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United voices of Radio Poetry: per un Mediterraneo di poesia

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Torino

United voices of Radio Poetry è un evento proposto da Rai Radio 3, che offre agli ascoltatori l'eperienza di una poesia multilingue: lo scorso 23 settembre si sono riuniti a Torino 6 poeti mediterranei, che hanno dialogato con le sonorità del contrabbasso di Furio di Castri. Una riflessione in versi sul Mare Nostrum e sul ruolo dei media nella trasmissione della poesia. 

Una serata dedicata alla poesia, al suono in versi del Mediterraneo e alla musica, accompagnati dal contrabbasso di Furio Di Castri. Al Prix Italia di Torino, la protagonista della seconda edizione di United voices of Radio Poetry è stata la poesia del Mare Nostrum. Sei i poeti presenti in sala: gli italiani Silvia Bre, Franco Buffoni, Maria Grazia Calandrone, il tunisino Moncef Ouhaibi, la greca Maria Lainà e lo spagnolo Juan Carlos Mestre.

Si è parlato di traduzioni attraverso le diverse sponde del mare, del porto "africano" di Napoli, del limbo delle parole che, nella traduzione, attendono di trovare nuova forma, in altri suoni, in altri porti. I poeti hanno recitato le loro composizioni in lingua originale: l’italiano, l’arabo, il greco, lo spagnolo. Un rincorrersi, innanzitutto, di suoni. La musica di Furio Di Castri ha dialogato con i versi, conducendo gli spettatori presenti in sala (e quelli che ascoltavano la trasmissione radiofonica) in un delicato gioco di sonorità.

Un mare di poesia

«Il Mediterraneo è innanzitutto poetico,» ha detto il traduttore e poeta Franco Buffoni, «prima ancora di essere economico o politico, il Mediterraneo è poetico»; Una simile immagine pare oggi quasi dissonante, eppure la trasmissione proposta da Rai Radio 3 sembra proprio tentare di recuperare la dimensione poetica del Mediterraneo: mare aperto, cimitero di corpi sconosciuti, bacino di speranze.

Nei versi letti e interpretati risuonano i nomi di Cartagine, Roma, Napoli: metropoli, lingue che si intrecciano, che si confondono, come i sogni dei migranti e l’avido affannarsi dei trafficanti di uomini. Viene da domandarsi se la poesia sia rimasta intrappolata tra le onde del mare o se essa sia l’ultimo, disperato veicolo per raccontare la storia dei profughi, costretti a spostarsi da porto a porto per sopravvivere.

Le voci dei poeti che si susseguono sul palco divengono così le voci dei naviganti di ogni tempo. Prima ancora delle parole ci sono i suoni: la poetessa italiana Silvia Bre, nonché traduttrice, racconta quel prezioso momento in cui le parole attendono di essere tradotte. È un timido avvicinarsi a un porto sconosciuto, che sarà il primo passo verso l’acquisizione di un nuovo significato. La traduzione delle poesie attraverso il Mediterraneo diviene la metafora della traduzione delle persone: frotte di migranti approdano ogni giorno sulle coste europee del Mare Nostrum, nella speranza di ricostruire una loro identità.

Se la sicurezza è una prerogativa di tutti

Le migrazioni e il ruolo dell’Europa, peraltro, sono state una delle linee tematiche più importanti del Festival della radio e della tv (a Torino dal 19 e il 24 settembre): nella quarta giornata del Prix Italia sono intervenuti, tra gli altri, la Presidente della Camera Laura Boldrini, e il Ministro degli esteri Paolo Gentiloni, che hanno discusso la rappresentazione mediatica del fenomeno migratorio. «La [sua] gestione non va delegata a chi grida di più,» ha affermato la Presidente della Camera, «a chi propone facili ricette a chi alimenta odio e rabbia. La sicurezza non è una prerogativa dei cittadini del Nord del mondo».

«Non viene chiesto ai media un trattamento speciale, ma che venga dato lo stesso peso alle notizie, lo stesso metro di giudizio. E poi c'è l'uso della parole: non è mai neutro». La Boldrini ha chiesto «più analisi, capacità di considerare cause ed effetti» e ha affermato con forza che «non basta la contabilità degli sbarchi, è riduttivo e non serve perché al di là dei numeri ci sono tanti mondi che non ci possono sfuggire». 

Se i media devono raccontare mondi invisibili agli occhi, la radio ha il "privilegio" di potersi affidare alle sole parole e ai loro suoni: Maria Grazia Calandrone, poetessa e conduttrice di programmi culturali su Radio 3, ha parlato della forza della radio, è un'esperta dei suoni che s’insinuano nelle menti degli ascoltatori, mentre questi conducono la loro vita quotidiana.

«La poesia è la lingua madre di tutta l'umanità», afferma il poeta tunisino Mocef Ouhaibi (guarda sotto la sua intervista al Prix Italia 2015). Attraverso la poesia, la lingua diviene capace di descrivere mondi altrimenti invisibili. Quasi la poesia possa salvare la percezione politica del Mediterraneo.