Ustica e Ramstein, vogliamo la verità
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Sui cieli del mar Tirreno, il 27 giugno 1980, un aereo civile italiano scomparve improvvisamente dai radar, precipitando in mare senza inviare segnali di soccorso. Otto anni dopo, a Ramstein, in Germania, un incidente delle Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica italiana, provocò la morte di decine di spettatori. I piloti delle Frecce erano stati tra gli ultimi a vedere l’aereo civile in volo.
In questo articolo raccogliamo la testimonianza di Elisabetta Lachina, figlia di due passeggeri del Dc-9 abbattuto sulla rotta per Ustica, da trent'anni in attesa di conoscere la verità su quanto è accaduto.
Il Museo per la Memoria di Ustica (Bologna) ospita da alcuni anni i resti del Dc-9 della compagnia aerea Itavia, recuperato dagli abissi del mar Tirreno, a poche miglia nautiche dall’isola di Ustica, e ricostruito in seguito nell’hangar militare di Pratica di Mare.
L’aereo, trasportato da un convoglio attraverso l’Italia (guarda il video “Ero nato per volare”), è stato accolto a Bologna da un’installazione curata da Christian Boltanski, artista parigino, in quella stessa città da cui era partito, la sera del 27 giugno 1980. A bordo trasportava 64 adulti, 11 ragazzi, 2 bambini e 4 membri dell’equipaggio. I resti del velivolo sono ora circondati da 81 lampadine a incandescenza, che si accendono e si spengono “al ritmo di un respiro”, mentre gli altoparlanti nascosti emettono frasi sussurrate, pensieri nascosti di chi non è più atterrato.
I parenti delle vittime della strage di Ustica, riuniti in Associazione, si sono visti rifiutare (dall'avvocatura di Stato italiana) il rimborso di 100 milioni di euro da parte dei ministeri dei Trasporti e della Difesa, accusati di gravi “omissioni e negligenze”, che hanno impedito in tutti questi anni la ricerca della verità. “Nessuna cifra potrà mai restituirmi i miei genitori e tantomeno la serenità persa in questi lunghi 32 anni.. - dice Elisabetta Lachina, figlia di Giuseppe e Giulia Reina, passeggeri dell’aereo abbattuto - Questa sentenza è stata uno spiraglio di luce verso la verità. Voi notate solo la cifra del risarcimento, mentre bisognerebbe evidenziare quanto questa sentenza sia stata esemplare. Appartenere alla strage di Ustica è come indossare un abito stretto che toglie il respiro, che mi hanno cucito addosso senza che io lo chiedessi. Passo le giornate, i mesi e gli anni in attesa, aspettando di conoscere la verità su quella sera, vivendo nell’illusione e nella speranza che i custodi della verità parlino”.
Una battaglia aerea sui cieli del mar Tirreno
Secondo le conclusioni del giudice Rosario Priore del tribunale di Palermo, contenute in un'ordinanza del 1999, che ha dato il via a tutti i processi seguenti, l’aereo civile è stato al centro di una battaglia aerea tra velivoli militari della Nato (la VI flotta americana era di stanza a Napoli) e un Mig libico, ritrovato sui monti della Sila (Calabria) tre settimane dopo.
Le indagini più accreditate raccontano di Mig libici che facevano la spola con la Jugoslavia, e per “nascondersi” ai radar viaggiavano a distanza ravvicinata dagli aerei civili. Quella sera, però, gli è andata male: un F-104 italiano, pilotato da Ivo Nutarelli e Mario Naldini, si è avvicinato per qualche minuto al Dc-9, mentre era in volo sopra alla Toscana, e ha suonato l’allarme generale.
I due militari che avevano dato l’allarme si schiantarono l’uno contro l’altro a Ramstein, durante un’esibizione delle Frecce Tricolori, la pattuglia acrobatica dell'aviazione italiana, il 28 agosto 1988, mentre stavano per eseguire la complessa figura della “cardiodide”. Pochi giorni dopo, avrebbero dovuto testimoniare al processo per la strage di Ustica. L’incidente costò la vita a un altro pilota, Giorgio Alessio, e a 67 spettatori che si trovavano vicini al punto d’impatto. Indagini successive, condotte dai periti tedeschi, rivelarono che Nutarelli aveva aperto il carrello dell’aereo per tentare una frenata improvvisa. Si era accorto che qualcosa non andava? L'aereo era stato manomesso? Le indagini effettuate dai periti tedeschi sono state riprese dall’avvocato Daniele Orsato, che difende i parenti delle vittime della strage di Ustica.
L’ipotesi, avvalorata dalle recenti sentenze dei tribunali, ma da sempre messa in discussione da alti militari, politici e funzionari di ogni sorta, è che un aereo della Nato abbia abbattuto l'aereo civile, il quale nascondeva, suo malgrado, il Mig libico, individuato dai due piloti morti a Ramstein. Il Dc-9 si sarebbe così trovato sulla rotta del missile destinato all'"intruso".
Per anni furono sostenute altre ipotesi: una bomba a bordo (erano gli anni del terrorismo politico), un "cedimento strutturale" dell'aereo.. A noi basta ricordare la sentenza del giudice Priore, e mostrare la prova che è sotto gli occhi di tutti quelli che visitano il museo di Bologna: un enorme squarcio dietro la cabina di pilotaggio, sulla fiancata sinistra. Come un'esecuzione: bum.
Un aviere in servizio quella sera rivelò, in diretta telefonica: “la verità è questa: ci hanno ordinato di stare zitti”.
“La carcassa del Dc-9 - spiega Elisabetta Lachina - arrugginita e corrosa dalla salsedine del mare, si mostra nella sua cruda realtà, immobile, come un grande falco ferito e mutilato, ed è li a testimoniare con la sua presenza scomoda e inquietante quello che è successo”.
Negli anni le indagini sulla strage di Ustica, e i collegamenti con quella di Ramstein, sono proseguite a un ritmo rallentato, ostacolate da omertà, sospetti e inquinamento delle prove. I tabulati dei radar militari di quella sera sono stati strappati, chi doveva controllare è stato zittito o addirittura ucciso. Durante un famoso programma televisivo, “Telefono Giallo” di Corrado Augias, un aviere in servizio quella sera rivelò, in diretta telefonica: “la verità è questa: ci hanno ordinato di stare zitti”.
“Quanto tempo ancora dobbiamo aspettare? Quanto tempo dovrò ancora attendere per conoscere i nomi degli assassini? Vi prego – conclude Elisabetta – fate atterrare il Dc-9 con tutti i suoi 81 passeggeri: dobbiamo seppellire dignitosamente i nostri cari”.
Foto di copertina: truthout/flickr; testo: Museo per la Memoria di Ustica, Bologna, © Sandro Capati; gentile concessione dell'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica, © Linda Lachina; video: moneymakeemeggreed/youtube; bombjack/youtube; tvzeroland/youtube.