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Vacanze Romanes. Un ponte tra due mondi sorretto dalla musica degli ‘o Rom

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Napoli

Ogni paese, ogni cultura, ha una propria identità musicale, un’ impronta segnata dall’intreccio di melodie e sonorità tipiche che permettono di distinguerne i tratti caratteristici, personali. Ci sono poi dei casi in cui si vengono a creare degli amalgami musicali così densi che è difficile stabilire a quale cultura essi appartengano e da quali melodie essi derivino.

Ci sono dei casi in cui la musica non ha un’ identità specifica, perché i suoi ritmi e le sue danze abbracciano il mondo intero. E’ questo il caso di Vacanze Romanes degli ‘o Rom.

Gruppo formato da musicisti partenopei e romeni, gli ‘o Rom sono un prezioso e valido esempio di come sonorità apparentemente diverse, possano incontrarsi dando vita ad una musica le cui vene pulsano nel Mediterraneo stesso, padre dei popoli e culla delle civiltà.

Vacanze Romanes è un lavoro originale che nasce dall’incontro tra esponenti della musica popolare partenopea, come Carmine D’Aniello, voce degli ‘o Rom, con alcuni musicisti di strada di origine romena. L’album è cantato interamente nella lingua dei rom, la cui melodia ben si plasma su una musica che è un continuo andare e tornare da Napoli ai Balcani. La prima traccia, Kerta Mange Daje (“Dai madre, fammi sentire”) è una ballata allegra, i cui cembali e percussioni in primo piano, rimandano a quelle feste, quelle danze a piedi scalzi davanti  al fuoco. Una danza che ristabilisce il contatto con la terra. La Grande Madre. Le stesse strofe della canzone parlano di una festa, di amici riuniti a ballare, mentre sullo sfondo si consuma la tragedia di un uomo che sta per partire per la guerra: “Non piangere madre, tornerò a casa tra un anno. Non piangere figlia mia, tornerò a casa tra un anno.”  Finita la traccia, attacca prepotente il violino, simbolo della musica gitana, libera e malinconica, che sostiene la voce di D’Aniello in Opa Tsupa (“Salto di gioia”), la storia di un ragazzo che invita la sua bella a ballare insieme una danza d’amore e di gioia. 

Canzoni della tradizione balcanica si vestono di abiti nuovi, ricamati dalle note di fisarmoniche, contrabbassi, cajons, violini e chitarre battenti. Melodie marittime e terrene insieme, di ricordi amari (Geljan Dade) , di anime inquiete che bruciano di passione (Nocas mi srce pati, “Il mio cuore è nel dolore stanotte”), la cui angoscia si consuma al ritmo di una chitarra. Ma più di tutto Vacanze Romanes è un album che esalta la vita. In ogni sua manifestazione.

Il titolo Vacanze Romanes è una parafrasi del celebre film del 1953, dove “romanes” sta ad indicare la lingua parlata da rom e sinti. E’ un modo sarcastico di affrontare il tema degli stereotipi e dei luoghi comuni legati ai rom.

Ho avuto l’occasione e il piacere, qualche tempo fa, di conoscere e conversare con Carmine D’Aniello riguardo ad un album che è, più di ogni cosa, un ponte tra Napoli e i Balcani. Carmine è prima di tutto un papà ingegnere che proviene dal filone della musica popolare e da oltre sei anni è la voce dei Pietrarsa. E’ un artista a tutto tondo, un attivista legato alle lotte nate contro la discarica di Chiaiano, con una particolare attenzione all’ambientalismo e alla tutela del bene comune.

Il progetto ‘o Rom nasce dall’esigenza di creare una musica che fondesse due esperienze in particolare: quella Balcanica di Carmine Guarracino (chitarre) e quella personale di Carmine nel campo della musica popolare dell’Italia meridionale. Il progetto ha preso forma quando Amedeo Della Rocca (percussioni) ha conosciuto Ion Tita (fisarmonica) e Ilie Zabnghiu (contrabbasso), cui si è aggiunto Ilie Pipica (violino).

L’album che ne è nato pone la musica come linguaggio di integrazione, espressione di genuinità e contemporaneità. Un album che vuole rispecchiare il suono e la vivacità di una performance live, dato che, come avviene per il blues, i rom esprimono, attraverso la musica, il loro canto di lotta quotidiana per la vita e per il lavoro. 

Le 11 tracce che compongono l’album sono il frutto della passione e della vitalità che nascono dall’incontro di due mondi e culture che poi così distanti non sono. Un messaggio positivo di apertura e comunicazione.

Se è vero che la musica è la lingua comune dei popoli, alfabeto universale che sostiene quando le barriere sociali sembrano invalicabili, Vacanze Romanes assume quindi un valore ancor più significativo in una città come Napoli, ospite involontaria di un nuovo scenario socio-culturale dalle cui basi potrebbe ripartire quella rinascita tanto auspicata. Il messaggio degli o’ Rom è forte, è un invito a restare e a lottare per fare di questa città un nuovo luogo, che sia incontro tra culture e sinergia di pensiero. Chissà che un giorno non accada per davvero.