Va dove ti porta il voto: il punto di vista partenopeo
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ARTICOLO DI GABRIELLA CONTE
Il 21 dicembre 2012 la profezia dei Maya aveva pronosticato che non avremmo visto l’alba del giorno dopo e, invece, contro ogni previsione, il 22 dicembre è arrivato. Proprio in quel giorno il Presidente della Repubblica ha indetto ufficialmente le elezioni che si sono svolte in Italia il 24 e 25 febbraio 2013.
Tuttavia, un’altra minaccia apocalittica ha scatenato la furia di orde di studenti indignati ed emigrati “a breve termine”. L’impossibilità di partecipare al voto è la negazione di un fondamentale diritto cittadino.
*Con una punta di ironia tutta partenopea, vi ho già parlato sulle pagine di Cafebabel del decreto che ha fatto infuriare i cittadini italiani temporaneamente all'estero, che non hanno potuto votare alle elezioni politiche se non tornando al proprio “ovile”. I più indignati e più colpiti dal decreto sembrano essere stati gli studenti fuori sede e quelli che per un breve periodo si trovavano all'estero, grazie al programma Erasmus. Ho già provato a dar voce alle loro iniziative e alle loro riflessioni.
(cc) Dalla pagina facebook degli "Studenti italiani che non potranno votare alle prossime elezioni".
-Cosa ne pensano gli studenti napoletani?
In una delle mie quotidiane mattine spese ad aspettare, a volte invano, il treno da pendolare, mi sono guardata intorno e mi sono chiesta cosa ne pensassero i miei coetanei, giovani studenti universitari come me. Mi sono chiesta se un problema per il quale hanno alzato ed unito le proprie voci tanti giovani italiani avesse toccato anche la sensibilità di una città come Napoli, spesso misteriosamente immersa nella propria bolla partenopea. Mi sono armata di ottimismo e ho ascoltato la voce e le risposte di due giovani studentesse.Ho fatto qualche domanda a Sonia e Nagore, una fuori sede a Torino e una nostalgica ex studentessa erasmus.
Cosa hanno in comune? Sono entrambe napoletane ed entrambe, un giorno, hanno deciso di fare le valigie e allontanarsi da Napoli, per andare a studiare in un'altra città. E sono entrambe alquanto amareggiate.
Cercando di capire come mai l'attenzione mediatica si sia concentrata tanto su un problema per niente nuovo, soltanto a ridosso del 24 e 25 febbraio, mi ritrovo ad ascoltare da una ragazza di appena 22 anni un “perchè arriva il momento delle elezioni”. E forse non ha tutti i torti; insomma, ci fa comodo ricordare che abbiamo un problema solo quando dobbiamo affrontarlo, rimandando il più possibile la ricerca di una soluzione, in perfetta sintonia con lo stile all'italiana.
Nonostante l'una studi psicologia e l'altra giurisprudenza, sembrano essere entrambe d'accordo che i social media come facebook, abbiano aiutato a catalizzare l'attenzione di tutti su una questione di vecchia data.
-Perchè in un Paese in cui ci si riferisce agli astensionisti come “il primo partito d'Italia” e i giovani sono spesso colpevolizzati per la loro “disaffezione politica”, gli studenti erasmus, invece, sembrano essere stati così attivi e decisi nel voler votare?
“Io non credo che gli erasmus siano, in generale, più attivi di altri", mi risponde Nagore, ex studentessa erasmus in Spagna. "Semplicemente da alcuni anni tra noi giovani si è risvegliato un sentimento di partecipazione diretta, di voglia di conoscere i propri diritti e di vederli rispettati.”
Allora le chiedo se, una volta tanto, possiamo dare qualche merito a questo programma europeo, il merito di risvegliare la mente.“Credo che certamente l'erasmus apra la mente. Aiuta a confrontarsi con mondi che prima si conoscevano solo indirettamente e quindi anche con situazioni politiche diverse. Inevitabilmente questo conduce ad un confronto con quella che è la realtà politica italiana .”
(cc)) L'ironia degli studenti fuori sede che protestano contro il decreto che ha impedito di votare a molti di loro.
-Quale soluzione avresti proposto o voluto che fosse presa in merito, per permetterti di votare?
Sonia, la studentessa di psicologia fuori sede, sembra avere le idee chiare. “Una possibile soluzione poteva essere il voto tramite sistemi di comunicazione quali e-mail, con tanto di allegato del documento di identità, o più semplicemente il voto per delega. In ultimo, il rimborso totale di viaggio.
Oppure, in casi simili, l'università presso la quale si studia potrebbe rilasciare un documento per dimostrare la sua effettiva permanenza in un luogo diverso da quello di residenza, che potrebbe senz'altro tornare utile anche per il contratto di affitto".
Soluzioni opinabili, possibili o irrealizzabili, sono comunque le idee di chi all'argomento ci tiene, di chi ha sempre esercitato il proprio diritto-dovere di voto.
L'ultima domanda la riservo a Sonia, la napoletana fuori sede a Torino. Ed è, forse, la domanda più importante.
-Sei tornata in Italia per votare il 24-25 febbraio?
“Non ho avuto la possibilità di tornare nella mia città d'origine per votare. Mi sono sentita come un «soggetto passivo» nelle mani dello Stato, per motivazioni meramente economiche ed universitarie.”
Come Sonia, molte persone non hanno votato, ma non perchè non abbiano voluto farlo, fossero indecisi o insensibili al richiamo politico.La disaffezione politica dei giovani, forse, è da ricercare direttamente nel disinteresse della classe politica alle esigenze e ai bisogni di chi la propria parte la vuole fare.
A prescindere da tutti i discorsi demagogici o i pareri personali, confrontarsi con coetanei che vivono nella tua stessa città ti fa aprire davvero gli occhi. Ciò che ha indignato questi ragazzi (studenti, lavoratori, emigrati occasionali e anche le persone non direttamente coinvolte nella vicenda) e continua a farlo è l'ostinazione di promesse di una generazione politica e di una chiamata al cambiamento che non trova mai riscontro nell'immobilismo della realtà italiana.
(cc) Le proteste sul web degli studenti all'estero durante il periodo elettorale.
Riflettendo con Sonia e Nagore di quanto sia discriminante questo decreto che ha impedito a molti cittadini italiani di esprimere la propria preferenza di voto, mi sono ricordata di quando sono stata anche io una studentessa Erasmus e mi sono sentita, a volte, ferita ed anche un po' avvilita dalle domande e i dubbi dei miei amici stranieri che, gira e rigira, finivano sempre con il toccare problemi storici e scomodi di Napoli e dell'Italia.
Così come noi napoletani, italiani, cittadini ed emigranti temporanei in qualsiasi angolo d'Europa ci sentiremo sempre un po' traditi, e anche un po' incazzati, dalle percentuali di voto, i commenti ed i clichés che ci fanno apparire come un popolo, soprattutto quello dei giovani, anonimo e disinteressato ai propri diritti e doveri.
Pizza, spaghetti, sole, mare...e astensionismo.
''If voting made any difference they wouldn't let us do it.'' (Mark Twain)
Photo credits: © pagina facebook Studenti italiani che non potranno votare alle prossime elezioni