Participate Translate Blank profile picture
Image for Una vacanza nel limite estremo d'Europa

Una vacanza nel limite estremo d'Europa

Published on

Palermo

Viaggio low cost nel limite estremo d'Europa tra bellezze naturali, spirito di fraternità, condivisione e un improvvisato esperimento sociale sul senso civico di siciliani ed europei.

Siamo partiti da Palermo in una tiepida notte di agosto verso il limite estremo d’Europa, Capo Passero (Siracusa). Un piccolo viaggio per scoprire, finalmente, le bellezze della costa Sud Orientale della Sicilia. Con me un compagno di viaggio che chiameremo Goloso mentre A Lido di Noto – borgo turistico affacciato sulla costa ionica siciliana -  è fissato l’appuntamento con altri due amici: il Previdente, già lì in vacanza, e l’Ingegnoso, che partirà dalla Calabria.

Riforniamo di carburante una Golf Tdi del 2008, al momento vanno bene 40 euro. Alla fine del viaggio percorreremo 668 km e saranno necessari altri 20 euro di gasolio. Una rapida colazione per Goloso e poi la Sicilia inizia a scorrere lungo i finestrini, un territorio collinare, brullo, ma non così arido come lo si crederebbe, segno che questa è un’estate tutto sommato temperata. L’autostrada Palermo-Catania è libera da caselli (ancora per poco, annunciata la stangata dalla Regione Sicilia), così proseguiamo tutto d’un fiato ascoltando Tracy Chapman, i Pink Floyd e i Red Hot Chili Peppers. Anche la Catania-Siracusa risulta scorrevole mentre la nostra attenzione cade su colonne di fumo giallo che s’innalzano dalla costa: sono i petrolchimici di Augusta e Priolo, un purgatorio di acciaio e spie luminose con raffinerie che servono decine di multinazionali del petrolio, anticamera del paradiso che ci attende a sud est, di cui parlano tutti: il Barocco di Noto e Siracusa, le necropoli di Pantalica, le calette di Vendicari e i mosaici della Villa del Tellaro (ma lista delle attrazioni è ben più lunga).

Spiaggia a Sud-Est

In poco meno di tre ore siamo a Lido di Noto, il Previdente e l’Ingegnoso sono puntuali all’appuntamento. Dopo un bombolone alla crema preso al volo da Goloso ci dirigiamo verso Vendicari. Non sappiamo in quale caletta della riserva fermarci, quindi optiamo per la prima, Eloro: il Previdente fissa l’ombrellone in una spiaggia pulita e semideserta, dalla sabbia bruna, con un caratteristico laghetto alle spalle e uno spumeggiante mare azzurro davanti. L’acqua ha temperatura perfetta mentre le onde invitano all’unione panica con il loro moto giocoso. Facciamo una partita, due contro due in un campo alla "Holly e Benji" dove ci vogliono ore per "scollinare", poi esploriamo le formazioni rocciose che delimitano la spiaggia, scoprendo un’area nudista. Dovremmo ora visitare San Lorenzo e Cala Mosche, selvagge attrazioni costiere, ma siamo esausti, già oltre l’ora di pranzo e senza viveri.

Ci dirigiamo così a Portopalo ammirando frutteti e serre lungo la via: le mandorle di Avola, i pomodorini di Pachino, le pesche e le pere coscia ci inghiottono in un clima di operosità e di rispetto per la terra. Siamo nel tempio della frutta dop di Sicilia, che conquista posizioni nei mercati globali ed è alfiere della dieta mediterranea nel mondo. La fame si fa intensa. Il Previdente indica un ristorantino lungo uno dei moli di Portopalo. A servirci c’è Hamadù, giovane Eritreo che racconta di essere arrivato in Italia con un peschereccio simile a uno ormeggiato davanti a noi. Adesso frequenta l’Istituto Alberghiero e arrotonda con il servizio ai tavoli. Ci porta tanto di quel pesce che perfino Goloso non ne vorrà più sapere per tutta la vacanza. Spendiamo 24 euro a testa, una cifra ragionevole.

Bivacco nel limite estremo d'Europa

Ripartiti per Capo Passero, il Previdente scova un viale di bouganville al termine del quale c’è un campeggio sul mare che dà sull’Isola delle Correnti. Siamo tutti d’accordo: bivaccheremo al limite estremo dell’Europa, in una spiaggia lambita sia dallo Ionio che dal Mediterraneo. Mari divisi dall’Isola delle Correnti, raggiungibile a piedi per mezzo di una passerella. Se un mare è agitato, l’altro è calmo per il gioco dei venti, e viceversa. Il campeggio, fondato nel 1970, ha un’affezionata clientela internazionale: in molti vogliono scoprire questo incontaminato angolo d’Europa che sorge tra le dune di sabbia, addomesticato negli anni da un po’ di vegetazione attecchita e dai Tucul, costruzioni simili a dischi volanti che ospitano i bagni del campeggio. Il resto è esposizione al fuoco del sole, alla salsedine del mare e allo spirare dei venti.

L’ingegnoso tira su la tenda, creando anche un artigianale adattatore per la corrente elettrica (anche se gli smartphone sono spenti da un po’ e non c’è nessuna voglia di riaccenderli) e un pratico posacenere da campeggio. Passiamo il pomeriggio in spiaggia, un luogo dove si potrebbe benissimo terminare la vacanza. Ci godiamo il tramonto e qualche ballo in un bar sul mare, ceniamo con panini al tonno e datterini di Pachino, incontriamo una coppia di pugliesi che ci chiede di scattare qualche foto, una di toscani che tesse le lodi della Sicilia e due ragazze catanesi che ci offrono una bottiglia di ottimo vino locale, altra primizia della zona. È bello riscoprire uno spirito di fraternità e condivisione in un campeggio in cui – ci informano – alcuni vivono estate e inverno e di tanto in tanto si creano pacifici dibattiti politici, concertini acustici e uno scambio di libri che ha fatto nascere una piccola biblioteca disponibile alla reception.

L’indomani decidiamo di visitare i laghetti di Cavagrande. Affrontiamo in auto i tornanti di una montagna nei pressi di Avola e arriviamo sopra il gran canyon del Cassibile. Il sentiero è chiuso da un cancello, lo scorso maggio il Comune di Siracusa ha dichiarato l’inagibilità del sito per caduta massi, ma comitive e famiglie di ogni nazionalità scavalcano la staccionata e s’incamminano in una discesa lungo sentieri rocciosi e sterrati che dura circa un’ora. Le dimensioni del canyon sono impressionanti, le formazioni rocciose monumentali, e dalla cima i laghetti del fiume Cassibile si materializzano come miraggi lontani e invitanti.

Durante il percorso ci accorgiamo della massificazione della meta: la gente che scende è davvero tanta e il Previdente sfiorando un rottweiler al guinzaglio rabbrividisce all’idea di fare il bagno con questo bestione in mezzo a tanti bambini.

Un esperimento sociale improvvisato

Si nota, purtroppo, qualche rifiuto abbandonato di troppo. Con il passare dei minuti l’illusione di un luogo pulito come dovrebbe essere una riserva naturale svanisce. Alla vista degli ennesimi sacchetti di rifiuti abbandonati a pochi metri dai laghetti, il Goloso ruba il mestiere all’Ingegnoso ed inventa un esperimento sociale: recupera con difficoltà i sacchetti, li lega insieme con un giunco e vi appone una lettera scritta di pugno: “Siamo 4 ragazzi che nel sostare in questo punto hanno notato questa immondizia gettata nel dirupo. Abbiamo deciso di fare una catena di civiltà che riporti in cima questa spazzatura per lo smaltimento. Bastano pochi metri per ognuno di noi, siamo fiduciosi che la Sicilia possa cambiare. Aiutateci!”.

Ci godiamo l’acqua fresca e limpida dei laghetti, un paradiso terrestre di impareggiabile bellezza e piacere. Votiamo i tuffi da altezze proibitive (5-8 metri) che giovani turisti fanno con tanto di selfie e protezioni anfibie per smartphone e gear, ma in realtà siamo curiosi di sapere come finirà il nostro esperimento sociale.

La risalita inizia al tramonto e risulta impegnativa, chi non dosa bene le forze e il ritmo rischia di allungare di ore la permanenza nel canyon. Giunti nel punto del nostro esperimento, i sacchetti sono scomparsi. La curiosità dà nuove forze per il cammino verso la vetta e a 4/5 del percorso troviamo la lettera a terra, impolverata, deducendo che deve essersi staccata dai sacchetti, che verosimilmente saranno arrivati a destinazione. Siamo molto soddisfatti della prova, anche se abbiamo scordato di mettere un hashtag per monitorare l’evoluzione della vicenda sui social. È che in queste terre selvagge e incontaminate, alla tecnologia proprio non ci pensi, non fa parte del panorama, tanto che al ritorno il navigatore dell’Ingegnoso fatica a trovare una stazione di rifornimento, mentre per il bancomat conviene chiedere direttamente ai passanti. Ce ne indicano uno a Portopalo e uno a Marzamemi, e a noi sta bene così: pensiamo subito che se la stessa densità di sportelli bancari fosse stata rispettata a livello nazionale, oggi il sistema banche sarebbe più sano, pronto per convertirsi all’online banking senza traumi.

L’ultima notte il Sottoscritto non riposa bene perché Goloso è stanco e russa terribilmente: materassino e sacco a pelo finiscono sotto una volta stellata, non me ne regalavo una da tempo. Avvolto da decine di stelle cadenti tento di mettere a fuoco quali sogni inseguire. Prima di addormentarmi l’ultima cosa che vedo è un fascio luminoso. Niente marziani, niente droni, solo il faro installato sull’Isola delle Correnti nel 1865, una lampada che stende un sentiero tra il mare e il cielo, accendendo in me il proposito di ritornare presto da queste parti.