Ungheria: la svolta populista
Published on
Translation by:
Piera FiammenghiContinua il "Bulli Tour" per Claire Audhuy e Baptiste Cogitore: i nostri due reporter. Questa settimana sono in Ungheria per conoscere più da vicino Jobbik: un partito di estrema destra euroscettico che farà a lungo parlare di sé. Scopriamo perché.
A seguito di alcune dichiarazioni choc del Primo Ministro Viktor Orban, in particolar modo quella di chiudere con la democrazia liberale a fine luglio 2014, i riflettori dell'Unione Europea sono di nuovo puntati sull'Ungheria. Da tempo, alcuni media europei criticano la politica del leader del Fidesz di promuovere azioni anti europee e riscrivere la storia della sua nazione.
Qual è l'ultima trovata di Orban che ha fatto discutere? La costruzione di una statua che può essere legittimamente definita "revisionista" in piazza della Libertà, al centro di Budapest. Il monumento raffigura un'aquila minacciosa (la Germania nazista) che si avventa su un innocente San Gabriele (la nazione magiara nei panni di vittima sacrificale). Una visione a dir poco riduttiva della storia della Seconda Guerra mondiale durante la quale il "partito delle Croci Frecciate", movimento fascista ungherese di allora, ha fatto sentire la sua influenza deportando più di 400mila ebrei, principalmente ad Auschwitz.
Per più di quattro mesi, il lavoro delle palatrici è stato rallentato grazie al presidio dei cittadini che giorno e notte si sono dati il cambio per impedire l'avanzamento dei lavori. La statua è stata issata alle due del mattino di una domenica notte. Da allora è sotto stretta sorveglianza delle forze di polizia.
Alcuni manifesti, scarpe e sassi lasciati davanti alla statua testimoniano il malcontento di alcuni ungheresi nei confronti del monumento. Attraverso slogan e oggetti desiderano ricordare i massacri di cui si sono macchiate le Croci Frecciate. Le prime leggi antisemite ungheresi, che miravano a ridurre il numero di ebrei all'interno di alcune istituzioni, sono state promulgate nel 1920 prima di essere inasprite nel corso degli anni Trenta. Il partito, dichiaratamente antisemita e collaborazionista, uccise in massa gli ebrei di Budapest nell'autunno del 1944.
Ma non si tratta del primo tentativo di revisionismo da parte di Orban. Nel 2002, durante il suo mandato di ministro, istituì la "Casa del terrore" facendo passare un preciso messaggio: l'Ungheria è stata solo una vittima di fronte ai suoi aggressori. Il museo, situato in un edificio, un tempo sede del Partito delle Croci Frecciate e della polizia sovietica, attira molti turisti e si limita a mostrare il periodo del terrore sotto il comunismo. Presentando costantemente l'immagine di un'Ungheria vittima, Orban gioca sul risentimento nazionale e anti UE.
"Siamo nazionalisti ma non sciovinisti"
La destra revisionista di Orban, se così si può chiamare, non è la sola nel paese. Anche il partito ungherese di estrema destra Jobbik ha partecipato al 'ballo delle statue' in Piazza della libertà. Dal 2013, un busto di Miklos Horthy troneggia sul sagrato di una chiesa protestante. Il pastore e la sua famiglia sono dei forti sostenitori del nazionalismo ungherese.
L'ammiraglio Horthy, reggente del regno di Ungheria dal 1920 al 1944, si è schierato dalla parte del Reich e ha combattuto i sovietici prima di avviare i negoziati con gli Alleati nel 1942. Tra maggio e luglio 1944, il regime di Miklos Horthy e il movimento pro nazista delle Croci Frecciate hanno deportato più di 400mila ebrei, principalmente ad Auschwitz. L'ammiraglio rimane un personaggio storico molto controverso: alcuni lo vedono come un collaborazionista e antisemita violento, altri lo considerano un protettore degli ungheresi, manovrato da Hitler.
Ufficialmente, la statua non si trova sul suolo pubblico ma il suo sguardo è rivolto verso Piazza della Libertà. Dopo aver subito dei danneggiamenti, il busto di bronzo è stato protetto da un vetro plastificato. Per capire più da vicino cos'è Jobbik, abbiamo incontrato Ferenc Almássy, giovane franco-ungherese 27enne che alcuni anni fa ha deciso di lasciare la Francia:
"Ero disgustato dalla corruzione che regnava. Il mio futuro è in Ungheria. Qui ho molte possibilità; e poi, c'è bisogno di tamponare la fuga di tutti i giovani ungheresi che, freschi di aver terminato gli studi, lasciano il paese per cercare fortuna in Occidente. L'Ungheria è una miniera di manodopera a basso costo e ben istruita per Bruxelles e Parigi. I paesi dell'Est sono delle colonie."
Karaoke nazionalisti
Ferenc Almássy porta fiero una bella barba magiara. Dal 2013, è consigliere del Jobbik. Il partito attira la generazione in erba organizzando di tanto in tanto dei karaoke nazionalisti o delle feste patriottiche dove si canta la gloria della Grande Ungheria perduta.
Deluso dalla Francia, dichiara di essere fedele solo all'Ungheria. Si augura che il partito si aggiudichi dei comuni alle prossime elezioni dell’autunno 2014 :
"Sarebbe la prima volta che il Jobbik vince in una grande città. Potremo finalmente mostrare agli ungheresi di che pasta siamo fatti quando saremo al potere. Sarebbe un'ottima palestra per altre elezioni più importanti. Il partito Fidesz crollerà senza Orban. Aspettiamo pazientemente il nostro turno per arrivare al comando del sistema. "
Il sistema rischia di non essere più lo stesso se il partito Jobbik arriva al potere. Secondo il partito, bisogna chiudere i ponti con l’UE. "Non abbiamo niente a che vedere con i partiti di estrema destra dell'ovest (FPÖ, FN ecc...) perché, mentre loro vogliono cambiare le cose all'interno del sistema, noi vogliamo cambiare il sistema per intero. Siamo un'isola magiara nel bel mezzo di un mare slavo e germanico. Non vogliamo né la NATO, né l'UE. I rom non avranno più gli stessi benefici; saranno dei cittadini come gli altri."
Le milizie in strada nel 2011
Bisogna ricordare la storia del piccolo villaggio di Gyöngyöspata, situato a nord-est di Budapest, dove il candidato del Jobbik si è aggiudicato la maggioranza nel 2011, malgrado una controversia sui risultati delle elezioni. Le milizie paramilitari ungheresi hanno sfilato in strada, mostrando le bandiere dei Carpazi — territori persi nel 1920 — e alcune cartine della Grande Ungheria. La squadriglia si era mostrata dura soprattutto nei confornti dei rom, al grido di: «Gli zingari sono dei criminali!».
Gli skinhead del Jobbik tengono a ricordarci l'aspetto poco frequentabile dell'estrema destra ungherese. Secondo un giornalita francese a Budapest, "il Jobbik si situa in un momento cerniera, come il Front national tre anni fa: cerca una propria rispettabilità ma ha paura di sgretolarsi."
Belle promesse
I giovani ungheresi che abbiamo incontrato sono stanchi di tutte queste storie politiche e di tutte le belle promesse di chi sta al potere. Trasferito a Budabest da poco, Joël ci spiega che qui, "i ragazzi parlano di politica sospirando. Capita che rimangono delusi e, appena copiuti 20 anni, smettono di crederci".
È così che scopriamo un'iniziativa simpatica promossa da alcuni cittadini: il partito ungherese del "Cane a due code". Questa formazione goliardica si è presentata alle elezioni amministrative del 2010 per ironizzare sui programmi elettorali e denunciare, a modo suo, gli scandali e la corruzione che ha coinvolto la classe politica magiara. I leader del partito sperano di attirare l'attenzione dei cittadini presentando slogan come questi: "Un giorno lavorativo a settimana", "Birra gratuita per tutti", "Vita eterna" ecc...
I fondatori sono due artisti ungheresi che desiderano ristabilire l'ordine nella vita politica magiara. Sono state organizzate delle manifestazioni artistiche per far luce su alcune storie pubbliche poco chiare. Nato nel 2006, il partito del Cane a due code ha avuto un boom di consensi superando i 150mila fan nella sua pagina Facebook. La loro speranza è che tutto ciò risvegli le coscienze e apra alla riflessione.
_
Questo articolo fa parte di una serie di reportage realizzati nell'ambito del progetto Bulli Tour Europa, con la partnership di cafébabel Strasbourg.
Translated from Extrême droite en Hongrie : rencontre avec les loups de l’Europe