inglese fino al 1959. Contestualmente al processo di decolonizzazione di quegli anni si pensò di rendere Cipro indipendente, formando un governo che gestisse la sovranità sull'intera isola. In questa fase di cambiamento riacquistarono vigore le mire egemoniche e rivali di Grecia e Turchia: per decenni infatti i due governi si erano trovati d'accordo circa l'indipendenza di Cipro dalla Gran Bretagna. Con scopi, però, ben diversi.

Sia per la Grecia che per la Turchia l'isola cipriota è importante da un punto di vista commerciale e militare e le loro mire vanno a intersecarsi con le particolari caratteristiche demografiche, geografiche e culturali che si sovrappongono in questo spazio.

Negli anni '50, infatti, Cipro era abitata da circa 500 mila abitanti, di cui l'80% era di origine greca e il restante 20% turca; allo stesso tempo l'isola è notevolmente più vicina al territorio turco rispetto a quello greco e di fatto erano stati i turchi a governarla fino al 1878.

La lotta per l'egemonia sull'isola inoltre si inseriva - e si inserisce tuttora - all'interno di una rivalità più complessa tra greci e turchi

circa il predominio, con notevolissimi risvolti economici per entrambi, sul Mare Egeo ( questione della piattaforma continentale e dell'estensione delle acque territoriali ) e circa il trattamento delle reciproche minoranze etniche ( Grecia e Turchia furono i primi stati europei che negli anni '20 concordarono uno scambio di popolazioni dell'ordine di centinaia di migliaia di persone).

A motivazioni prettamente politico-economiche si sovrappongono oltretutto leitmotiv culturali e religiosi che trovano le radici in una dicotomia assai radicata nel tempo: per la Grecia infatti Cipro deve pervenire all'Enosis (Unione) con la madrepatria all'interno di un progetto definito "Megalidea" (Grande Idea), mentre par la Turchia Cipro è sempre stata governata da turchi e non può cadere nelle mani dei vicini greci. Alla Grande Idea greca, inoltre, i turchi rispondono con il "Panturanesimo", ossia con un'ideale di espansione culturale nelle zone limitrofe alla Turchia moderna, in passato governate dall'Impero ottomano. Non è nemmeno da tralasciare la presenza, vissuta spesso come ingombrante da ambo le parti, di due grandi basi militari britanniche sull'isola, segno sia della precedente dominazione inglese, sia dell'influenza di cui il governo di Londra gode ancora oggi in questo spazio.

Nel 1960 venne finalmente stipulato l'accordo che sanciva la nascita dello Stato indipendente di Cipro e ne dettava la costituzione; i firmatari di

tale accordo erano 5: Grecia, Turchia, Gran Bretagna, Comunità greco-cipriota e Comunità turco-cipriota.

La costituzione sancì dunque la nascita di uno stato unitario la cui presidenza sarebbe stata affidata alla parte greco-cipriota, coadiuvata da

una vice presidenza turco-cipriota, con garanzie per la minoranza tramite una fitta serie di argomenti su cui, per decidere, era necessaria l'

unanimità.

Ma la questione del governo sull'isola non fu risolta una volta per tutte dall'accordo: già qualche mese dopo la nascita dello stato indipendente emergevano forti tensioni tra le due comunità presenti sull'isola, spalleggiate da Grecia e Turchia, all'interno, come abbiamo visto, di un gioco assai più allargato. L'arcivescovo capo della Chiesa Ortodossa,

Makarios, si pronunciò più volte in favore dell'Enosis con la madrepatria greca e le sue dichiarazioni destabilizzarono un neonato sistema già di per sé fragile: a queste dichiarazioni, sentite come minacce dalla minoranza turca, si sommarono atti di terrorismo assai gravi, realizzati dal gen. Grivas, esponente del movimento di destra greco "Chi", all'interno dei

villaggi turco-ciprioti. Per prevenire il rischio di escalation di violenza sull'isola, nel 1964 l'arcivescovo Makarios fu esiliato e allo stesso tempo un contingente di caschi blu Onu s'insediò sull'isola per preservare la pace.

La situazione rimase stabile fino al 1967, anno dellavvio, in Grecia, del regime dei colonnelli: la dittatura militare greca non smentì mai le

proprie mire geopolitiche di carattere nazionalista su Cipro, e da quella data ricominciarono gli scontri e i contrasti tra le due comunità cipriote. Lo stesso Makarios, ritornato dall'esilio poichè convertitosi all'ideale di indipendenza dell'isola sia dalla Grecia che dalla Turchia, divenuto il leader di Cipro, denuciò ripetutamente episodi di violenza fomentati dalla dittatura militare greca.

La situazione precipitò notevolmente - e di fatto è rimasta così sin da allora - quando nel 1974 a Nicosia, capitale dell'isola, venne sventato

un tentativo di colpo di stato promosso dal regime dittatoriale greco con lo scopo di rovesciare il governo unitario di Makarios: la Turchia mobilitò velocemente il proprio esercito che, in virtù della notevole vicinanza

geografica, riuscì nel giro di tre giorni ad impossessarsi di circa un terzo del territorio dell'isola. La Turchia motivò l'intervento militare come risposta all'aggressione greca sui propri consanguinei.

Dopo forti scontri tra i due eserciti, il confine provvisorio, nominato Linea Verde, sancì la divisione in due entità distinte di Nicosia, la capitale, e quindi dell'intera isola.

Nel 1975 la comunità turco-cipriota controllava la parte nord dell'isola, tra cui la storica città veneziana di Famagosta: cioè all'incirca il 37% dell'intero territorio, mentre il restante rimase in mano alla parte greca.

La situazione, definita allora come provvisoria, di fatto è rimasta tale fino al giorno d'oggi: nel 1983 forse si ebbe lo strappo più importatante

tra le due parti, quando unilateralmente la parte turca proclamò la nascita della Repubblica Turca di Cipro del Nord, entità politica riconosciuta solamente dalla Turchia.

Le Nazioni Unite, e la comunità internazionale in generale, hanno sempre riconosciuto l'esistenza di una sola sovranità a Cipro, negando quindi la

divisione etnica stabilita sul terreno e lavorando per la ricucitura dello strappo. I nodi del contendere sono molteplici e la ricerca dell'accordo è assai difficile.

Gli argomenti che pongono gli interrogativi maggiori sono quelli relativi all'architettura costituzionale da conferire a Cipro dopo la riunificazione di fatto, il tema degli espropri e il trattamento delle minoranze. Se la parte greco-cipriota infatti predilige la formazione di una federazione rappresentata da un governo unitario forte, la minoranza turca preferisce di gran lunga l'ipotesi della confederazione, in modo da mantenere una certa sovranità sulla sua porzione di territorio e di conseguenza autoproteggersi.

La dicotomia è notevole e la distanza tra i due progetti mina tutto l'insieme degli accordi di pace. Da un punto di vista territoriale i greco-ciprioti spingono per il ripristino della proporzionale etnica: in questo modo i turco-ciprioti dovrebbero cedere almento il 10-12% del territorio sotto la loro odierna tutela, per raggiungere la coincidenza tra proporzione demografica e territoriale.

Di assai difficile soluzione rimane anche la questione delle proprietà confiscate dalle reciproche autorità governative: dal 1975 ad oggi le due comunità stanno percorrendo sentieri diversi e la diffidenza reciproca non è calata, anche se sono aumentate le voci, sia greco che turco-cipriote, a favore della riunificazione.

Se è vero che mai sono cessati i contatti tra i diplomatici, supervisionati dagli agenti dell'Onu ancora presenti sulla linea verde, i risultati

stentano ad arrivare.