Una nave nella foresta europea. Subsonica in tour a Bruxelles
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La band torinese a Bruxelles, terza tappa della tournée che si chiude ad Amsterdam il 20 aprile. Con l'ultimo album, "Una nave in una foresta", cantano il senso di spaesamento di tutti: di chi sta in Italia e dei cervelli in fuga. A suon di rock.
Dice che la gente lo ha fatto subito suo il nuovo album. «Più da un punto di vista musicale, che del testo, però». Difficile però credere a Samuel (Romano), cappello nero immancabile, silhouette asciutta inconfondibile per chi è abituato a sentirlo sul palco, voce dei Subsonica da quasi vent'anni. "Una nave in una foresta" apre le danze a Bruxelles, terza tappa del mini tour europeo della band torinese. Tutto esaurito le sera prima, a Parigi e Lugano, prima di arrivare nella capitale d'Europa e proseguire poi per Londra, con chiusura ad Amsterdam il 20 aprile.
Gli oltre 600 che decretano il sold out al VK di Molenbeek non sbagliano un verso del brano che dà il titolo all'ultimo lavoro. Non sbagliano nemmeno i versi della seconda, "Lazzaro", con quell' "Alzati e cammina per scoprire di essere vivo come non mai / Lazzaro stamattina / e resuscita un pezzo alla volta la volontà", che sembra fatto apposta (anche) per loro, per gli Italians che hanno messo il talento in valigia e hanno preso la via dell'altrove. Ovunque, pur di trovare un posto dove inventarsi e reinventarsi.
"Una nave in una foresta" riprende un adagio piemontese, "una barca in un bosco", e altro non è che «il senso di spaesamento di chi vive oggi in Italia. E' sentirsi fuori luogo, non rappresentanti», spiega Samuel. Facile trovare sponda nei connazionali all'estero. Con i Subsonica è partito (ancora) alla ricerca dei cervelli in fuga, nella tournée europea numero tre: «Tutti quelli che abbiamo visto fare questo passo, in cerca di nuovi sbocchi e possibilità, li ritroviamo oggi ancora vivi, negli occhi una luce superiore, voglia di conoscere e curiosità, contro il rischio dell'assuefazione».
Verrebbe da pensare che l'Italia non è (più?) un Paese per italiani. Ma anche chi è partito non vuole mai tagliare i ponti. E non è mai così lontano da mancare un'occasione per sentirsi a casa. Il VK ribolle, nell'appuntamento organizzato da Beit, alfiere del live italiano in Belgio. Sudore, mani alzate, sangue che pulsa al ritmo di "Nuova ossessione". Samuel lascia quasi il microfono ai fan per scandire "Il cielo su Torino", "Nuvole rapide" e la versione psichedelica di "Up patriots to arms".
C'è anche il tempo per ascoltare "Specchio", il singolo in uscita l'8 maggio prossimo. Versi in punta di piedi ma taglienti, per sfiorare e graffiare la bolla, invisibile e pesante, dell'anoressia. Torna, ancora una volta, il senso di spaesamento verso il mondo fuori. "Specchio sii più gentile oggi se ce la fai / ho l'anima fuori servizio / è un vizio di forma, di sostanza / e non passa mai". Sarà accompagnato da un documentario breve, girato in alcuni ospedali abbandonati.
Più di qualcuno, tra il pubblico, confessa che "in realtà siamo venuti soprattutto per riascoltare i successi di un tempo". Eccoli accontentati. Il tastierista Davide "Boosta" Dileo, del resto, lo aveva annunciato: "Vietato sedersi, appoggiarsi, addormentarsi, non bere e non ballare". Così è stato. Per le hit di allora e per i brani di oggi. «Finora sono stati tutti sold out e ne siamo felici», dice Samuel. «Non era per niente scontato per un gruppo che non ha distribuzione fuori dall'Italia». Il tour europeo è un'occasione che dà conforto. Via i bagliori e gli effetti speciali dei palazzetti, ecco i Subsonica tornare alle origini, «ad atmosfere più intime, ai luoghi che ci hanno visto nascere. In fondo scriviamo sempre pensando di essere dentro un club. Le luci e gli effetti speciali nei palazzetti sono un di più, per evitare di sentirli come spazi asettici». Non è così a Bruxelles. Si chiude con un brivido, con il bis di "Tutti i miei sbagli". In versione acustica, intima. Non poteva che essere così. Sipario.