Un interminabile viaggio verso il nulla

Published on September 14, 2016

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(Fotogallery). In Serbia. A metà strada. Intrappolati in un'attesa che dura troppo. Il fotografo spagnolo César Dezfuli segue e accompagna un gruppo di rifugiati nel loro esodo verso l'Europa, ad un anno dall'inizio della crisi. Le sue foto, che documentano la vita quotidiana dei nuovi arrivati sul suolo europeo, illuminano un luogo dove la speranza inizia a spegnersi.

Le giornate passano lente da quando hanno lasciato i loro Paesi d'origine. Non sanno dove passeranno la notte o cosa li aspetterà domani. In attesa di soluzioni che non arrivano, i rifugiati in Serbia (per lo più di nazionalità afghana o irachena) vadano per le strade del Paese, alla ricerca di un segno che possa, in qualche modo, cambiare il proprio destino.

Mansoor, un rifugiato afghano di 19 anni, è bloccato in Serbia da 2 mesi. Dopo lo sgombero dell'insediamento di rifugiati nel parco vicino alla stazione di Belgrado, molti hanno rinunciato all'idea di registrarsi nei campi d’accoglienza messi a disposizione dallo Stato e vivono nei dintorni di alcune fabbriche abbandonate nel centro della città.

Un gruppo di rifugiati dorme all'interno di una delle fabbriche abbandonate. Nel frattempo, gli altri rimangono in allerta per tutta la notte qualora arrivasse la polizia per sfrattarli. La mancanza di servizi igienico-sanitari per chi vive in strada è un problema serio. Per lavarsi usano l'acqua corrente che esce da alcuni tubi rotti. L'obiettivo del fotografo César Dezfuli immortalò la crisi dei rifugiati già lo scorso anno, ma quest’estate ha deciso di tornare in Serbia per seguire l’evolversi della situazione nei Balcani. Si aspettava fosse migliorata, ma così non è. Le speranze, al contrario, iniziano a svanire. «C’è una situazione di stallo. Sempre più recinzioni, più polizia, più controlli. I rifugiati si affidano ai trafficanti. Ogni giorno circa 30 persone passano il confine ungherese legalmente. Il resto lo fa in modo illegale, cercando di non essere scoperti dalla polizia. Le loro ultime speranze li spingono a provarci comunque» spiega César.

Un gruppo di rifugiati in coda per il cibo durante la distribuzione quotidiana organizzata da una ONG nella città di Subotica, nel nord della Serbia. Molti rifugiati ospitati nel campo di Krnjaca, alla periferia di Belgrado, vanno a pregare ogni giorno in una vicina moschea, costruita dieci anni fa da un abitante della zona.

Due bambini afghani chiedono cibo ai volontari che si occupano della distribuzione accanto alla stazione degli autobus di Subotica. I rifugiati cucinano il proprio cibo sul fuoco che accendono usando residui di legno presenti nella fabbrica abbandonata nel centro di Belgrado, dove dormono.