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Vampiri follia: più amore e meno sesso?

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Lifestyle

Urban horror, supernatural teen drama, new gothic: qualunque sia il nome che vogliamo dare a questo microcosmo letterario (all'origine) e cinematografico (poi), una cosa è certa: i ragazzi dai 13 ai 28 anni tra vampiri e licantropi si sentono a proprio agio, più che nel mondo reale.

Dalla saga di Twilight ai serial tv che ne sono derivati il passo è breve: ragazzi belli e tenebrosi, donne affascinanti, pure e immacolate e... niente sesso. O almeno, non subito.

Se vi capitasse di chiedere a un autore come ottenere una sceneggiatura efficace, vi risponderebbe: «prendete un personaggio, fatelo innamorare follemente e ritardate il più possibile l’incontro con il suo oggetto del desiderio, mettendogli di fronte degli ostacoli da superare». Niente di più facile ed efficace. I fan del coito interrotto lo sanno bene. Poi, per completare la ricetta, aggiungete un pizzico di soprannaturale e fate cuocere a fuoco lento, libro dopo libro, film dopo film, puntata dopo puntata ed ecco a voi l’urban horror, il genere letterario che, dalla saga di Twilight dell’americana Stephenie Meyer, oltre a riempire le tasche delle case editrici e dei produttori cinematografici americani, sta monopolizzando l’immaginario dei giovani di tutto il mondo.

Un esempio di quanto i ragazzi amino l'elemento romantico in salsa dark

Tra realtà e finzione

Eh sì, perché le passioni, si sa, a volte sono difficili da controllare, e il confine tra realtà e finzione, rischia di diventare sempre più sottile. Lo conferma anche uno dei più grandi registi europei Michael Haneke: «Nei miei film, come in Funny Games ad esempio, cerco di mostrare la differenza tra la realtà e l'immagine della realtà - ha detto in una conferenza al Goethe Institut di Parigi. - Spesso, vedere l'immagine della realtà tutti i giorni ci illude che sia quella la verità. Ma non è così». Il tutto si aggrava quando i fruitori sono i giovani. Secondo Maria Nicolajeva, docente all'università di Cambridge e esperta di letteratura giovanile, «il cervello dei giovani è una sorta di spugna assetata di sapere: questo li rende facilitati nell'imparare, ma meno abili nel filtrare tali informazioni».

Non vi sembra strano, infatti, che a seguito della Twilight-mania, nei primi tre posti della classifica degli uomini più sexy del pianeta ci siano due vampiri e un licantropo? Dentro Robert Pattinson, protagonista della saga di Stephenie Meyer (e numero uno in classifica) e fuori Brad Pitt (che pure vampiro lo è stato). Di George Clooney o Leonardo di Caprio, nessuna traccia. O che molti ragazzi e ragazze facciano carte false per diventare dei vampiri? Se la nuova applicazione per I-Phone “diventa un vampiro” testimonia questa tendenza, quella di andare dal dentista e farsi inserire delle protesi dentarie permanenti per allungare i canini, sembra esserne la prova più evidente. È questa, infatti, una delle mode del momento.

L'altro lato della mania

Ma non ci sono solo le inutili follie adolescenziali. Il trend può essere sfruttato anche positivamente. È il caso ad esempio della casa editrice italiana Newton&Compton e della sua campagna, promossa in occasione di Halloween dello scorso anno, “Adotta un Vampiro”. «Per cercare di stimolare il passaparola intorno alla "Setta dei Vampiri", una delle saghe della regina dell'urban fantasy Lisa Jane Smith - ci racconta Marco Diotallevi, copywriter e ideatore dell'iniziativa, abbiamo pensato ad una strategia che raccontasse la saga, ma che potesse essere anche orientata al sociale». E così i fan sono stati invitati a donare realmente il proprio sangue, ma di farlo per i loro vampiri preferiti. Il punto è: possibile che si doni il sangue per personaggi che non esistono e che non lo si faccia per le persone in carne ed ossa? «La fiction e i libri descrivono mondi "aspirazionali" - aggiunge Marco, - invece i messaggi sociali, come la donazione del sangue, sono spesso poco interessanti. Il successo è dovuto al fatto che il messaggio sociale, per la prima volta, è stato comunicato ai giovani usando il loro linguaggio».

Sesso = pericolo

La tensione erotica si percepisce dalle prime scene, ma i due sembrano non poter mai finire a letto insiemeLe associazioni dei donatori di sangue, in particolare la Fidas, se ne rallegrano e ringraziano, ma non sono i soli. Sembra infatti che anche i genitori, altrimenti preoccupati dalla vita sessuale dei propri figli, tirino un sospiro di sollievo. Perché in questi film di sesso se ne parla, ma non se ne fa. I vampiri di Twilight, infatti, sono solo lontani parenti di quelli che hanno terrorizzato generazioni di lettori. Gli appassionati (e non solo) forse sapranno che nei libri della Meyer, donna e mormone, più che di amore impossibile, si parla di sesso impossibile e che la serie sembri una lunga procrastinazione della prima notte. In Twilight, sesso=pericolo, così come in True Blood, una serie americana sui vampiri, essere ragazze facili=morte. Difficile spiegarne l'origine e il successo nell'America dei soft porno ambientati nei college. Secondo Maria Nicolajeva, non è così scioccante: «Non si reagisce sempre allo stesso modo davanti ad un testo – dice la studiosa a cafebabel.com – l’importante, per colpire gli adolescenti, è conservare il senso del proibito e del rischio». Se al concetto di sesso, insomma, si abbina quello di pericolo, anche l'astinenza può diventare eccitante.

E... la qualità?

La moda dei vampiri non rappresenta, dunque, un'eccezione per gli studiosi di letteratura. «Tutte le esperienze umane influenzano le nostre vite. Quelle letterarie ne sono un esempio, ma di seconda mano, che ci permettono di sperimentare delle situazioni che altrimenti non potremmo vivere. Come incontrare un vampiro» o, ancora più, avere una storia d'amore con lui. Anche il fatto che Edward Cullen sia stato eletto uomo (addirittura uomo) più sexy del mondo, non è inspiegabile: «Edward rappresenta il perfetto stereotipo della letteratura adolescenziale. Il fatto che sia un vampiro è un dettaglio superficiale. Sarebbe potuto essere un gangster, un pirata o qualunque altro». Ma ciò che sorprende è che questo personaggio sia «estremamente piatto, unidimensionale e che, in generale, i libri della serie siano prevedibili (questo può essere anche un vantaggio) e scritti male (cosa che non dovrebbe accadere)». Su questi ultimi punti sembrano concordare tutti, anche Stephen King: «Ammetto che la scrittura della Rowling (creatrice di Harry Potter, ndr) è geniale - ha dichiarato a USA Weekend - la Meyer è proprio negata».

Foto: (cc)joshunter/flickr; (cc)i heart him/flickr; (cc)wikimedia; Nayara - Oliveira/flickr; video: YouTube