Uomini politici, il coraggio di fumare
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Martina FontanarosaAlla stazione, al lavoro, nei locali e a volte neanche a casa vostra… "Non è rimasto che l’Oceano Atlantico per fumare," ha detto poco tempo fa Mariano Rajoy, il Primo ministro spagnolo. Il fumo uccide, e lo fa anche politicamente: gli uomini politici non si possono permettere di sminuire la questione, neanche lontano dalle elezioni.
Una cappa di piombo si è abbattuta sui fumatori di catrame. Oggi, per i politici, la sigaretta non perdona. Il Presidente Sarkozy è accusato di aver "innaffiato" un po’ troppo l’incontro con Vladimir Putin al G8? Può essere, ma preferiamo divertirci con il video.
Il candidato Hollande, invece, si è concesso davanti alle telecamere una colazione con «affettati di manzo e formaggio» mentre, dal 2007, abbondano i messaggi del tipo «per la vostra salute evitate di mangiare troppi grassi, troppi zuccheri, troppo sale»? OK, di lui si dirà che sa godersi la vita ed è vicino al popolo.
Un piccolo giro panoramico tra le pratiche politiche (non ancora) in fumo.
Marine Le Pen, l’unica candidata che fuma?
Passiamo sopra gli scandali politico-finanziari e gli errore sessuali perdonati: solo con la sigaretta gli uomini politici sembrano voler dare l’esempio, con la complicità dei giornalisti. E in periodo elettorale? È peggio. Si sa che certi candidati accendono una sigaretta dietro l’altra, come Jean-Luc Mélenchon (candidato per il Front de Gauche) che sul suo sito per la campagna elettorale confessa di «abusarne un po’ troppo», in un impeto di avvicinamento all’elettorato.
Solo Marine Le Pen si è autorizzati a fotografare mentre se ne accende una, anche se, nei giornali «ufficiali», non c’è traccia di foto. A malapena Libération osa affermare, con molta discrezione, che «la padrona fuma», ma è per demonizzare meglio il candidato di estrema destra in un reportage sul suo quartiere generale in campagna. Il tabacco è un tabù.
L’ultima sigaretta di Chirac
In effetti, i politici sono persone come tutti gli altri, che controllano la loro immagine pubblica e filtrano gli aspetti della loro vita privata che sperano siano sotto gli occhi di tutti. E i paparazzi fanno il loro gioco. Nonostante tutto, quando una foto esce, che orrore! Carla Bruni-Sarkozy «sorpresa» mentre fuma? L’immagine sciocca, tanto più quando è condivisa dal consenso del «tabaccologicamente» corretto. Fortunatamente per i nostri occhi, non abituati, la sigaretta è sfocata. Salvi. Bertrand Delanoë, il sindaco di Parigi, non avrà questa fortuna. La sua sigaretta è ben visibile, fiera, provocante, insostenibile, sotto il titolo pieno di cose non dette: «Bertand Delanoë che fuma a un funerale». Ah, che carogna!
Povero Jacques Chirac, la cui fotografia, sigaretta accesa in mano, nel 2009 non ha potuto fare da copertina alle sue memorie. Quel visionario aveva del resto rinunciato alla nicotina nel 1988, dopo la seconda sconfitta alle presidenziali, constatando il fallimento della sua immagine di «francese come gli altri»: Chirac non può essere un esempio per l’adolescente che esita nel fare il suo primo tiro, ma lo è per la classe politica francese. Quale Primo ministro tirerebbe fuori nel 2012 il suo pacchetto nel bel mezzo di un’intervista per accendersene una, come il buon vecchio Pompidou nel 1962? Il fatto che José Luis Zapatero sia conosciuto come fumatore occasionale non ha aiutato a far passare la sua legge anti-fumo nel gennaio 2011: i risultati, più che il pudore, ma tanto quanto l’esempio, impongono di non fumare. Al contrario, Chirac non ha mai smesso con la Corona: la dipendenza dalla birra rende simpatici.
Churchill e i recalcitranti
Winston Churchill non ha mai smesso con il sigaro: la lotta contro il tabagismo non può niente contro il sigillo della storia e la creazione di un'icona mitica. Alcuni uomini politici effettivamente non hanno mai allentato la loro dipendenza dal tabacco, a costo di farne un marchio di fabbrica. Santiago Carillo, che ha presieduto il Partito Comunista Spagnolo dal 1960 al 1982, per esempio non usciva mai fuori senza sigaretta, anche sui palcoscenici televisivi, agonizzante di volute di un'ostentata libertà. Il genere di lusso che poteva permettersi anche Helmut Schmidt, figura storica della social-democrazia tedesca, che a 93 anni continua a fumare, anche all’ospedale.
In Italia, tutti sanno che Pier Luigi Bersani, segretario del Partito democratico, fuma il sigaro: è un uomo "del popolo", questo aiuta a ricordarlo. Era tutto il contrario per il passato cancelliere tedesco Gerhard Schröder, il cui gusto per i sigari di lusso Cohiba ne facevano l’araldo di una sinistra disinibita sulla questione dei soldi, a costo di attizzare le critiche. Nicolas Sarkozy ormai evita il sigaro: non ha bisogno di quello per essere accusato di essere il «presidente dei ricchi», soprattutto dopo che un membro del governo si è visto offrire 12.000 euro di sigari dallo Stato, rivelazione che ha fatto scandalo nel 2010.
Altri tempi, altri costumi. Lech Walesa fumava dei mentolati durante i suoi meetings, e alla Tavola Rotonda del 1989, che annunciava il ritorno alle elezioni libere, si è fatto ricordare per le torbide nubi di fumo che riempivano la stanza delle negoziazioni. 20 anni dopo, i posacenere del Parlamento venivano venduti all’asta, dato che Walesa non fumava più da molto tempo. La libertà conquistata è stata accompagnata dal divieto di fumare per l’homo politicus. Senza fare torto ai sostenitori della libertà di fumare una sigaretta dove si vuole, è stato sicuramente un passo avanti. La sanità pubblica è seccante ma non è vietato rallegrarsi del fatto che pochi uomini politici fumano in pubblico, anche per le ragioni sbagliate. Ancora uno sforzo, e non sarà indecente chiedere loro di smettere con le orge.
Foto di copertina: © Falk Steinborn; testo: Chirac (cc) quicheisinsane/flickr, Bersani (cc) scorcidemocratici-torino2010/flickr, Churchill (cc) johnmcnab/flickr, Churchill (cc) Leo Reynolds/flickr; video: (cc) igreka/YouTube.
Translated from Hommes politiques : le cran de fumer