Uscire dalla bolla non è poi così semplice
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Jessica CannucciariViviamo in bolle che filtrano la realtà? Sì, ma non è una novità. Il nuovo sta nel sorprendersi quando certi avvenimenti, apparentemente inspiegabili e non previsti da nessuno, accadono. Forse perché non erano stati previsti da "nessuno" dentro la nostra bolla. È il momento di mettere la testa fuori e respirare aria nuova. Ma non è così semplice.
Jonas dà uno sguardo allo schermo del telefono. Essere un graphic desiner freelance per lui significa rimanere seduto davanti allo schermo del computer per ore. Anche se, a dire la verità, non è solo lavoro. Non è mai stato capace di concentrarsi sul lavoro prima delle nove di sera. Di solito prima si distrae, cliccando su articoli e video che compaiono nel suo feed delle notizie, oppure leggendo post ed argomenti suggeriti. È tutto un: "Se ti è piaciuto questo articolo, allora ti piacerà senz'altro anche questo!". I pronostici per l'elezione del candidato di Centro sono buoni, il suo nome è sulla bocca di tutti. Tutti i dati lo danno vincitore. Perfino i giornali che Jonas non legge mai lo supportano. Nulla può andare storto.
Il mattino seguente gli occhi gli bruciano, mentre il telefono squilla. «Troppo tempo davanti allo schermo», ripete a se stesso. Dall'altro capo del telefono, la voce della madre gli parla, con un tono di voce abbastanza sconvolto: «Jonas, hai sentito? Tuo fratello è in prima pagina!». Non appena apre i newsfeed dei suoi siti preferiti, quella mattina gli crolla il mondo addosso. All'improvviso un "populista" diventerà presto il capo del paese? Com'è possibile? Ma se tutti gli articoli fino al giorno prima speculavano su tutt'altro risultato? Quale giornale aveva dato spazio a suo fratello? Com'è possibile? Ma se tutti gli articoli di ieri erano positivi? Ma non stavano tutti lottando contro il populismo? Quale giornale aveva dato spazio a suo fratello? Non c'era alcuna traccia di tutto ciò sui suoi newsfeed. Nulla di nulla. Nessun populista, nessuna Brexit, nessun disastro. Solo verde. Era tutto verde.
I filtri degli altri
Non sentiva il fratello ormai da mesi, si erano persi di vista. L'ultima volta che si erano visti fu quando decisero di incontrarsi a metà strada per colazione. A un certo punto il fratello disse qualcosa sull'invasione dei rifugiati, qualcosa che aveva profondamente infastidito Jonas. Suo fratello aveva cominciato a farsi rappresentante di opinioni politiche che non si conciliavano per nulla con le sue. Viveva in una zona diversa, aveva amici diversi e si era trasferito nella sua bolla personale, quella da cui vedeva sempre rosso. Mentre Jonas vedeva solo verde. Era per questo motivo che aveva smesso di cliccare sui link del fratello, non leggeva più i suoi post, aveva smesso di farsi catturare da quel mondo. Ma ancora lo infastidiva essere all'oscuro di tutto, non sapere nulla di lui. Cosa stesse facendo, cosa stesse pensando, come si sentisse. I social network non dovrebbero, almeno in teoria, avvicinare le persone, unirle? Jonas sentiva di non essere più al centro dell'attenzione, del "giro", e sfruttò in qualche modo questa situazione. Queste bolle di nostra costruzione e in cui viviamo che filtrano la realtà... Non abbiamo forse reso queste bolle, che parlano ai nostri ego, troppo "comode"? Gli algoritmi forse ci stanno derubando della nostra capacità di discutere su ogni argomento. Ci stanno dividendo, e trasformando in un mondo fatto di tante metà. 50 e 50. E tutto questo nonostante il fatto che non è mai stato così semplice evadere dai nostri filtri: basterebbero pochi click per esserne fuori, e mescolarsi con persone che non avresti mai incontrato normalmente offline. Il web rende tutto ciò possibile, lo si dovrebbe solo volere.
Un click. Jonas apre la pagina di un giornale, il cui nome gli era sconosciuto finora. Ed eccolo qui: suo fratello in cima alla homepage, alla testa di una manifestazione per candidati populisti che hanno appena contestato le elezioni. Un'altro clic. Un mi piace. Jonas si inoltra sempre di più all'interno del profilo del fratello. Clicca sulle pagine a cui il fratello ha messo mi piace, sulle foto, sugli amici, sui commenti. Mi piace, mi piace, mi piace.
Vita filtrata o vita vera?
Poi Jonas ha continuato. Era fermamente convinto: voleva immergersi nel mondo del fratello. Non solo virtualmente, voleva avvicinarsi a quanto il fratello stava leggendo, anche offline. Voleva parlargli di nuovo. Raggiunse il margine più esterno della sua bolla verde velocemente. Ma come poteva uscirne? Dopo poco tempo notò una piccola scala a chiocciola e una porta minuscola, quasi invisibile. Non aveva mai visto quella porta prima. Riusciva, forse, a vederla solo ora perché avvertiva il desiderio di volerne uscire? Una cosa era certa, non aveva mai provato. «Beh, bastava volerlo» pensò Jonas, ed era già fuori.
Nonostante gli algoritmi, era stato capace di lascirsi la bolla verde alle spalle semplicemente volendolo. Ora si sentiva bene, aveva il controllo sulla sua vita. Saltò sulla prima metro e andò nel quartiere del fratello. «Essere sempre in conflitto è stancante, però» rifletteva, tra sé e sé. D'altronde, non è forse vero che ci si sente più a proprio agio tra persone che condividono la propria mentalità? A voler guardare bene, potremmo quasi considerare i gruppi di amici e le tradizioni familiari come gli algoritmi del passato. Abbiamo sempre ascoltato i media, e ci siamo sempre circondati di persone che condividono i nostri colori politici e hanno convinzioni simili alle nostre.
Appena Jonas arrivò al quartiere del fratello si fermò per un attimo. Non tornava lì da tanto. Si stava domandando se il chiosco fosse ancora lì all'angolo, dove anni prima ci aveva passato tanti pomeriggi. Prima di chiamare il fratello voleva comprare una copia del giornale di questa mattina con il fratello in prima pagina. Sarebbe stato solo un piccolo gesto, ma voleva mostrare al fratello che era pronto a capirlo. Ma non appena girato l'angolo, dove vi era ancora il chiosco, tutti i giornali erano verdi, proprio come lui.
Translated from Fernweh in der Filterblase